“Quando hai iniziato?” Roumayasa ha paura di sapere, ma vuole sapere. In un pomeriggio, nei pochi metri quadri di una stanza d’albergo, vorrebbe recuperare tutto ciò che non sa di Imane, per sentirla di nuovo un po' sua.
“Se ti riferisci alla prima volta, è stata a 16 anni, con Fatma”.
Roumy, che conosce la ragazza, non riesce a nascondere uno sguardo di disapprovazione, ma resta in silenzio affinché Imane possa proseguire.
“Il resto, invece, è iniziato molto prima”
“Che vuoi dire?”
“É iniziato tutto non appena ho avuto coscienza di me. Del mio corpo e del mio spirito, intendo. É anche per questo che questa storia fa così male”.
“Intendi le accuse, vero?” Roumayasa, intanto, si era seduta accanto ad Imane.
“Sì. La mia prima cotta è stata per un’attrice. Mamma guardava sempre questa telenovela idiota, e io la guardavo con lei, ma non mi piaceva davvero. Mi ero innamorata della protagonista”. Imane non può evitare di sorridere mentre le torna alla mente questo ricordo. Il primo piccolo segreto che aveva tenuto nascosto ai suoi.
E Roumy sorride con lei.“Poi c’è stato il fatto dei vestiti, sai. Io quelli da bambina non li volevo mettere, non volevo proprio. Avrei preferito uscire nuda di casa. Lì ho capito. E poi il pallone, i giochi con i maschi”.
Roumy non è certa di comprendere le parole che sta ascoltando. “Cosa hai capito?”
“Ho capito, Roumayasa, che io non posso accontentare proprio nessuno in questa vita, neanche Dio. Lui mi ha fatto donna, ma più di una volta mi sono domandata se non avesse commesso un errore”. Imane si morde il labbro e stringe il pugno per distrarsi, per non scoppiare a piangere. “Poi col tempo mi sono detta, no, Dio non fa errori. Sei tu che sbagli Imàn, che la devi smettere”
“Ma non ci sei riuscita”. Roumayasa posa una mano sulla spalla di Imane, le fa cenno che la loro connessione emotiva può dirsi ristabilita.
“Esatto, non ci sono riuscita. Ho sempre rimandato a domani, un domani che non arrivava mai. Io non potevo fare quello che Dio mi chiedeva, ma nemmeno quello che volevo io, capisci?”
Roumy annuisce, inizia a comprendere i sentimenti di Imane, a soffrirne insieme a lei.
“Così ho pensato che potevo farlo solo per gioco, ogni tanto, e che avrei ripagato Allah e la mia famiglia con qualcos'altro. Il mio successo li avrebbe ripagati di tutto”.Imane, in passato, aveva pensato davvero che il suo dio avesse commesso un errore. Che una come lei, che amava le donne, che si vestiva da maschio, che giocava a pallone, non potesse essere una ragazza. Col tempo, però, le donne che l'avevano voluta e amata le avevano fatto capire che non desideravano un uomo, né un suo surrogato. Desideravano Imane, esattamente com’era. Una donna diversa da loro, ma pur sempre donna.
Pian piano aveva iniziato a scendere a patti col suo essere femmina, che non rappresentava la totalità del suo essere, ma poteva rappresentarne una parte. Una convivenza pacifica, a volte persino eccitante.
Aveva iniziato a mettere il top bianco che lasciava intravedere il seno, a indossare il blush e il rossetto. Solo ogni tanto, nella giornata giusta, quando la sua parte femminile chiedeva di essere vista. Sempre con i pantaloni larghi, e i capelli corti.Quella parte femminile, che Imane aveva tanto faticato ad abbracciare, era appena stata massacrata, rinnegata, ridicolizzata agli occhi del mondo. La convivenza pacifica delle sue anime, in quell'agosto a Parigi, era solo un ricordo.

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Imane
FanfictionStoria liberamente ispirata dalle vicende della campionessa di boxe Imane Khelif.