Capitolo 62.

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«Dove sta la fregatura?» chiese ancora Mattia, steso sul divano con le mani dietro alla testa. Stava cercando di riposarsi, ma la madre non glielo aveva permesso, come al solito. Aveva fatto irruzione nel soggiorno, più pimpante degli altri giorni, e gli si era seduta di fronte.

«Nessuna fregatura, Mattia», sospirò Cornelia. «È solo una festa.»

Mattia si alzò sui gomiti e si mise a sedere. Squadrò la madre dall'altro in basso, cercando di captare la bugia nell'aria. «Una festa, eh?» ripeté «Una festa a casa di Anita. Tra pochi giorni.»

«Sì, è stata una scelta improvvisata.»

«Dove sono gli inviti che i De Longhi mandano ogni volta che ne organizzano una?»

«Ho parlato con Anita. L'ho incontrata l'altro giorno, mentre andavo a fare un aperitivo con le mie colleghe.» Lei alzò le spalle. «Era tutta indaffarata. I suoi sono partiti e non hanno fatto in tempo a preparare gli inviti, così mi ha detto di portarti l'invito a voce.»

Mattia inarcò il sopracciglio. Una festa di capodanno a casa di Anita non era una novità: la organizzava ogni anno. La cosa strana era che questa notizia spuntasse fuori all'improvviso e che sua madre facesse così tanta pressione per farlo partecipare. Gli anni precedenti non gliene era importato un accidente di quello che faceva e di dove decideva di passare la serata. «E chi sarebbe invitato a questa fantomatica festa?»

Cornelia alzò gli occhi al cielo e si stirò le pieghe dei pantaloni. «Ci sarà molta gente. Amici di famiglia e d'infanzia... la vostra classe. Tutta la vostra classe», precisò.

«Anita non ha mai invitato tutta la nostra classe alle sue feste, mamma», la corresse lui. «Si è sempre riservata la scelta.»

«Be', evidentemente quest'anno si sente più caritatevole.»

Il ragazzo scosse la testa. «Neri e i suoi amichetti non verranno mai alla festa di Anita. Non ci crederei neanche se li vedessi con i miei stessi occhi.» Si alzò e si diresse verso il mobile degli alcolici. Prese un bicchierino di cristallo e lo riempì con una tacca di liquore invecchiato.

«Mattia, sai che non puoi rifiutare un invito da parte dei De Longhi. Sai che i nostri affari di famiglia dipendono in modo intrinseco anche dai loro.»

«Mi stai obbligando a partecipare a una stupida festa solo per motivi di affari?» Mattia bevve una sorsata di liquore e strinse gli occhi. L'alcool lo aiutava a superare simili scocciature. «E se avessi altri programmi per quel giorno?» Il pensiero corse a Nadia puntualmente.

Cornelia accavallò le gambe. Aveva un'espressione strana in volto. «E quali programmi, tesoro? Tutti gli anni ti sei organizzato con i tuoi compagni di classe per festeggiare assieme. Cosa vorresti fare di diverso stavolta?»

Mattia sbatté le palpebre e strinse il bicchiere tra le dita. Sua madre voleva forse incastrarlo? Non poteva rivelarle che avrebbe passato quel giorno con Nadia. Non ancora. Però cos'altro avrebbe potuto dirle per convincerla che non sarebbe andato a quella stupida festa?

«Cosa stai cercando di fare, mamma? Questa storia non mi convince.»

«Andiamo, Mattia, ho promesso ai De Longhi che ci saresti stato. Cosa ti ho detto riguardo il mostrarsi in società?»

Il ragazzo scolò il bicchiere, cercando di non pensare a cosa diavolo stava incappando. Ormai era alle strette. Non poteva rifiutare, come non poteva trovare un'altra alternativa che includesse Nadia. Però sua madre aveva precisato che alla festa ci sarebbe stata tutta la classe, nessuno escluso. E se davvero fosse stata così...

«Hai detto che ogni compagno di classe è stato invitato, giusto?» chiese di nuovo. Forse aveva un'idea.

«Certo. C'è qualcuno che ti interessa particolarmente?» Cornelia affinò lo sguardo e fece un giro intorno a lui.

Mattia rimase immobile e puntò lo sguardo sul pavimento. Gli occhi indagatori di quella donna erano incredibilmente astuti. «Pura curiosità.»

Cornelia si fermò e scrollò le spalle. «Se lo dici tu. Ti ho convinto, insomma?»

Il ragazzo afferrò il cellulare dal tavolino e si allontanò dalla madre. «Non mi hai convinto perché voglio. Mi hai convinto perché non mi hai dato altra scelta, come al solito», le rispose a denti stretti. Poi alzò la testa e se ne andò dal salotto, ignorando lo sguardo rasserenato e felice della donna.

Una volta entrato in camera si chiuse la porta alle spalle con una botta secca. Per il nervosismo tirò un calcio alla gamba del letto. «Deve sempre rovinare tutto!»

Camminò su e giù per la stanza, cercando di calmarsi. Questa festa del cazzo non ci voleva proprio. Passare capodanno con i compagni di classe, con tutti i compagni di classe, non presagiva nulla di buono. Soprattutto se tra questi c'erano anche Neri e Nadia.

Tolse dalla tasca dei jeans il telefono e iniziò a comporre un messaggio. "Siamo stati invitati alla festa di fine anno a casa di Anita. Ci sarà tutta la classe e anche altra gente. Mia madre mi ha obbligato ad andare. Ti prego, non lasciarmi solo", scrisse a Nadia.

Tenne il cellulare in mano fino a che lo schermo non si illuminò.

"Non lo so, Mattia... sai che non sono benvoluta. Non vorrei rovinarmi la giornata".

Mattia sospirò. "Lo so, ma non voglio che resti a casa da sola. Non sarà nulla di entusiasmante, ma almeno staremo insieme".

"E se gli altri ci vedono?", la risposta successiva arrivò dopo qualche secondo.

"Faremo in modo di non farci scoprire. Pensaci, prima di dire no. Ti voglio lì con me".

Nadia rispose dopo qualche minuto. Forse ci stava riflettendo. Quando lesse il suo messaggio, un sorriso gli si allargò sulle guance. "D'accordo. Spero solo che andrà tutto bene".

Mattia sorrise, un po' più rincuorato. "Faremo in modo che ci vada.", le rispose. Poggiò il telefono sul comodino e andò in bagno a farsi una doccia calda.

Si sentiva teso, poco tranquillo. Era contento di aver convinto la ragazza a venire alla festa, ma nonostante ciò sentiva un senso di disagio addosso, a mo' di seconda pelle. Provò a lavarselo via, ma quella strana sensazione rimase lì, appiccicata. Appoggiò la fronte sulle piastrelle della doccia e lasciò scorrere l'acqua sui capelli. Anche se provava a convincersi di stare tranquillo qualcosa glielo impediva.

Era successo tutto con troppa facilità: la festa, gli inviti aperti a tutti, l'ostinatezza di sua madre, il sì spensierato di Nadia. Cose separate tra loro, ma che nel complesso lasciavano trasparire qualcosa di strano.

Ma cosa, cosa, cosa? Qual era il filo conduttore dietro a quel mosaico di pezzi sconnessi?

Scosse la testa. Stava viaggiando troppo con la mente. Non doveva pensare male. Non ne aveva motivo.

«Andiamo, è solo una festa...», si disse, per convincersi. «Cosa potrebbe andar male?»

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora