Era passata una settimana dalla disastrosa festa a casa di Anita. Una settimana scarna e vuota.
Nadia non aveva preso per niente bene la fine della sua storia con Mattia. In realtà non aveva preso bene nessun altro evento accaduto nell'arco di quei giorni, ma quello era un altro discorso.
Mattia era riuscito a ferirla nel modo peggiore che potesse usare: prima conquistando completamente la sua fiducia, per poi tradirla nel modo più subdolo e infido... E per giunta con la persona che più odiava. Anita De Longhi.
Tutto questo poi solo per uno smacco nei suoi confronti... Un puro passatempo per ragazzi ricchi e annoiati. Era evidente che Mattia avrebbe potuto ottenere qualsiasi ragazza del Machiavelli con il solo schiocco delle dita, piuttosto che correre dietro a una poveraccia capitata per sbaglio nel quartiere di Roma sbagliato. E invece aveva perso tutto quel tempo con lei. L'aveva fatta sentire diversa dagli altri, in senso positivo. Le aveva fatto abbassare tutte le difese interiori, abbracciando ogni sua forma di insicurezza, per poi farle scoprire nel modo più crudo possibile che in realtà era solo un gioco. Una grandissima presa in giro.
E lei era stata l'attrazione principale.
Nadia chiuse di scatto il libro, spostandolo all'estremità della scrivania, e si passò le mani sugli occhi, stanchi e arrossati. Di studiare non se ne parlava. Le uniche parole che le entravano e uscivano dalla testa erano "Io. Odio. Mattia", ripetute a mo' di cantilena straziante.
All'inizio si era stupita di come fosse possibile passare in così poco tempo dalla più cieca ammirazione al rancore. Era sempre stata una persona buona con tutti, anche con chi non lo meritava. Credeva che ognuno, nel proprio piccolo, meritasse una parola gentile e un po' di fiducia. Ma quello che le era successo, le aveva fatto aprire del tutto gli occhi, disincantandola da un'idea forse sbagliata alla base.
Mattia non meritava nulla di quanto lei gli aveva regalato. Nemmeno un sorriso, un bacio rubato, una parola sussurrata piano all'orecchio. Nulla.
Il telefono, abbandonato sul letto, squillò.
Nadia emise un sospiro, consapevole già di chi fosse il messaggio: sì, perché dopo lo scherzo imbarazzante a casa di Anita, Mattia aveva ancora il coraggio di tartassarla. Ma cosa credeva, che lo avrebbe accolto a braccia aperte? O che ci avrebbe messo una pietra sopra? Era ingenua, ma non fino a quel punto.
"Prima o poi dovrai rispondermi", lesse. "Stai commettendo un grave errore, Nadia. Ragiona con la testa, e non con gli occhi".
Tamburellò con le dita sullo schermo e ricacciò indietro le lacrime. Doveva essere forte e ignorare il messaggio. Fino a quel momento c'era riuscita.
Il telefono s'illuminò poco dopo, insistente. "Ti sto lasciando tempo per riflettere, ma se non rispondi giuro che prendo la macchina e mi attacco al tuo citofono. Dobbiamo parlare", lesse ancora, immaginando il tono furioso del ragazzo.
Per un attimo si sentì debole, come se fosse in dovere di dargli la possibilità di spiegarsi, ma poi scosse la testa e tornò in sé. Gli avrebbe concesso solo un confronto finale.
"D'accordo. Ma sappi che per me è finita, Mattia", gli scrisse. Le dita le tremarono al digitare le ultime parole, come se si ribellassero al peso del loro significato.
Quando poggiò il cellulare di nuovo sul letto, Nadia sentì la porta di casa aprirsi. Si girò verso il comodino e guardò la sveglia: erano le cinque del pomeriggio. Suo padre era uscito a malapena da un'ora. Possibile che fosse già di ritorno a casa?
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Tutto quello che ho sempre cercato
RomanceNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...