Capitolo 30.

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       Un uomo si fece avanti con passi sicuri e veloci, mostrandosi ai due ragazzi. Nadia impiegò due secondi per riconoscerlo: era il tizio della libreria, quello che l'aveva accompagnata a casa in macchina, facendole poi delle avance spudorate. Trattenne il respiro, mentre il cuore minacciava di uscirle dal petto, e non riuscì a distogliere lo sguardo dai suoi occhi.

«È passato un po' di tempo, no?», continuò l'uomo, avanzando ancora. «Pensavi che mi fossi dimenticato di te?»

Mattia non aveva per nulla chiara la situazione. Non sapeva chi fosse quell'uomo, né di cosa stesse parlando. Non riusciva nemmeno a capire il nesso relazionale tra i due. L'unica cosa certa era che Nadia sembrava terrorizzata dalla sua presenza e questo era sufficiente per farlo stare sulla difensiva.

«Che c'è, ragazzina? Sapevi che sarei tornato. Te l'avevo promesso.» L'uomo si fece ancora più avanti. Adesso tra loro c'erano a malapena due metri di distanza.

Mattia spostò Nadia dietro di sé con fare protettivo. «E tu chi diavolo sei?»

L'uomo rise divertito, mettendo in mostra i denti ingialliti dal fumo. «Nessuno ti tuo interesse, ragazzo.»

Nadia afferrò un lembo della maglietta di Mattia. «Non farlo avvicinare», gli sussurrò.

«Lo conosci?», le domandò lui, senza staccare gli occhi di dosso dal tizio tarchiato.

«Più o meno.»

«Ma che ragazza premunita. Hai anche una guardia del corpo...», la schernì l'uomo, fermandosi a osservare il quadretto di fronte a lui.

«Si può sapere che cosa vuoi?», sbottò Mattia.

«Parlare con la tua amichetta in privato.»

Mattia fece una risata sarcastica. «Davvero pensi che ti lascerei da solo con lei? Senti, va' via, ora che puoi farlo con le tue gambe.»

«Ti ho detto che non ti devi intromettere, ragazzo. È una questione da risolvere tra me e lei.»

«Non provare ad avvicinarti.»

«Non saresti dovuto tornare qui, stronzo!» Nadia si sporse dalla schiena del compagno con il labbro tremante e il volto trasformato in una maschera di preoccupazione. «Giuro che stavolta ti denuncio.»

«Mi ci hai fatto credere, quel giorno, quando hai accettato il mio passaggio. Ripagarmi era il minimo che tu potessi fare.»

Mattia sgranò gli occhi, con le pupille ristrette a due fessure. «Schifoso pezzo di merda...», sibilò, avanzando a passi decisi verso quell'energumeno. «Le hai messo le mani addosso?»

«Non dovresti mandare in giro da sola la tua ragazza, amico.» Il ragazzo rise divertito e si grattò i capelli.

Mattia lo afferrò per il bavero della giacca e lo attirò a sé. Era molto più basso di lui, ma in compenso era più tarchiato fisicamente. «Non sono un tuo amico», lo aggredì, «e non provare più a rivolgerle la parola, intesi?»

L'uomo si scrollò dalla presa con uno strattone. «Non è colpa mia se la tua ragazza è una puttanella scadente.» Scandì bene le ultime parole, provocatorie come uno schiaffo in faccia.

Mattia non ci vide più. Si scaraventò sull'uomo senza pensarci due volte, facendolo cadere a terra. Da lì prese a tirargli calci dal costato alle gambe, finché lui non iniziò a coprirsi la faccia con le braccia e a gemere per il dolore. «Che cos'hai detto? Ripetilo se hai il coraggio!»

Nadia urlò e si coprì le orecchie con le mani per non sentire i lamenti strazianti.

«Fermati!», ringhiò l'uomo, girandosi di fianco. Con una spinta si sollevò dal marciapiede, dolorante, e sferrò un pugno sotto la mandibola di Mattia.

Lui non indietreggiò. Si toccò la parte del volto indolenzita e tornò di nuovo all'attacco, stavolta usando le mani. «Ti rovino», disse, con il volto offuscato dalla rabbia. Tornò alla carica e lo colpì sul naso, che emise uno scricchiolio sinistro.

Nonostante l'uomo avesse smesso di reagire ai suoi colpi, Mattia non si fermò. Semplicemente non riusciva a smettere di colpirlo. Doveva fargliela pagare per quello che aveva detto a Nadia, per come l'aveva trattata e per ciò che si era messo in testa di farle. Gente così non meritava di vivere.

Proprio mentre stava per sferrare l'ennesimo colpo, diretto verso il pugno dello stomaco, Nadia si aggrappò al suo braccio, già a mezz'aria e pronto a colpire di nuovo. «Smettila, Mattia!», gli urlò, con la voce rotta. «Se non ti fermi, lo ucciderai.»

«È quello che si merita», replicò lui, fuori di sé. Poi abbassò le braccia lungo i fianchi e riprese fiato, dolorante.

«Devi calmarti.» La ragazza gli sfiorò il polso. Stava cercando di modulare il tono di voce per renderlo il più fermo possibile. «Hai fatto abbastanza.»

Mattia strinse gli occhi e imprecò. «Dio, so già che mi pentirò di non aver ammazzato questo pezzo di merda qui e ora,» disse a denti stretti. «Vattene via, prima che cambi idea», disse poi all'uomo agonizzante.

Il tizio non se lo fece ripetere due volte e si allontanò zoppicante. «Io ti denuncio, ragazzo!», gli urlò, a distanza di sicurezza. «E tu, piccola guastafeste, non farti più vedere al mio negozio!»

Mattia rise. «Tu vuoi denunciare me

L'uomo agitò il dito per aria, in cerca di un modo per controbattere. «Tu... Voi... Andate a farvi fottere tutti e due!», balbettò alla fine, prima di correre in macchina e filare via, lasciando la strada con una sgommata.

«Non posso crederci che sia successo veramente. Porca puttana!», sbottò subito dopo Mattia, dando un calcio al tronco dell'albero.

Nadia lo afferrò di nuovo per il braccio, allontanandolo da qualsiasi oggetto su cui potesse sfogare la sua rabbia. «Ho detto che devi calmarti!»

«Avresti dovuto capirlo dalla faccia che era un maniaco! Cazzo, Nadia, ti avrebbe stuprata, quel pezzo di merda lì, se non ci fossi stato io!», l'attaccò di rimando lui, lanciandole un'occhiata furiosa.

Nadia sussultò e un singhiozzo le mozzò il respiro. Sentiva di aver superato il limite. Aveva resistito fin troppo, in realtà. «Mi dispiace di averti immischiato in questa faccenda.»

Mattia rise, battendo esasperato i palmi delle mani sulle gambe. «Non lo stai dicendo davvero», mormorò. Poi si avvicinò a lei e poggiò entrambe le braccia sulle spalle «Ti rendi conto del rischio che hai corso? Nadia, se solo quel tipo ti avesse toccata, non lo so come sarebbe finita. Seriamente.»

«Sono stata un'idiota ad accettare il suo passaggio.»

Mattia rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri, poi scosse la testa e inveì tra sé e sé, prima di avvicinarsi verso Nadia e stringerla in un abbraccio silenzioso.

Lei rimase immobile, colta di sorpresa dal gesto, poi si lasciò andare e appoggiò la testa sul suo petto, fino a calmare completamente il respiro. «Grazie», sospirò, immersa nel suo profumo di colonia e menta fresca. Per un attimo, le sembrò di essere tornata a casa. 


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