Le semifinali

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“Ahlaan!! Che hai combinato?? La tua faccia è su tutti i notiziari”
Imane ride mentre parla con Roumy a telefono. Una risata spontanea, come non le capitava da tempo.
Sapeva che la sua amica le voleva bene, ma pensava sarebbe rimasta in disparte, come sempre. Come quando al termine degli allenamenti in palestra le piegava i vestiti e li riponeva con cura nel borsone, senza che le fosse stato chiesto, senza dire una parola.
Lo faceva perché Imane era piuttosto disordinata, aveva altro per la testa. Ma anche perché quel gioco le piaceva. Toccare almeno i suoi vestiti con il suo odore, averli tra le mani, come avrebbe voluto avere lei.
Stavolta Roumayasa si era esposta, aveva intimato al mondo intero di lasciare in pace la sua amica. L’aveva difesa, come una piccola leonessa. E aveva anche promesso a tutti che Imane avrebbe vinto l’oro. D’altronde, ne era più che sicura.

L’incontro della semifinale con la thailandese Janjaem fila liscio. Imane vince, anche stavolta. L’avversaria si era battuta fino all’ultimo, con dignità e forza, da vera sportiva qual’era.
Nessun dramma questa volta: alla fine del match le due donne si sorridono a vicenda, e si stringono la mano.
Imane è fuori di sé dalla gioia, è già argento. Alza gli occhi lucidi al cielo, e vi punta il dito, per ringraziare Dio, che nel suo cuore l’ha sempre guidata.
Poi improvvisa sul ring una piccola danza, come aveva sempre visto fare ai calciatori dopo la vittoria della sua squadra del cuore, e corre ad abbracciare il suo team.
“Vincerò per tutte le donne, per la loro dignità”, dichiara alla stampa al termine dell' incontro.

I pensieri dei giorni precedenti ci sono ancora, ma pian piano lasciano spazio all’euforia. L’oro è vicinissimo, e molti dei media cominciano a essere dalla parte di Imane, a prendere le sue difese. In Algeria è già un’eroina. “Figlia del mio paese”, così la chiamano. La possibilità di quella medaglia non rappresenta soltanto una vittoria sportiva, ma la vittoria di un paese contro le ingiustizie subite dal mondo occidentale. Una giovane donna che con le sue sole forze è arrivata da un piccolo villaggio di montagna alla Tour Eiffel, riscattando la sua famiglia dalla povertà. Se ce l'ha fatta lei, possono farcela anche altri, figli e figlie dell'Algeria.

Janja era stata la prima a congratularsi con Imane al termine dell'incontro. Le due non erano soltanto avversarie, ma anche ottime amiche. Nel villaggio si erano avvicinate molto, poiché qualcosa di profondo le accomunava, e non si trattava soltanto di sportività e di dedizione.
Quella stessa sera decidono di uscire e cenare insieme, per festeggiare. Con Imane ci sarà Roumy, mentre Janjaem sarà accompagnata dalla sua ragazza.
Sì, la sua compagna, che tutti conoscono, sulla quale nessuno ha mai speso una parola negativa. La donna vive in un paese che accetta di buon grado l’omosessualità, e lei non fa nulla per nascondersi. Non ne avrebbe alcun motivo. A differenza di Imane.

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