Capitolo 17.

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La casa di Anita era immensa. Sembrava una reggia, sia all'esterno che all'interno. Ogni stanza era curata in ogni minimo dettaglio ed era chiaro che tutti i mobili e gli ornamenti costassero un occhio della testa.

Anita fece fare un piccolo tour a Nadia, che si guardò intorno come se fosse appena entrata in un castello delle principesse. Ma, nonostante si ergesse su tre piani, la casa dei De Longhi era quasi deserta, a eccezione loro e della servitù: due donne delle pulizie erano intente a riassettare la sala, spolverando la cristalliera e lucidando i pomelli delle porte e l'autista che le aveva portate fin lì stava oziando con un tablet in mano seduto di fronte al tavolo della cucina.

«Dove sono i tuoi, Anita?», le chiese Penelope, quando entrarono nella stanza.

«Mio padre è a Bruxelles per una conferenza di lavoro e mia madre sta sempre in giro per sbrigare faccende private. Non la vedo da ieri sera, a dire la verità», rispose lei, senza metterci troppo entusiasmo.

«Vanno bene gli affari, deduco.»

«Se solo riuscissimo a convincere i genitori di Mattia a entrare in società con noi... Gesù, penso che diventeremmo le famiglie più influenti dei Parioli.»

L'attenzione di Nadia fu attirata da quel nome... Stavano parlando dello stesso Mattia che conosceva anche lei?

Penelope rise. «Tesoro, i tuoi genitori sono in grado di ottenere qualsiasi cosa vogliano.»

Anita rispose con uno sbuffo e si spostò i lunghi capelli biondi dalle spalle. «Ci sarebbero già riusciti, se fosse stato così semplice.»

«Qual è il loro problema?», chiese Giada.

«Indovinate un po'? Mattia continua a essere restio nei confronti di questa collaborazione. E i genitori tengono molto in considerazione il suo giudizio», spiegò lei, mentre chiamava con un cenno una delle domestiche. «Puoi portarci quattro calici di Franciacorta in camera mia?»

«Quindi abbandonerete l'idea della collaborazione?», domandò ancora Carolina. «Se vuoi, posso metterti in contatto con mio padre. Sta cercando degli sponsor per lanciare una nuova linea di prodotti.»

«I miei non sono interessati a nessun altro progetto che non sia in co-società con le multinazionali Silvestre, Caro. Dobbiamo ottenere a qualsiasi costo quella collaborazione, per fare il vero salto di qualità che cercano i miei genitori.»

Nadia continuò a seguire in silenzio la conversazione tra le ragazze. Quindi, se era riuscita a unire bene i puntini del disegno, le famiglie di Anita e Mattia sarebbero dovuti diventati socie. Chissà per quale motivo, ma quell'ipotesi non la stupiva per niente. In un certo senso, quei due erano molto simili l'un l'altra: freddi e arrivisti.

Carolina batté le mani, su di giri. «E cosa pensate di fare per convincerli? Lo sanno tutti che la madre di Mattia è una vera rompipalle, sulle questioni di lavoro.»

«Visto che il freno di tutta la faccenda è proprio il figlio, i miei hanno affidato a me il compito di convincerlo a cedere.» Anita sorrise e abbassò lo sguardo a terra.

«Se uniste le vostre famiglie con un legame, sarebbe fatta... Geniale», realizzò Penelope.

«Devo solo farlo cadere ai miei piedi. Abbiamo la stoffa per stare insieme, anche se ancora lui ancora non lo sa.»

Nadia alzò un sopracciglio. Anita sfoggiava una sicurezza in se stessa a dir poco disarmante.

«Ma adesso basta perdere tempo. Abbiamo un lavoretto da fare o sbaglio?» Le ragazze si guadarono in modo complice e sorrisero, puntando contemporaneamente gli occhi su Nadia.

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