Il coach

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Imane, all’alba del giorno successivo alla sua notte brava, riesce a far uscire Ari dal retro. Un accesso secondario che dà sulle scale di emergenza della mensa, del quale nessuno, se non gli addetti ai lavori, sembra essere a conoscenza. 
La ragazza vuole solo dimenticare quanto accaduto e tornare concentrata, fare tabula rasa. Ci ha fatto l’abitudine a cancellare quelle notti, e un po' di sé stessa, dopo una vita trascorsa ad amare le donne in segreto. Un segreto eccitante, ma anche pesante da sopportare.
Ci pensa la boxe a tirare fuori la parte più vera di lei, a farle incanalare in modo moralmente accettabile quella passione e quella forza delle quali altrimenti sarebbe totalmente in balìa.

È l’ultimo giorno di allenamento prima del match della finale con la cinese Yang, campionessa in carica. Il coach, Mohamed, sta già aspettando Imane sul ring.
Nessuno la conosce meglio di lui, genitori compresi. Non è solo un allenatore ma un secondo padre, che ha lavorato duramente sul corpo e sullo spirito di Imane per renderla la campionessa che sta per diventare. Per far ciò, in passato, ha anche combattuto in prima linea contro la dura opposizione di Amid Khelif, iniziando la allora sedicenne alla boxe. 

Mohamed sul ring è più agguerrito del solito. Sembra quasi che sia lui a giocarsi l’oro.
Imane, con i suoi 25 anni e la sua struttura fisica, è molto più svelta. Le piacciono le finte, che le riescono benissimo. Le abilità tecniche acquisite negli anni, le lunghe braccia e la forza di un corpo costruito per combattere, fanno il resto.
Mohamed, quando riesce a sfondare la guardia e a colpirla, lo fa modulando il più possibile l’intensità dei colpi. Ma quella mattina è diverso.
“Cazzo, Mohamed”. A Imane sanguina il naso.
“Che c’è Imàn, ti ho fatto male? Questo è niente in confronto al male che sentirai quando tutti sapranno chi sei”.
“Sapranno chi sono? Ma che stai dicendo?” Imane fa cenno a Mohamed di toglierle i guantoni e si siede a bordo del ring. “Parla”.
“Ti hanno vista ieri sera, a Les Joyeux, in compagnia di quella bella signorina”
Imane resta per un attimo in silenzio, col cuore che le si gela nel petto. Abbassa la testa.
“Chi mi ha vista?”
“È importante? Pensavi di essere l’unica qui dentro a fare le notti brave?”
“Non so cosa pensavo. In realtà non pensavo”. Imane diceva il vero, le emozioni di quelle settimane a Parigi avevano messo la sua razionalità e il suo autocontrollo a dura prova.
“Ascolta Imàn, io so chi sei, noi sappiamo chi sei. Ma pensi che gli altri possano capire? Ho promesso a tuo padre che mi sarei preso cura di te.” Mohamed ha gli occhi lucidi.

L’uomo aveva notato Imane in palestra a Tiaret, 9 anni prima, e ne aveva subito riconosciuto il talento, seppur acerbo. Si era proposto come suo coach, sfidando ogni parere contrario. L'aveva incontrata quando era ancora una ragazzina dal fisico atletico ma esile, con tanta passione ma poca tecnica.
Aveva imparato a conoscerla sotto ogni aspetto, come era necessario affinché potesse aiutarla a migliorare e puntare all’eccellenza.
Era conscio dei suoi punti forti e dei suoi punti deboli, di quelli fisici, ma soprattutto emotivi. Sapeva che Imane era una ragazza determinata: era stata forgiata dall’essere cresciuta in povertà, dovendo imparare a cavarsela. Da lì era arrivata la sua voglia di riscatto.
Ma sapeva anche che esisteva la Imane fragile, quella che si commuoveva spesso, che ancora non riusciva a farsi scivolare addosso il torbido del giudizio. Quella che era nata donna, come dichiarato da lei stessa e da chi la conosceva davvero, ma che non aveva mai abbracciato la definizione canonica del termine.

Sapeva tutto, anche che a Imane piacevano le ragazze. Non le aveva mai instillato alcun senso di colpa, né aveva provato a cambiare la sua natura. 
La amava e accettava per quello che era. Ma sapeva che il resto del mondo, o almeno del suo paese, difficilmente avrebbe fatto lo stesso. Per questo era sempre stato molto attento a controllare che Imane mantenesse un basso profilo.

“Dimmi solo se Roumayasa lo sa” chiede Imane a Mohamed, quasi supplicandolo.

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