Rains in heaven

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La pioggia era un qualcosa di eccessivamente particolare e contrastante nel mio cuore.

Le pesanti gocce che cadevano da un grigio atrancite,
che rendeva l'aria fredda e dai colori tetri,
in realtà regalava per la maggior parte del tempo nel mio cuore una sensazione di pace.

Amavo vedere la pioggia battere sulle enormi vetrate di Monaco e lasciare che l'acqua sfocasse la meravigliosa vista delle luci notturne, amavo vedere i lampi squarciare il cielo e illuminare la notte come fosse giorno.
Sembrava quasi un implicito segnale che anche nei momenti più bui la luce trova una strada per perforare ogni barriera e brillare nell'ombra.
Seppur c'è buio essa troverà il modo di arrivare.

Amavo l'odore dell'erba piena zeppa di ruggiada congelata della mattina presto.
l'odore di legno bagnato e caminetti accesi tipici delle sere invernali.
Amavo la pioggia che diventava neve a causa delle temperature vertiginosamente basse.

Amavo stare steso nel letto senza l'ombra di un vestito tra le braccia dell'inglese a godermi il ticchettio di essa contro i vetri e bearmi delle carezze ed i baci delicati del maggiore.

Eppure un'altra parte di me la odiava profondamente.
Quando anche solo per sbaglio mi bagnava attaccando i vestiti al mil corpo in una giornata qualsiasi riusciva a rovinarmi l'umore.

I tuoni che facevano tremare le finestre mi spaventavano tanto da svegliarmi di soprassalto nella notte e tremare dalla paura così tanto da svegliare anche il maggiore.

Odiavo guidare la mia monoposto sotto di essa perché terribili ricordi venivano a galla e le cose parevano delle volte ingestibili.
Le emozioni mi saltavano addosso stringendo le falangi sul collo e strattonandomi a destra e a sinistra.

Delle volte il cielo era troppo grigio e soffocante, altre estremamente perfettamente triste.

Non c'era un vero senso critico e logico per come percepivo quell'evento atmosferico.
Dipendeva tutto da un insieme di variabili che poteva far saltare il mio umore da un momento l'altro o farmi rilassare nel modo più tranquillo possibile.

Avevo imparato ad a amarla talmente tanto che adoravo vederla precipitare nel mare mosso o ballarci sotto in un momento di follia pura.
Ma quando mi travolgeva in pista era diverso, quando mi travolgeva in una giornata no era diverso, quando volava lungo i ricci scuri in modo freddo era diverso.

Nella mia mente esistevano più tipi di pioggia che non variavano a seconda di intensità o frequenza come una persona normale penserebbe.
Variavano a seconda degli odori che portava con se, del colore del cielo e del suono che le gocce facevano scontrandosi con il mondo.

Le piogge dagli odori tipici di fiori ed erba bagnata, con il vento freddo quasi glaciale e secco, il rumore cristallino e ben scandito delle gocce e i tuoni leggeri accompagnati da lampi spettacolari erano le mie preferite.
Quelle caratterizzato da un cielo scuro come le tormente o grigio chiaro come un acquazzone estivo.

Ma quelle che odiavo avevano un odore acre come poche cose,tuoni da far paura a delle bombe e dei lampi quasi inesistenti.
I cieli si facevano scuri e chiari contemporaneamente confondendo le persone e le gocce venivano giù con un intensità se anche ridotta che pareva colpire il suolo con una cattiveria immane ed il suono era secco e tagliente.

Quelle le odiavo da morire.

Mi riportavano a quel giorno lontano di anni e anni prima.
Un giorno dove la pioggia aveva aperto una voragine nel mio cuore.

Una di quelle impossibili da richiudere.

Avevo sempre ricordato il Brasile come una terra fatta di sole puro.
Come se ogni singolo oggetto lì fosse fatto di raggi quasi inesistenti.
Eppure quell'anno pareva che più timido del sole ci fosse solo la voglia di fare interviste.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 16, 2024 ⏰

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