Capitolo 57.

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      Nadia acconsentì e si strinse al suo fianco per reprimere un brivido. «Questa zona è meravigliosa. Non avevo mai visto Roma sotto questo aspetto... Nonostante il traffico incessante e la mole di gente spropositata in ogni angolo di strada, vedere il fiume che scorre lento e rallenta tutto il caos che ha attorno, un po' mi ricorda il posto da cui vengo e tutto quello che mi sono lasciata alle spalle. Anche il mio paese era attraversato da un fiumiciattolo. L'estate ci organizzavano parecchie gare di pesca. Una volta con papà ci abbiamo fatto anche un picnic... Era ferragosto e c'erano quasi quaranta gradi», mormorò sorridendo. Con gli occhi scorse una grossa cupola in lontananza, maestosa e imponente.

«Ne senti ancora molto la mancanza?»

«Ogni giorno.» Nadia annuì sospirando e gli strinse la mano. «Però ci sono anche degli aspetti positivi nell'essersi trasferiti a Roma», disse guardandolo di profilo con un sorriso appena accennato.

Mattia sollevò gli angoli delle labbra e distese un braccio intorno alle sue spalle, avvicinandola a sé. «E io ringrazio il cielo per averti portata qui. Nel giro di poco mi hai scosso da quell'apatia che fino a poco tempo fa consideravo addirittura entusiasmante.» Si fermò accanto a una panchina e si mise di fronte a lei. «Forse avrei dovuto capirlo fin da subito, quando quel giorno hai quasi tentato di farti fuori attraversando la strada con gli occhi immersi in tutt'altro.»

Nadia sorrise. «Anche tu hai cambiato me, Mattia. Roma mi ha cambiata.»

Mattia le diede un bacio, dolce ma trasportato. «Farò in modo che le cose vadano per il meglio, te lo prometto.»

«Già, lo spero anche io», rispose la ragazza, mentre riprendevano a camminare. Stava riflettendo in silenzio, godendosi lo spettacolo dello spicchio di luna riflesso nel manto scuro e marmorizzato del Tevere, quando le balzò in testa una strana domanda. «Mattia, perché in classe odiate tutti Diego?»

Mattia irrigidì il braccio al punto che Nadia non poté non notarlo. «Perché me lo chiedi?»

«Me lo sono sempre domandata da quando sono finita in classe con voi. Lui, Bruno ed Elias sono trattati con un atteggiamento del tutto diverso da quello che avete col resto degli altri compagni, ed è chiaro che questo non c'entri nulla con il mio arrivo al Machiavelli. Sono sicura che lo odiavate da prima del mio arrivo.»

Mattia sospirò e s'infilò le mani in tasca, nervoso. «Non è un bel discorso, Nadia. Meglio non tirare di nuovo fuori alcuni argomenti passati.»

La ragazza lo squadrò con disappunto. In quel modo non faceva altro che alimentare la sua curiosità. «Diego ha avuto atteggiamenti sbagliati con me. Non credi sia giusto che venga a sapere chi è davvero?»

Mattia sospirò irritato. «Conosco Neri da più di quanto mi faccia piacere ammettere. Lui è sempre stato un tipo scostante... All'asilo distruggeva le bambole delle compagne, imbrattava i loro disegni e architettava ogni tipo di scherzo, probabilmente per attirare le attenzioni di tutti... O forse quelle della sua famiglia. Crescendo i suoi dispetti sono diventati sempre più subdoli e velati di cattiveria. Pensa che una volta è arrivato persino a tagliare i capelli a una bambina seduta al banco di fronte al suo. E tutto solo per noia», spiegò, con tono quasi monocorde.

«Cos'aveva contro le ragazze?»

«Credo che fosse dovuto a un fattore psicologico. La madre di Diego non è mai stata un modello d'ispirazione... Fin dalla sua infanzia si è sempre mostrata assente, fino a scomparire del tutto con l'arrivo della fase adolescenziale. Già da quando Neri frequentava l'asilo, era costantemente impegnata con la carriera lavorativa e non tornava quasi mai a casa. Nemmeno per le feste di Natale. In pratica Diego è cresciuto con il padre e qualche balia di famiglia, motivo che ha portato alla separazione dei genitori. E probabilmente questo lo ha portato a sviluppare una sorta di misoginia.»

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