Capitolo 1.

44.2K 1.3K 174
                                    



«Non ci posso credere che te ne stai per andare davvero», si lamentò la ragazza rossiccia seduta sull'erba, seccata dal caldo sole settembrino.

«Lo sai che non è facile nemmeno per me, Ada, ma purtroppo è già tutto deciso. La casa ormai è vuota e mio padre sta finendo di salutare le ultime persone. Stiamo per andarcene», rispose l'amica con un sospiro, seduta all'ombra di un grosso albero, lo stesso sotto al quale aveva giocato a nascondino da quando era bambina; lo stesso su cui si era arrampicata così tante volte per nascondersi da suo padre, ogni volta che lo faceva andare su tutte le furie; lo stesso attorno al quale aveva riso, giocato e scherzato con Ada, la sua migliore amica dai tempi dell'asilo.

«Sei sicura che non ci siano altre alternative?» Ada si portò gli indici sulle tempie e strofinò forte, come alla ricerca di una soluzione troppo difficile tra scovare.

«Pensi che se ce ne fossero state, la nostra macchina sarebbe stata stracolma di scatoloni?» Nadia sospirò e reclinò la testa verso i raggi del sole, ancora piacevolmente caldi. Le piaceva così tanto il calore dell'estate sulla pelle, l'odore del fieno secco sul prato, il frinire dei grilli. Le piaceva così tanto, eppure stava tutto per finire. «Non me ne voglio andare, Ada. In questo paese ci ho passato tutta la mia vita. Ci sono cresciuta, lontana dal caos delle città immense, dalle metropolitane e dai palazzi a dieci piani. La Toscana sarà sempre la mia prima casa. E poi, è qui che sta la mamma...»

Ada si alzò in piedi e scosse via i residui di erba secca dai pantaloni, prima di mettersi di fronte a Nadia e afferrarle le mani. «Per quanto odi accettare l'idea che tra poco ti trasferirai, sono sicura che tua madre sarebbe stata felice di vederti partire con tuo padre per Roma, anziché restare a mettere le radici in questo stupido paese rinchiuso tra due colline.»

«Io penso che se la mamma fosse stata ancora qui, avrebbe trovato una soluzione diversa, anziché vendere la casa e fuggire via.» Nadia scosse la testa, mentre giocherellava con una ciocca di capelli biondo miele, pensierosa.

Erano diciassette anni che viveva in quella piccola cittadina di campagna, incastrata nelle colline Lucchesi, dove la vita sembrava scorrere inesorabilmente tranquilla, incontaminata da qualsiasi forma di caos ed eccesso. Durante quegli anni aveva fatto sempre di tutto per tenersi alla larga dall'eccessivo avanzare della tecnologia, con tutte le annesse conseguenze maniacali che si portava dietro: per questo, il suo account di Instagram, nato un giorno per gioco con Ada, era quasi del tutto inutilizzato, se non per quelle poche foto che la ritraevano spensierata con un libro di Tolstoj in mano o mentre ballava divertita in mezzo alla piazza del paese durante le sere della festa della vendemmia, con un bicchiere di mosto in mano e il sorriso di chi si stava cibando della libertà.

Fin da bambina, quello era sempre stato il suo unico modo di affrontare la vita. E lo faceva vivendosi libera, proprio come aveva scritto sua madre dietro a una polaroid di quando era ancora ragazza, da poco fidanzata con suo padre. Nonostante il mondo fosse in continua evoluzione, a lei piaceva vivere in una realtà non ancora così tanto contaminata dal caos e da labirinti di asfalto e semafori, così come lo erano Firenze o Bologna, le uniche grandi metropoli che aveva avuto occasione di visitare in vita sua.

Ma, anche se il suo sogno era quello di finire il liceo nella sua cittadina, per poi iscriversi alla facoltà di Lettere di Pisa, la realtà aveva in serbo per lei piani diversi: Guglielmo, suo padre, riusciva a mala pena a portare avanti l'economia della casa grazie a un modesto lavoro da artigiano in una catena immobiliare ai confini del paese; tuttavia, negli ultimi mesi, le vendite erano cadute a picco al punto da far prendere al proprietario del negozio l'inderogabile decisione di cedere l'attività a un grosso imprenditore del centro Italia, che di lì a poco aveva deciso di chiudere diversi punti vendita in Toscana e ricollocare i dipendenti nelle varie industrie di Roma, Perugia e Ancona.

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora