Capitolo 37.

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Probabilmente si sarebbe dovuta infastidire del fatto che Diego avesse baciato lei qualche giorno prima, mentre adesso era incollato sulla bocca di un'altra. Non per una questione di sentimenti, ma per puro rispetto della sua persona. Era scorretto. Disgustoso e scorretto.

Tutti quei pensieri si materializzarono nella sua mente sotto forma di leggere nuvolette confuse. Ogni frase che formulava, ogni spiegazione che cercava di dare a quel gesto, si distribuivano nel cervello senza ordine, creandole uno stato di terribile confusione mentale. Anche il fisico reagiva a rilento, connettendo frasi a movimenti in maniera sconnessa e del tutto illogica.

C'era un'unica e semplice spiegazione a tutto ciò: l'alcool. L'alcool che aveva ingerito si era impadronito di lei, iniziando a scorrerle nelle vene come sangue... Facendola sentire euforica, ma non felice; su di giri, ma non bene. Sapeva benissimo che quelle sensazioni fossero irrazionali, ma non aveva altri termini con cui spiegarle. Voleva urlare insulti in faccia a Diego per ciò che stava facendo, ma non riusciva a far altro che guardarlo con un'espressione da ebete, mentre si impossessava del volto di Selene. Avrebbe voluto fare tante cose, ma in quel momento l'unica che le riusciva bene era pensare a come la stanza girasse intorno a lei e tutto prendesse nuove forme e colori. Le pareti si allungavano e rimpicciolivano, le persone si muovevano trascinandosi dietro lunghe scie indistinte. Era nauseata, ma aveva la testa leggera. Si sentiva male, ma non ce la faceva ad andarsene.

«Wow, mi ero scordata di quanto fossi bravo a baciare», ansimò Selene, dopo essersi staccata da Diego. Lo guardò eccitata, con il fiatone. «Perché non ripassi a trovarmi dopo, quando c'è un po' meno gente e il mio vecchio sarà andato a dormire?»

Diego si allontanò dal bancone e prese un'altra sorsata della sua birra. «Vediamo cosa posso fare.» Le fece l'occhiolino in segno di risposta, prima di voltarsi verso Nadia. «Come va da queste parti?», le chiese, come se non fosse appena successo nulla. Le toccò un fianco con un braccio, ma a Nadia sembrò come se l'avesse spintonata fuori dal locale. Un giramento di testa la percosse fino alla punta dei piedi.

«Non toccarmi», mormorò, spaventata dalla realtà sempre più distorta che aveva intorno.

«Dai, Savini. Non dirmi che te la sei presa per quel bacio...», insistette lui, avvicinandosi con cautela e facendo attenzione a non inciampare sui propri piedi.

«Diego, lasciami. Io... Non mi sento bene.»

«Non essere gelosa di lei. È solo un'amica con cui ho condiviso molte cose», rise lui, ignorandola. «Siete due bellezze totalmente diverse, e io non lo so... Mi piacete entrambe.»

«Diego...» Nadia fece un passo indietro, deglutendo un grumo di saliva amara. «Devo sedermi... subito

«Neri, guardala. Sta boccheggiando», commentò Selene. «La farai collassare.»

Diego rise, come se avesse appena ascoltato la barzelletta più divertente del mondo. «E tu cosa proponi di fare?»

«Sbolognala ai tuoi amici e torna da me», gli consigliò Selene, mordendosi un labbro.

«Ti ho già detto che amo la tua sfacciataggine?», ripeté ancora lui, fuori di sé. Cinse la vita di Nadia e l'allontanò dal bancone. «Nadia, adesso ti porto dagli altri ragazzi. Tu siediti e riprenditi. Io tornerò tra poco, e poi ti prometto che mi dedicherò soltanto a te...»

Nadia si lasciò trascinare al tavolo, mentre intorno a sé vedeva la realtà sotto forma di un caleidoscopio: in tanti piccoli e frastagliati pezzi. Voleva ribellarsi, urlare, scappare via. Ma non era in grado di parlare né di pensare. Era un corpo tenuto in vita solo dall'alcool. Non si accorse nemmeno di essersi seduta. Vedeva gli occhi di persone che la guardavano, divertiti. Sentiva voci, ma non capiva da quali bocche provenissero.

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