Il top bianco

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Imane continua a girarsi e rigirarsi su quel letto che la contiene a malapena. Prende il telefono. Non può evitare di leggere compulsivamente ciò che il mondo scrive di lei. “Non vedete che è un uomo? L’ideologia di sinistra vi ha fottuto il cervello” - “Guarda quelle spalle, non possono appartenere ad una donna. È un uomo, il suo paese sta rubando quella medaglia”.
Come guardare la scena di un incidente stradale, che suscita orrore ma anche un’insana curiosità. La voglia di farsi male, e godere sadicamente di quel male, come se lo si fosse meritato, per qualche antico peccato.

Il peccato, già. Imane di peccati ne ha commessi parecchi nell’arco dei suoi venticinque anni, almeno secondo il Corano. E stasera ha voglia di commetterne ancora, più che mai. Sarà stata la vicinanza di Roumy a quel tavolo del ristorante thailandese, Roumy che le tocca l’incavo del gomito. Tanto basta a far correre le fantasie di Imane, nella giornata giusta. Saranno state Janja e Anong, così libere, fiere, sexy l’una accanto all'altra. L’energia maschile e quella femminile, lo yin e lo yang. 
Anche una donna può contenere in sé energia maschile, o contenerle entrambe, maschile e femminile, yin e yang, halal e haram. Imane ne è l’esempio perfetto.

La ragazza dovrebbe già dormire, è quasi mezzanotte e mancano solo due giorni alla finale. Dovrebbe riposare, mangiare bene, restare concentrata.
Ma la sua testa è altrove, si lascia vincere dal suo corpo, che stasera chiede con ogni fibra di essere amato, accarezzato. Desiderato, esattamente così com’è.
Imane ha saputo che a poca distanza dal villaggio c’è un locale dove si balla fino a tarda notte. Vuole andarci, almeno per sfogare la strana energia che la attraversa e riuscire poi, sfinita, ad addormentarsi.
La donna sa di correre un gran rischio, quella fuga notturna non verrebbe vista di buon occhio dal coach e dal resto dello staff. Senza contare che qualcuno potrebbe riconoscerla, e che ogni atteggiamento sopra le righe potrebbe costarle caro.

Non ha importanza. Deve andare. Imane scioglie ciò che era rimasto delle sue treccine africane e si lega i capelli, tirandoli indietro con una fascia. Sono cresciuti, un po' troppo per i suoi gusti, e quell'acconciatura serve proprio a non farlo notare.
Indossa un paio di jeans larghi, leggermente strappati sulle ginocchia. Non sa neppure lei perché li abbia messi in valigia al momento di partire per Parigi, dato che non aveva mai avuto il coraggio di indossarli prima.

Sopra ai jeans decide di mettere un top, bianco, che forma una croce dietro le ampie spalle, facendone risaltare la muscolatura e creando il contrasto perfetto con la sua pelle ambrata. Stavolta Imane non ha alcuna fascia a comprimerle il petto, quel seno di cui di profilo si intravede appena la forma sotto al top aderente. Una piccola, sensuale traccia del suo essere nata femmina. Non le importa che si veda, non quella sera. Vuole essere libera.

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