Capitolo 40.

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Mattia avanzò lungo il marciapiede con le mani in tasca. Dall'atteggiamento sembrava tranquillo, ma la mandibola tesa tradiva le sue emozioni: rabbia e preoccupazione.

Bruno spostò lo sguardo dall'amico a Mattia, senza sapere come intervenire. «Elias, porca puttana...», provò ad avvertirlo a bassa voce.

Ma lui non cedette. «Silvestre, ma che sorpresa!»

Mattia strinse i pugni in tasca, ma non si mosse. Doveva mantenere la calma il più possibile. «Te lo ripeto ancora una volta... Toglile le mani di dosso. Ora

Elias alzò le sopracciglia in una smorfia falsamente impaurita. «Come vuoi tu, Silvestre...» E si scrollò di dosso la ragazza con uno spintone inaspettato.

Nadia cadde sull'asfalto ruvido e freddo del marciapiede, battendo le ginocchia e il braccio, che mise di fronte al volto per coprire la testa. Non versò nemmeno una lacrima quando si tirò su, massaggiandosi la parte indolenzita, con lo sguardo perso nel vuoto: era troppo sconvolta per farlo.

«Merda...», mormorò Bruno sottovoce. Si avvicinò alla ragazza e si inginocchiò accanto a lei. «Stai bene?»

Mattia guardò Elias, acciecato dalla rabbia, e lo afferrò per la camicia. «Non avresti dovuto metterle le mani addosso, stronzo.» Lo spintonò su una macchina parcheggiata sul ciglio della strada e gli strinse la mandibola tra la mani. «Cosa le avete fatto per ridurla in questo stato?»

«Ringrazia Neri.»

Mattia gli tirò un pugno sulla bocca dello stomaco. Elias gemette in silenzio, per non dare soddisfazione al compagno. «Dove sta quel figlio di puttana?» Poi si voltò verso Bruno e lo additò, furioso. «E tu stalle lontano.»

Bruno si alzò in piedi e si scrollò la sporcizia dai pantaloni. «Sta' calmo, Silvestre. La situazione ci è un po' sfuggita di mano.»

Mattia rise, gelidamente. «Vi è un po' sfuggita di mano? Una ragazza ubriaca e disperata mi chiama al telefono pregandomi di aiutarla e tu mi dici che la situazione vi è un po' sfuggita di mano?»

«Okay, Neri ha esagerato nel farla bere, ma-»

«Lui dov'è?»

Elias sorrise. «Si sta divertendo con la tipa del locale. Cosa che avrei fatto anche io, se tu non fossi arrivato a guastare la festa come ogni dannata volta.»

«Elias», sibilò Bruno, portandosi le mani sulla testa. «Cazzo, vuoi stare zitto?»

«Scusa?» Mattia schiuse le labbra stupito, poi digrignò i denti e si fiondò sul compagno. Fece per dargli un pugno in faccia, ma lui si scansò prontamente. La mano colpì in pieno il finestrino dell'automobile, che si crepò al centro in una ragnatela di venature trasparenti.

«Mancato», rise Elias.

Mattia guardò le nocche graffiate e con un moto di rabbia si preparò a tornare all'attacco. Bruno respirò affannosamente e cercò di pensare a un piano che lo potesse fermare, prima che uno dei due si facesse male sul serio. Corse da Nadia e la prese per un braccio, forzandola ad alzarsi. Lei non oppose resistenza. «Non voglio farti del male», le disse a bassa voce, portandosela avanti e reggendola per le spalle.

Mattia non si era accorto di niente. Era troppo offuscato dalla rabbia per pensare razionalmente a ciò che stava succedendo attorno a sé. L'unica immagine che riusciva a visualizzare era la faccia di quello stronzo spalmata sull'asfalto.

«Sei un po' nervoso, Silvestre?», scherzò Elias in modo derisorio. «Un pugno allo stomaco e un finestrino rotto è tutto quello che sai fare?»

«Non mi provocare.» Mattia avanzò a denti stretti e si gettò sul compagno, chiudendogli le mani intorno al collo.

Elias tossì ma non si diede per vinto e gli tirò un calcio sullo stinco. «Finalmente ti lasci andare, eh?»

Mattia strinse ancora di più la presa e lo spinse con tutta la forza addosso alla macchina parcheggiata accanto a loro. La botta fece azionare l'allarme, che iniziò a suonare a tutto volume.

Bruno imprecò ad alta voce: era arrivato il momento di intervenire. Avanzò verso i due ragazzi con andamento incerto, portandosi a mo' di ostaggio Nadia, che per fortuna non si era opposta. Mattia ed Elias, nel frattempo, stavano continuando ad attaccarsi a vicenda. «Silvestre, lascialo andare o la tua amichetta si farà male.» Attirò la sua attenzione alzando il tono di voce.

Mattia allentò d'istinto le mani e s'irrigidì. La rabbia gli aveva fatto scordare quasi del tutto di Nadia.

«Allontanati da Elias», lo incitò Bruno, mettendo più sicurezza nelle sue parole. «Non sto scherzando. Sarebbe... Sarebbe un peccato se le rovinassi il bel faccino che si ritrova, no?»

Nadia guardò la scena come se fosse una spettatrice esterna. Un burattino. La paura le aveva fatto passare un po' la sbornia, ma non abbastanza. La nausea e la confusione mentale non davano cenno di passare.

Mattia si voltò con una lentezza estenuante verso la ragazza e quando la vide trasalì: Nadia era calma, impassibile, vuota. Non piangeva, non tremava, non dava cenni di debolezza. Era semplicemente priva di emozioni. Stava lì, immobile tra le braccia di Bruno, con lo sguardo fisso di fronte a sé. Il vestito nero che indossava era stropicciato e un rivoletto di sangue le colava dal ginocchio fino al piede. Anche in quello stato era di una bellezza pura e disarmante. Ma non era lei, priva di ogni colore vivace e naturale che l'aveva contraddistinta fin dalla prima volta in cui l'aveva vista. Non era lei, e questo lo fece preoccupare da morire. Alzò le mani in segno di resa, senza togliere gli occhi di dosso dalla ragazza.

Elias si piegò su se stesso e tossì, riprendendo aria e massaggiandosi il collo indolenzito. «Fanculo...», mormorò.

«D'accordo», acconsentì Mattia. «L'ho fatto. Lasciala, adesso.»

«Non ancora, Silvestre. Immagino che tu sia una persona di parola.»

«Cristo, Bruno, che altro vuoi?»

«Voglio che fili via da questo posto, senza fare niente di avventato.»

Mattia strinse la mascella. «Dovrei prendervi a calci nel culo fino a domani per quello che avete fatto.»

Bruno aumentò la presa su Nadia. «Silvestre...»

La difesa del ragazzo vacillò. «Okay, ti do la mia parola.»

I due si lanciarono uno sguardo d'intesa, poi Bruno sciolse la presa intorno alle spalle di Nadia e le diede una piccola spinta per allontanarla da lui. «È tutta tua.»

Mattia scattò in avanti e l'afferrò, cingendole la vita e stringendola a sé. Nadia sospirò e si lasciò abbracciare senza dire una parola.

«Andiamo, ti porto via da qui.»

Fecero qualche passo verso la macchina, poi Mattia si bloccò, titubante. Si voltò e vide i due compagni ancora là, di fronte all'ingresso del locale. «Il fatto che vi abbia promesso di non prendervi a calci nel culo oggi non vuol dire che non potrò farlo domani o dopodomani», li avvisò, con un tono di voce volutamente pacato. «Ho un conto in sospeso con voi due e con Neri. Soprattutto con Neri.»

Bruno sospirò e spinse dentro il Joker Elias. L'aveva detto che quella serata sarebbe finita male.

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