Dopo di lei

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Imane aveva provato più volte a contattare Roumy. La prima volta era stata subito dopo che Ashley aveva lasciato l’hotel. Terminata l’euforia del momento, non le era rimasto che un vuoto impossibile da colmare, che non lasciava spazio alla razionalità.
“Amore mio, mi manchi, non è questa la soluzione” - Il messaggio di Imane non aveva avuto risposta.
“Sto tornando in Algeria, vediamoci per parlare” le aveva poi scritto la settimana successiva.
Di nuovo nessuna risposta, e nessuna doppia spunta. Il telefono sembrava essere staccato.
“Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile”. Il messaggio automatico della segreteria aveva mandato Imane nel panico.
Il volo di rientro da Parigi era stato il più lungo della sua vita, accompagnato dai mille scenari che si accavallavano nella sua mente. Ho aspettato troppo a cercarla, avrei dovuto rispondere subito - E se le fosse successo qualcosa? - No, forse è in viaggio anche lei, e il telefono non prende - Magari Hassan ha scoperto qualcosa.

Hassan, in effetti, era collegato all’irreperibilità di Roumayasa.
Imane non aveva trovato Roumy a casa, e si era precipitata da Fatima per avere notizie.
“Non te lo ha detto? Pensavo lo sapessi. È partita all’improvviso, con Hassan, si sono trasferiti in Spagna”. Le parole di Fatima avevano capovolto il mondo di Imane, che era quasi svenuta davanti all’amica.
Fatima la aveva invitata ad entrare a casa, a parlare davanti a un thè.
“So tutto Imàn. Lei ti ama davvero, ma lo ha fatto per il tuo bene”
“E questo sarebbe il mio bene? È sparita senza neanche salutarmi, ho anche pensato che fosse morta”
Fatima aveva abbracciato Imane, che si era lasciata andare a un pianto liberatorio.
“Lo so. Hassan l'ha messa con le spalle al muro. Le ha chiesto di fare una scelta, e Roumy ha scelto ciò che le sembrava giusto per entrambe”
“Fatima, dammi il suo numero di telefono” la aveva implorata Imane.
“Non mi ha dato il suo nuovo numero, e in ogni caso mi ha chiesto di rispettare la sua scelta. Sarà lei a cercarci quando si sentirà pronta”.

Ma Imane conosceva Roumy fin troppo bene. Sapeva che sulle questioni importanti era irremovibile, e che non l’avrebbe mai cercata. Sentiva di averla persa per sempre.

Negli anni a venire la carriera di Imane era stata costellata di successi, non soltanto sul ring, ma anche nel variegato mondo dello spettacolo. Dalle sfilate di moda ai talk show, fino al ruolo da attrice protagonista nel film della propria vita. Un film che nulla raccontava degli amori e dei tormenti di Imane; che la dipingeva soltanto come la campionessa e l’eroina del suo paese. La piccola ragazza di campagna venuta dal nulla e arrivata alle stelle.
Nella narrazione non c’era traccia delle lacrime della Imane adolescente che aveva lottato con il suo corpo, col suo sentirsi sbagliata, non c’era traccia del rossetto, di Fatma, e tantomeno di Roumayasa che, dopo essere scomparsa dalla vita di Imane, era stata tagliata fuori anche dalla sceneggiatura.

Imane non si era mai più innamorata, e le sue due anime, il maschile e il femminile, lo yin e lo yang, non si erano più incontrate.
Durante le apparizioni pubbliche Imane indossava i panni della donna femminile, per svestirli totalmente nel suo privato.
C’erano state molte altre Ashley, centinaia di amanti di una notte a cui aveva detto “stasera sono il tuo uomo”.
Molte erano fan, con le quali Imane, sempre più dipendente dai social e dalla pubblica venerazione, si metteva in contatto tramite profili falsi creati ad hoc.
C’erano state anche modelle, attrici, nomi insospettabili.
Nessuna delle conquiste di Imane, però, era riuscita a colmare il vuoto lasciato da Roumy. Al contrario, ognuna di loro sembrava aver contribuito a scavare una voragine più profonda.

Imane, nelle giornate buone, riusciva anche a essere felice. La gioia più grande era stata la nuova casa acquistata a sorpresa per i suoi genitori e i suoi fratelli. Guardando la loro commozione, le era sembrato che tutti i suoi sacrifici fossero stati ripagati, che persino vivere nell’ombra senza poter davvero amare ed essere amata ne fosse valsa la pena.
La seconda gioia più grande proveniva dai bambini che Imane aveva avuto modo di aiutare durante le sue missioni umanitarie; quei bambini che sembravano immediatamente riconoscere e amare il suo lato più puro. L’istinto genitoriale inespresso della donna era un altro sogno spezzato, assieme a quello di una vita con Roumy.

La notte era il momento più difficile. In quelle ore di sospensione della coscienza, Imane aveva iniziato a sognare sempre più spesso la sua vecchia vita. Sognava la palestra di Tiaret, gli odori e i suoni che la avevano accompagnata per tanti anni. Si rivedeva bambina mentre giocava a calcio sul campo strerrato, sui banchi di scuola, nella vecchia casa casa con i fratelli. Le mancava di tutto di quella casa, che ormai non esisteva più; persino la porta che non si chiudeva.
Imane sognava spesso anche Roumy, e nel dormiveglia le sembrava di sentire le sua voce. Le mancava, non soltanto come donna e amante, ma come amica, come sorella, come essere umano. Come la persona che più di ogni altra al mondo la conosceva.

Mentre Imane era in giro per il mondo, ogni tanto una canzone proveniente dai cellulari di ragazzi algerini emigrati le ricordava da dove veniva, in un misto di gratitudine per i risultati raggiunti, e di nostalgia per la perdita della parte più autentica di sé stessa. In un piccolo momento di follia, una sera, Imane si era messa a ballare in stazione sulle note di canzoni algerine con un gruppo di fan connazionali, ignorando il divieto di frequentare luoghi pubblici senza guardie del corpo.

ImaneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora