«Guardate, ragazzi! Prostituta avvistata! Prostituta avvistata, ripeto!», biascicò Elias, indicando la ragazza, atterrita e bloccata di spalle.
«Oh-Oh», fece eco Bruno, mentre si sganasciava dalle risate. «E se la polizia venisse a saperlo? Forse potremmo chiamarla e...»
«Tu sei un vero idiota», esclamò Diego, colpendo l'amico sulle scapole. L'altro ragazzo inciampò sui propri piedi e si sorresse al lampione per non cadere. Entrambi risero.
«Merda, Neri. Sei tu l'idiota!»
Diego rise a sua volta e singhiozzò. «Non possiamo chiamare la polizia, altrimenti ci faremmo arrestare.»
«Eh, già», convenne Elias, barcollando verso gli altri due. «Lo sappiamo che non vogliono che portiamo in giro quella roba.»
«E allora che cosa facciamo?», chiese Bruno, con tono di voce ingenuo.
«Ehm... Io non lo so!», ridacchiò di nuovo l'altro, poggiandosi al muretto dietro di sé.
Nadia non credeva ai propri occhi. Era evidente che i suoi compagni non l'avessero riconosciuta, ma la cosa più strana era che a malapena si riconoscevano tra di loro. Erano tutti così... euforici.
In quel momento, non seppe se girarsi verso di loro o continuare a camminare imperterrita, con la speranza che non la seguissero. Ma prima che potesse prendere una decisione, una mano le afferrò la spalla e la costrinse a girarsi. «Fatti vedere, amica», biascicò Diego, barcollando verso di lei. «Dove scappi?»
Nadia non poté fare a meno di voltarsi, rossa per la vergogna, e guardò il compagno in faccia, prevedendo la sua futura espressione.
Lui aprì la bocca in uno schiocco, poi sbatté le palpebre e si grattò i capelli, confuso. Indietreggiò di un passo per osservarla meglio e si soffermò sulle cosce e sul petto, con una faccia allibita. «Porca puttana!», esclamò poi, dopo qualche secondo. Ondeggiò su se stesso e si resse al muretto. «Ehi, ragazzi! Dovete assolutamente venire a vedere. Questa qua è spiccicata alla bambolina bionda che abbiamo in classe.»
Gli altri risero senza motivo e si avvicinarono con una lentezza disumana, come se andassero a rallentatore.
Nadia deglutì nervosa. Se da sani non erano affidabili, figuriamoci in quello stato. Sembravano fuori di testa e probabilmente lo erano sul serio.
«Neri, ma questa è Savini», lo informò Elias, avvicinandosi a mezzo centimetro dalla faccia della ragazza. «Eh, sì. È decisamente lei.» Una puzza di alcool mista ad altro arrivò dritta a Nadia, che arricciò il naso.
Diego fece un passo avanti e spinse via l'amico con poca delicatezza. «E togliti di mezzo. Non ti ho detto di controllarle le tonsille, idiota», mugugnò infastidito. «Savini, sei davvero tu?»
Nadia sollevò le sopracciglia. Faceva sul serio? «Ciao, Diego.»
Lui ridacchiò e chiamò il compagno con lo schiocco delle dita. «Elias, dammi una bottiglia di vino per la nostra amica. La gran riserva di Barolo del 1982 di mio padre.»
«Amico, ci siamo scolati tutto almeno un'ora fa, non ricordi?»
«Altrimenti non staremmo così ora», aggiunse Bruno.
«Merda, mi dispiace.» Il volto di Diego assunse un'espressione contrita.
Nadia scosse la testa e si soffermò sugli occhi offuscati del compagno di classe. «Non... non fa niente. Non avrei bevuto comunque.»
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Tutto quello che ho sempre cercato
RomanceNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...