Capitolo 2.

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       La Tipo rossa scorrazzò a stento lungo diverse strade comunali, e a mano a mano che gli alberi diminuivano e aumentavano le carreggiate a doppia corsia, Nadia sprofondava sempre di più in un abisso di tristezza, che divenne incontenibile quando si accorse di non riuscire più a scorgere i tetti delle case del suo paese, contornati dalle colline viticole. Così sospirò e si lasciò andare sul sedile sgangherato della macchina. Era da tanto che non affrontava un viaggio così lungo e dopo nemmeno un'ora si era già stancata di stare rinchiusa dentro quelle quattro pareti.

«Quanto manca ancora?»

«Un'altra ora, se l'auto riuscirà a reggere questo ritmo», rispose il padre, le mani salde sul volante e lo sguardo concentrato sulla carreggiata.

«Non ne posso più di stare qui dentro. Inizio ad avere la nausea da viaggio.»

Guglielmo ridacchiò. «Sai che la vita media di un abitante di città è trascorsa per il 90% all'interno di luoghi chiusi come appartamenti, negozi e centri commerciali?»

«Papà, ti prego, non ti ci mettere anche tu.» Nadia lo fulminò con lo sguardo.

Guglielmo sospirò e superò una macchina. «Bocciolo... ne abbiamo già parlato. Hai visto com'è calato il lavoro in questi ultimi tempi? La gente preferisce fare acquisti su Internet piuttosto che recarsi personalmente nei negozi.» Scosse la testa in cenno di dissenso e strinse le dita sul volante. «Ho dovuto accettare quel lavoro in fabbrica, seppure con orari diversi e più pesanti rispetto a prima. Per questo motivo ho bisogno che impari in fretta a cavartela da sola in città.»

Nadia rimase in silenzio, mentre lo scenario di asfalto e guardrail le scivolava davanti. «Non mi pare di avere molte alternative, in ogni caso.»

«La nota positiva è che la zona in cui vivremo, a ridosso del quartiere Parioli, è davvero vicina al liceo che frequenterai. Pensa che potrai tranquillamente arrivarci a piedi, proprio come facevi nel paese», continuò Guglielmo, ridendo nervoso.

«Toglimi una curiosità, papà» Nadia distolse lo sguardo dalla strada per spostarlo verso il padre. «Quando siamo diventati così benestanti da poterci permettere un appartamento nella Roma bene, in mezzo a gente milionaria e attici di super lusso di personaggi facoltosi della città? Perché questo dettaglio mi mancava.»

Guglielmo sorvolò sull'ironia della figlia. «Nadia, non ho mai detto che navighiamo nell'oro, né che andremo a vivere in una villa di lusso. Ho solo colto un'occasione di un uomo d'affari che ha affittato una palazzina ai limiti di un cantiere edile, a un prezzo più che ragionevole.»

«E come è possibile che esistano prezzi più che ragionevoli ai Parioli?», chiese Nadia, dubbiosa. Sentiva già puzza di marcio.

Guglielmo tamburellò le dita sul volante dell'auto, prendendosi il suo tempo per rispondere. «Diciamo che l'abitazione è diversa dalle altre del quartiere... Per essere schietti, bocciolo, è un vecchio edificio salvato a stento dalla demolizione, a causa di pratiche burocratiche ancora da sanare. Tra qualche anno, quando il Comune darà il suo lasciapassare, al suo posto sorgerà un nuovo complesso residenziale, e a quel punto noi avremo racimolato qualche soldo in più per permetterci un appartamento più dignitoso.»

La ragazza scosse la testa, amareggiata. Non era mai stata abituata a vivere nel lusso, ma almeno l'abitazione di prima era stabile e sicura. «Spero almeno che sia ancora a norma di legge.»

«Ho detto solo che si presenta male esteticamente perché non è stata più ristrutturata da anni, però, eccetto qualche crepa nel muro del bagno e un giardino da rimettere un po' in ordine, è un ambiente vivibile.»

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora