"Buon Natale, raggio di sole", diceva il messaggio.
Nadia sorrise. Era davvero un buon modo per cominciare la giornata. Rispose a Mattia, ricambiando gli auguri, mentre intanto si destreggiava in cucina con il fatidico pranzo di Natale.
Tutti i risparmi che avevano accumulato nel salvadanaio di famiglia erano stati devoluti alla spesa per le festività. Anche se erano soli, non volevano farsi mancare il bene primario del Natale: il cibo.
Sia Nadia che Guglielmo, quel giorno, avevano indossato un grembiulino rosso e si muovevano nella cucina all'unisono tra piatti e pentole. Il padre aveva comprato il tacchino da farcire e lei stava preparando il ragù. La radio in sala era accesa e passava in continuazione vecchie canzoncine natalizie, piacevoli da sentire e in tema con la giornata.
L'umore era alle stelle. Guglielmo aveva finalmente ottenuto dei giorni liberi e aveva potuto staccare la spina dagli impegni lavorativi. Nadia era contenta per lui, perché poteva vederlo più rallegrato e spensierato. E poi era Natale, accidenti: tutti meritavano di essere felici, anche senza avere un albero pieno di regali e milioni di persone invitate al pranzo. Loro due erano già un'accoppiata vincente.
«Vado a preparare la tavola, papà. Mi raccomando, cerca di non far bruciare nulla», lo ammonì Nadia con un dito. Aveva i capelli raccolti ed era sporca di farina sulla guancia.
«Ma guardami, sono un cuoco provetto...» borbottò lui, impugnando il mestolo come un'arma. «Il tacchino non vede l'ora di essere infornato da me!»
Nadia alzò gli occhi al cielo e sorrise. Apparecchiò la tavola con una tovaglia rossa e al centro mise una piccola candela per creare un'atmosfera rilassata. Tra una pausa e l'altra teneva d'occhio il cellulare. Doveva ancora vedere Mattia per dargli il suo regalo, ma durante le feste era impegnato in cene di lavoro dei suoi genitori e rinfreschi natalizi a casa di amici. Sapeva che Mattia li detestava, ma per non mettere zizzania con sua madre aveva deciso di prenderci parte senza storie.
«Bocciolo, è normale che il tacchino si stia gonfiando come una palla da bowling?» le urlò il padre dalla cucina.
«Oddio, arrivo!» Brontolò Nadia, lasciando tutto a metà sul tavolo. Raggiunse il papà nell'altra stanza e lo fulminò con gli occhi. «Ma non eri tu il cuoco provetto?» Lo prese in giro, agguantando la presina dal bancone. Guardò la manopola della temperatura e impallidì «Santo cielo! Duecentottanta gradi? Lo vuoi mangiare carbonizzato?»
«Oh, miseriaccia... Ero convinto che ci fosse scritto centottanta.» Ridacchiò con fare colpevole e si passò una mano sulla barba. «D'accordo, come non detto. Mi occupo dell'insalata. Almeno quella non va cotta.»
Nadia gli lanciò un'occhiata di sottecchi e lo lasciò lavorare sotto la sua supervisione.
Nonostante i boicottaggi del padre, il pranzo di Natale uscì con i fiocchi dalla prima portata al dolce. Dopo aver sparecchiato occuparono il tempo con qualche gioco di carte come ai vecchi tempi.
Verso le quattro lo schermo del telefono di Nadia s'illuminò, proprio a metà di una partita combattuta. Allungò lo sguardo verso il display per vedere di cosa si trattasse e sorrise, quando vide che Mattia le aveva mandato un messaggio.
«Qualsiasi cosa sia, spero sia più importante di una partita con il tuo vecchio», brontolò Guglielmo, calando una carta sul tavolo.
Nadia rise. «Stai solo cercando di distrarmi.» Pigiò il pulsante della tastiera e lesse il messaggio, tra una manche e l'altra.
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Tutto quello che ho sempre cercato
RomansaNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...