In partenza

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Roumy è intenta a preparare la valigia. Le tremano le mani: ha poco tempo a disposizione e non sa cosa portare con sé, non sa quanto tempo potrà fermarsi a Parigi, né quale sarà il risultato del suo incontro con Imane.
“Ripetimi ancora una volta perché vuoi andare. Imane non avrà neanche tempo per te Roumy, non le lasciano tregua, e tu non sei il suo cane”. Hassan è fuori di sé, divorato dal dolore e dalla gelosia, che ormai fatica a contenere nonostante gli accordi presi.
“Te l'ho già detto. Lei ha bisogno del mio supporto in questo momento, e onestamente io ho bisogno di una vacanza”. Anche Roumy fa fatica a trattenere il risentimento verso l'uomo che le appare ormai come un ulteriore intralcio alla propria felicità.
“Va bene tesoro, non agitarti, e fatti salutare per bene” - Hassan con una mano chiude la valigia della sua fidanzata -“Puoi finirla dopo”.
Abbraccia Roumy e la fa cadere sul letto, la bacia con passione, in un estremo tentativo di lasciare qualcosa di sé, un promemoria che la donna possa portare addosso dimenticandosi di Imane.
“Non sono dell'umore” Roumy si divincola dalle braccia di Hassan.
“Quale umore ti serve? Stai pensando a qualcun altro, ecco cosa!”
“A chi altro dovrei pensare? Semplicemente mi hai innervosita”
“Non era mia intenzione, è solo che ti amo e vorrei averti sempre con me”.
Hassan riprende a baciare Roumy, cercando di usare maggiore dolcezza. La donna lentamente si lascia andare, si lascia spogliare, come in balìa di un destino dal quale non può fuggire. Roumayasa si sente in colpa e prova disperatamente a sentire qualcosa, a incatenare il pensiero al presente e a guardare Hassan come l'uomo attraente che aveva visto al primo incontro all’evento di beneficenza. Deve esserci in lui qualcosa che ho amato.
Hassan, invece, ama Roumy di un amore malsano e disperato. Sa di non poterla avere totalmente, ma sa anche che lasciarla andare sarebbe peggio. Roumy sarebbe di qualcun altro, e questo non vuole permetterlo.

Imane, terminata la breve permanenza in Algeria in famiglia, era già a Parigi da qualche giorno. “Parto per una vacanza” aveva dichiarato in una delle ultime interviste. Si era innamorata della capitale francese e le era rimasto il desiderio di godersi quella città da semplice turista, di salire sulla Tour Eiffel, di fare colazione con una brioche e di immergersi tra le atmosfere bohemien di cui aveva avuto solo un assaggio durante la breve fuga notturna dal villaggio olimpico. Ma di quel romantico intento era rimasto ben poco: il suo manager aveva già riempito l'agenda di Imane di impegni mondani. La donna era felice di far conoscere al mondo la sua vera storia, di promuovere l’accesso allo sport per i ragazzi meno fortunati del suo paese, di appoggiare cause umanitarie. Tuttavia, in quel preciso momento storico, Imane avrebbe soltanto voluto fermarsi a pensare, metabolizzare quanto accaduto nella sua vita. Pensare anche a Roumy, a un’emozione che non aveva avuto tempo di vivere fino in fondo, nemmeno nei flashback del loro unico incontro d’amore che le si presentavano prima che inevitabilmente arrivasse il sonno.

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