Capitolo 39.

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 «Insomma, hai fatto?», sbottò Bruno, battendo con violenza il palmo della mano sulla porta. «È da mezzora che sei chiusa lì dentro!»

Nadia sussultò e si scansò spaventata verso la parete. Ebbe un giramento di testa tremendo e si resse con entrambe le mani al lavandino, con gli occhi chiusi. «S-Sì. Arrivo», mormorò.

Non sapeva se Mattia fosse ancora in linea, ma doveva verificare. Non era riuscita a dirgli il nome del locale, e questo voleva dire che non sarebbe venuto a portarla via da quell'inferno. Si avvicinò l'apparecchio all'orecchio. «Mattia?» Guardò lo schermo del cellulare: nessun servizio.

«Savini, che diamine stai combinando lì dentro?» Una nuova botta sul legno. «Con chi stai parlando? Apri questa fottuta porta!»

Nadia nascose il telefono nella tasca del giacchetto e portò le braccia dietro alla schiena per coprirlo meglio. Prese un bel respiro e mise la mano sulla maniglia, schiudendola con leggero scatto. «Ecco, avevo bisogno di rinfrescarmi un po' la faccia.»

«Ti ho sentita parlare con qualcuno.» Bruno le si mise davanti, parandole l'uscita.

Nadia impallidì e rimase in silenzio, con lo sguardo colpevole.

«Stai cercando di fregarmi, Savini? Ero dietro a questa cazzo di porta e posso assicurarti che ho sentito bene.» Il ragazzo fece un passo avanti e Nadia, in risposta, indietreggiò. «Dimmi con chi stavi parlando.»

La ragazza chiuse gli occhi e sospirò. Non aveva le forze per portare avanti quella discussione. «Mattia.»

Bruno ascoltò quella semplice parola come se fosse una condanna a morte e poi passò entrambe le mani sul volto, improvvisamente cupo e pensieroso. Si mosse in silenzio lungo il corridoio del bagno, facendo avanti e indietro. All'improvviso perse la calma e tirò un calcio al cestino della carta, facendolo cadere a terra. Nadia si lasciò sfuggire un singhiozzo e si appiattì alla parete, impaurita.

«Hai chiamato Silvestre?», scoppiò alla fine, furioso. «Dimmi che non è vero!» Con due falcate la raggiunse e l'afferrò per le spalle.

La ragazza tacque, tramortita dalla paura.

«Cazzo, lo hai fatto sul serio! Diego andrà su tutte le furie, quando lo scoprirà.»

«Bruno, dovevo farlo», singhiozzò Nadia, con le lacrime agli occhi.

«Ci hai messo in un mare di guai.» Il ragazzo prese un respiro e chiuse gli occhi. «Cosa gli hai detto di preciso?»

«Lui... ha voluto sapere con chi fossi e dove mi trovassi», ammise lei. «Sta arrivando, Bruno. Mattia verrà a prendermi.»

«Fantastico. Voleranno sedie, allora», ironizzò il ragazzo, con un sorriso teso. «Forse è meglio che ce ne andiamo da questo posto. E anche velocemente.» Spinse Nadia fuori dal bagno e la trascinò al tavolo dei compagni.

«Ehi, ci avevate preso casa, lì dentro?» li prese in giro Elias, con lo sguardo provocatorio.

«Siamo nella merda.» Bruno lo interruppe bruscamente, poggiando le braccia tese sulla superficie di legno del tavolo.

«Ti ha vomitato sulle Jimmy Choo nuove?», scherzò uno dei due ragazzi, incentivando la risata collettiva.

Bruno rimase impassibile. Guardò Elias e poi indicò Nadia. «Questa stronzetta ha chiamato Silvestre.»

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