Gli inizi

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Imane aveva incontrato Roumayasa a 16 anni, poco dopo aver iniziato a boxare.

Quando Amid le aveva impedito di continuare con il calcio, non poteva immaginare che quel divieto non sarebbe stato che uno sprone ulteriore per la figlia nel voler diventare una campionessa nello sport. Imane, nonostante la giovane età, era già incredibilmente determinata. In parte per natura, in parte perché aveva deciso che doveva spuntarla lei, avere l’ultima parola. Per quanto piena di difficoltà, quella era la sua vita, e ne avrebbe scelto lei la direzione.

La passione per la boxe era nata per caso, durante le ore di educazione fisica nella palestra della scuola, e gli insegnanti avevano subito intuito il potenziale di Imane. Uno in particolare le aveva suggerito di iscriversi in palestra, una di quelle vere, dove potersi allenare con i professionisti del settore e sviluppare il suo talento.

La struttura più vicina, però, distava ben 10 chilometri da casa di Imane. Avrebbe potuto raggiungerla in autobus, ma dove avrebbe trovato i soldi per pagare il biglietto?
Amid lavorava come saldatore, mentre Nasria vendeva saltuariamente cous-cous.
Quella di Imane era una famiglia umile, che aveva sempre fatto di tutto per non farle mancare nulla, nel limite del possibile. Ma c'erano altri due figli da mantenere.

La ragazza, inizialmente, aveva deciso di cavarsela da sola, di cominciare quella nuova avventura senza dire niente a nessuno. Il padre l'aveva già ostacolata sulla faccenda del calcio, che era ancora fresca. La madre non l’avrebbe mai appoggiata, o almeno, così pensava lei.
A Imane, in fondo, non servivano che i soldi per quel bus. L’idea di raccogliere pezzi di metallo e rivenderli per strada le era giunta come un'illuminazione, una mattina che era andata al mercato e aveva osservato il lavoro degli artigiani.
Era un'attività rischiosa per una donna, certo, ma ne valeva la pena.

Ogni giorno dopo la scuola usciva in strada a caccia di quei pezzi di metallo, vestita da uomo, più che in qualunque altra occasione. Ad una prima e superficiale occhiata, nessuno avrebbe capito che Imane era una ragazza, nessuno avrebbe provato ad importunarla, o a non rispettare il prezzo pattuito al momento della compravendita.

La sera, dopo lo studio e la dura giornata di lavoro, arrivava per Imane il momento che la ripagava di tutto: la palestra.
Boxare la faceva sentire libera. Libera di sfogarsi, di sentirsi forte senza sensi di colpa, di potersi vestire in un modo che la facesse sentire a proprio agio. In quell'ambiente la femminilità non era certo una priorità.
“Sarò la numero uno nella mia categoria”, si era ripetuta sin da subito. Imane puntava sempre al massimo quando decideva di cominciare qualcosa.

In quella palestra, però, c’era un'altra giovane donna che puntava all’eccellenza, e che aveva cominciato da qualche anno in più il suo cammino per arrivarci. La ventenne Roumayasa.

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