Capitolo 49.

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Mattia rimase per diversi minuti immobile a fissare il vuoto. Non si era reso conto di quello che era avvenuto, o meglio, non lo aveva ancora compreso bene. La sua mente era impegnata a rielaborare le parole scritte da Nadia.

Anita non avrebbe dovuto permettersi di mancarle di rispetto, leggendo di fronte a tutti un suo pensiero personale. Però, cazzo, se gli aveva fatto effetto sentire quelle parole... Erano belle, schiette e sincere. Proprio come Nadia. E, soprattutto, erano rivolte a lui.

Lei lo odiava. Aveva tutte le ragioni del mondo per farlo, ma provava anche dei sentimenti chiari e lampanti. Questo doveva farlo sentire una merda ed effettivamente era così. Ma una parte di sé, quella più egoista e subdola, non faceva altro che gongolarsi nel pensiero che lei ricambiasse ancora i suoi stessi sentimenti. Anche dopo averle spezzato il cuore.

"Mi manchi". Due parole semplici, ma dal significato stravolgente. Non si era mai sentito così desiderato da una persona... Mai. Aveva fatto di tutto per allontanare Nadia, per tenerla al sicuro, al costo di darle un'immagine sbagliata di sé. Ma nonostante ciò lei non aveva cambiato idea. Aveva fatto prevalere i sentimenti sulla ragione. Praticamente l'opposto suo: lui aveva agito con il cervello, lei con il cuore.

Mattia scosse la testa, realizzando il disastro che era riuscito a combinare durante quel periodo. Allontanarla era stata la cosa più sbagliata che avesse potuto fare. Non le stava facendo del bene, anzi, continuava a farla soffrire con la sua assenza, quando invece lei aveva solo bisogno di lui.

Aveva sbagliato tutto.

Scattò in piedi come una molla: forse non era ancora troppo tardi per rimediare. Ci aveva messo più di un mese per arrivare a quella conclusione, ma adesso era tutto chiaro: doveva lottare per Nadia. Lei provava dei sentimenti verso di lui, e lui si sentiva spento in sua assenza. Quella ragazza aveva tirato fuori la sua parte più viva e vera, che fino a quel momento era rimasta addormentata negli oscuri meandri della mente. Lo aveva cambiato, sensibilizzandolo sotto molti aspetti e rendendolo umano.

Doveva trovarla. Troppe volte l'aveva lasciata andar via, cacciandola, urlandole contro di andarsene senza motivo. Adesso era arrivato il momento di prendere in mano le redini della situazione.

Anita gli si parò davanti, poggiandogli una mano sul petto. «Mi dispiace di essere stata così dura con lei, ma dovevo farlo. Qualcuno la doveva rimettere al proprio posto, prima o poi.»

«Ti dispiace?», le fece eco lui, con tono duro. «Non credo che dispiacersi sia una parola che appartenga al tuo vocabolario, Anita.»

Lei alzò le spalle. «Lasci sempre a me il lavoro sporco. Non va bene. Mi fai passare per la Crudelia della situazione.»

Mattia sbatté le palpebre. «Come, scusa? Non ti ho detto io di prendere il foglio e leggerlo ad alta voce. È stata una tua idea.»

«E anche brillante, direi», lo corresse lei. «Hai visto la sua reazione? Sembrava in procinto di esplodere per la vergogna!»

«Non avresti dovuto farlo. Lei non ti stava dando alcun fastidio, Anita. Perché cerchi sempre di renderle la vita un inferno?»

«Lei mi ostacola

«Ah, e in che modo?»

«Dio, Mattia, quella lì ti mangia con gli occhi!», sbottò Anita, con tono di voce grave. «Forse non ci fai caso, ma ti fissa in ogni momento della giornata.»

Mattia trattenne un sorriso sorpreso. Effettivamente non ci aveva fatto molto caso. In quel periodo era stato concentrato a tenere gli occhi lontano da lei per non ricaderci nuovamente e il pensiero che lei lo guardasse di nascosto lo faceva andare su di giri. «Può fare quello che vuole quando vuole, Anita. Esiste il libero arbitrio per certe cose e tu non sei una tiranna ateniese.»

«Non me ne frega un accidente. Non la poteva passare liscia così.»

«Pensi che rovinare la sua vita ti renderà più attraente ai miei occhi?» Mattia scosse la testa, con un sorriso inespressivo. «Guarda che sei tu la poveraccia, Anita. Non hai nulla oltre ai soldi. Probabilmente è per questo che attacchi Nadia.» La fissò, facendola indietreggiare. «Perché tu la temi... Anzi, tu hai una fottuta paura di lei. Perché lei è molto più di te in tutto.»

Anita finse un sorriso sicuro, ma il risultato fu scarso. «Non dire sciocchezze. Non ho nulla da invidiare a nessuno, io. Insomma, guardami.»

«Ti guardo, ma vedo solo una ragazzina viziata e capricciosa senza uno scopo nella vita.»

Anita si morse il labbro, ferita da quell'accusa. «Invece tu? La elogi tanto, ma prima non hai aperto bocca per difenderla. Sei stato zitto come tutti gli altri.» Cercò di mettere tutta la cattiveria che aveva in corpo nel sorriso. «Sei come noi, Mattia. Tale e quale. Forse non te ne rendi conto o forse credi che lei ti possa aver cambiato. Ma la realtà è che sei tale e quale a noi.»

«No, ti sbagli. Io non sono come voi. Fingo solo di esserlo.»

«Hai lasciato che la deridessi di fronte agli altri», ripeté Anita. «È un comportamento da stronzo, lo sai?»

Per un attimo Mattia titubò. «È vero, e me ne pento. Ma le parole che hai letto e che vi hanno tanto fatto ridere, a me invece hanno emozionato.» Sorrise e un brivido gli percorse la schiena. «Forse se imparassi a essere meno subdola, potresti piacermi di più. Ma dubito che una come te possa riuscirci.»

«Certo, e poi vissero tutti felici e contenti nel castello incantato... Quella ragazza ti sta rovinando, Mattia. Apri gli occhi.»

Mattia fece un passo avanti e la superò. Si voltò di lato, per mostrarle il profilo sorridente. «L'ho appena fatto. Ho aperto finalmente gli occhi e ora so cosa fare.»

Anita lo raggiunse al suo fianco, pregustandosi già un vago senso di vittoria. «E cosa hai deciso?», gli sussurrò, con le labbra a pochi centimetri dalla sua pelle.

Gli occhi di Mattia brillavano di una strana luce, decisamente più vitale. «Grazie, Anita», le disse, in tono dolce ma canzonatorio. «Grazie a te ho capito cosa voglio davvero

«Fammelo capire», lo esortò lei, sospingendosi ancora di più verso di lui. Non stava più nella pelle.

Mattia avvicinò la bocca al suo orecchio. «Scelgo la mia rovina», le sussurrò piano, con voce tagliente. Si divertiva così tanto a vederla crollare, come una rocca sotto assedio.

Anita si scansò di colpo da lui e abbassò le mani sui fianchi, bollente di risentimento e frustrazione. «Hai appena cominciato una partita che perderai, lo sai?» gli disse. «E la puntata è alta, Mattia. Molto alta.»

Mattia fece lo stesso. Sollevò le labbra in uno dei suoi tipici sorrisi sghembi, che facevano impazzire tutte le ragazze del Machiavelli. «Ho imparato a vincere a questo gioco un sacco di tempo fa.» 

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora