Capitolo 56.

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       «Devo scappare! Sono in ritardo», urlò Nadia, mentre correva da una stanza all'altra. Afferrò una borsa dall'armadio e ci buttò dentro il cellulare e le chiavi di casa. Corse di fronte allo specchio e osservò l'immagine di sé trafelata. «I capelli!» Si fiondò in bagno, trascinandosi dietro una scia di profumo al tè bianco.

«Distruggerai casa, lo sai?», brontolò Guglielmo. Stava cucinando lo stufato di manzo per cena e ogni tanto buttava occhiate incuriosite alla figlia, mentre saettava di qua e di là per prepararsi al fatidico appuntamento con Mattia Silvestre.

Nadia si affacciò dalla porta del bagno. «Sciolti o legati?»

«Mmm, sciolti...» Il padre rifletté senza darle troppo peso.

«Sì, hai ragione: li lego.» Annuì e si richiuse in bagno a trafficare con i capelli, fino a racchiuderli in una coda alta e morbida. Quando uscì di nuovo dalla stanza, ormai pronta per uscire, indossava una gonnellina nera a vita alta, con su una camicetta bianca, e un po' le tremava il respiro. Non si era mai sentita così agitata, prima d'ora.

Guglielmo la regalò un sorriso stupito, non appena la vide entrare nel soggiorno. «Non sarai un po' troppo bella?»

Nadia si bloccò, preoccupata. «Ho esagerato con qualcosa? Faccio ancora in tempo a-»

«Sei perfetta così», la interruppe lui, ridendo piano. «Però dovresti sbrigarti. Non vorrai farlo aspettare tutta la sera in macchina, o rischi che l'unico che vedrà quanto sei carina stasera sarà il tuo vecchio.»

La ragazza fece un sorriso nervoso e abbracciò il padre. Poi mise il giacchetto e uscì di casa. Sentiva il nervosismo arrampicarsi lungo il corpo come edera rampicante. Mentre scese le scale, le passò più volte per la testa l'idea di tornare a casa e spacciarsi per malata. Ma poi si fece coraggio: era solo un appuntamento con il ragazzo più inarrivabile del Machiavelli. Quell'ansia era del tutto ingiustificata.

Quando uscì dal portone sgangherato, vide subito la macchina di Mattia parcheggiata di fronte al marciapiede, sempre lucida e perfetta come appena venduta da un autosalone. Fece qualche passo verso il cancello e notò il ragazzo appoggiato con le spalle al muro e gli occhi puntati sull'orologio al polso.

«Devo dire che in questo sei come tutte le altre ragazze», le disse, abbassando il braccio lungo il fianco. «Immancabilmente ritardataria

Nadia lasciò che i loro occhi si incrociassero. Rimase senza fiato nel vederlo in tiro per lei. Indossava un semplice paio di jeans e una giacca scura lasciata aperta, che lasciava vedere una camicia bianca dall'aspetto nuovo e costoso. Era bellissimo, nel suo impeccabile stile.

«Scusa. Non mi ero resa conto di essere così in ritardo.»

Mattia rise sotto i baffi e si spostò dal muretto, scrollandosi la polvere dal fondo della giacca. «Sei splendida, lo sai?», le mormorò piano, come se le stesse rivelando un segreto da non spargere all'aria. La salutò con un bacio sulle labbra, che la fece rabbrividire e le lasciò una nota di elettricità addosso. «Andiamo, prima che cambi idea sulla cena e pensi a un'alternativa altrettanto allettante...»

Nadia annuì, senza fiato. Era bastato quel tocco a farla andare su di giri. Salì nella Mercedes nera e aspettò che Mattia facesse lo stesso. «Dove andiamo?» gli chiese, con un'ostinata curiosità.

«È una sorpresa. Ma sta' tranquilla: non è niente di esagerato», le spiegò, mentre faceva manovra nella stretta via di casa, diretto verso l'incrocio con i semafori che li aveva fatti scontrare.

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