Guardami

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Imane rientra in stanza e si siede a bordo del letto, quello stesso letto che la aveva vista versare tante lacrime, ma anche sognare il momento della gloria e del riscatto. Si toglie il berretto da baseball e lo posa sulla scrivania, assieme al piccolo regalo di Anna.
“Volevo chiederti scusa…Sai…La storia di quel post…”
Imane non lascia nemmeno che la donna termini la frase.
“Fa niente, basta che tu abbia capito”. La guarda dritta negli occhi, proprio come al termine del match, poi riprende “Ma dovrò consultarmi con i miei legali”.
“Chiaro…Certo”, risponde Anna abbassando la testa. Nei suoi occhi blu, piccoli e vivaci, non c'è più quella scintilla da guerriera.

Oggi è molto diversa. Indossa un abito celeste, corto e svasato sui fianchi, che evidenzia le gambe tornite e bianchissime. Non ha avuto tempo di disfare le treccine, ma le ha legate in una coda alta, che le scopre il lungo tatuaggio dietro al collo.
Imane non può fare a meno di notare quanto sia bella e femminile. Non la donna che vorrebbe essere, ma la donna che vorrebbe possedere, come nelle fantasie che la vedono protagonista sin da ragazzina. Lo scopo di Anna è stato raggiunto.

Dopo un attimo di esitazione si siede accanto a Imane. Sente il suo profumo, un’acqua di colonia dalle note aspre e decise. Da uomo. Anna è sempre più confusa, e più eccitata. “Allora, ne vuoi una fetta oppure no?”, chiede la ragazza indicando la confezione con il dolce posata sulla scrivania.
“Non ho fame, sai, stavo per andare a correre” risponde Imane in un tono che suona di sfida, senza mai smettere di masticare il suo chewing-gum.
Chi mai masticherebbe un chewing-gum per andare a correre? E quale giovane donna lo masticherebbe così, a bocca aperta?
Ad Anna non dà fastidio, tutt’altro. Si sofferma ad osservare le labbra di Imane che si schiudono e richiudono. Hanno la forma di un cuore allungato, più carnose nella parte inferiore. C’è un po' di spazio tra gli incisivi bianchissimi, una simpatica imperfezione che rende più dolce quel viso dai tratti così marcati.

Cosa fare adesso? Imane non la aveva neanche lasciata parlare. Era bastato uno sguardo per metterla a tacere. Poi il silenzio.
Lo sguardo di Anna si sposta sulle gambe di Imane, divaricate senza alcun pudore, ad occupare più della metà dello spazio di quel letto. Poi risale sulle spalle. Oggi sembrano ancora più ampie, fasciate da quella maglia scura.

Imane poggia l’indice sotto al mento di Anna, sollevandole delicatamente il viso. Un solo gesto, che significa “guardami pure, te lo concedo”.
Ha capito tutto, lo aveva capito sin da subito. D’altronde non era prima la volta che una donna si infilava nella sua stanza, una delle tante stanze che la avevano ospitata durante gli allenamenti (e le fughe) in giro per il mondo.

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