Capitolo 24.

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 Mattia era corso fuori dall'Elìte come una furia, il respiro bloccato nel petto e l'ansia aggrappata alla gola. All'esterno aveva strillato il nome di Nadia più volte, guardandosi a destra e sinistra continuamente, nella strada quasi deserta. Un paio di ragazze che stavano fumando una sigaretta proprio accanto all'ingresso del locale l'avevano scrutato con aria interrogativa, chiedendosi quale fosse il suo problema.

Senza ricevere alcuna risposta, superò il tappeto rosso dell'ingresso, spintonando un piccolo gruppo di ragazzi che si trovava di mezzo, senza nemmeno chiedere scusa. In quel momento non gli interessava di niente. Voleva solo trovare Nadia. Era evidente che fosse scappata dalla discoteca, ma stando lì fuori, per strada, poteva sempre incorrere in qualcosa di peggio... Era stata già troppo ingenua a non rendersi conto della trappola che le avevano teso quelle stronze delle sue compagne, figurarsi avere il buon cuore di non allontanarsi troppo per i Parioli da sola, nel cuore della notte, e per di più vestita in quel modo.

«Che razza di idiota», inveì Mattia tra sé e sé, continuando a guardare ogni angolo di strada. La cosa che più lo mandava davvero fuori di testa era il fatto di non essersi mai preoccupato così tanto per un'altra persona fino a quel momento. Di solito, nella sua vita filava tutto con estrema tranquillità, senza troppi ostacoli o picchi di emozioni insolite. La sua esistenza una sorta di limbo di quotidianità, scandita da bisogni sempre accontentati e da impegni per lo più obbligati dai suoi genitori, persone troppo attente alle apparenze sociali per accorgersi dei veri interessi del figlio.

Secondo il giudizio di molti dei compagni di scuola, la sua vita piena di agi e notorietà era il massimo che si potesse desiderare: una casa lussuosa nella zona più In di Roma, una famiglia sulla bocca di tutti i più grandi imprenditori italiani e un futuro spianato.

Vivere una vita da Mattia Silvestre era il sogno di molti, ma non il suo, che in quegli ultimi anni non aveva fatto altro che combattere contro le compagnie imposte da sua madre – tra cui anche il tentativo di una relazione con Anita -, e gli sforzi di farsi notare dai professori a scuola. Questo aveva fatto sì che si eclissasse sempre di più, finendo per assumere una vera e propria maschera di ghiaccio, impassibile alle emozioni e difficilmente scalfibile dagli eventi circostanti. I più, soprattutto alcune studentesse del Machiavelli, pensavano che fosse tutta una copertura, la sua... Una trovata per attirare le attenzioni delle persone più difficili. Ma in realtà non c'era nulla di più sincero nel suo atteggiamento: non faceva finta di non essere interessato. Semplicemente non lo era. Crescendo, aveva iniziato a capire che era meglio essere soli, piuttosto che contornati da gente falsa e interessata solo al patrimonio di famiglia.

Ma adesso, mentre vagava per le vie illuminate dai lampioni dei Parioli, si sentiva diverso... più vivo. Il sangue gli fluiva nel corpo, rendendogli la pelle bollente, mentre l'ansia cresceva secondo dopo secondo.

Sì, si sentiva decisamente vivo.

L'arrivo di Nadia al Machiavelli aveva stravolto la sua vita ordinaria, trasformandola in un mare in tormenta. Proprio la sua, che da sempre si era contraddistinta per essere una tavola piatta e placida.

Avrebbe dovuto odiarla, quella maledetta ragazza, per tutti i guai in cui lo stava subdolamente trascinando. Da quando Nadia aveva messo piede a Roma, catapultandosi nel suo stesso liceo, lui aveva varcato un terreno minato: non appena i genitori avessero scoperto che il loro figlio si stava sbilanciando un po' troppo nei confronti di una ragazza provinciale figlia di un semplice operaio, avrebbero fatto di tutto per far scoppiare una guerra dalla portata mondiale. E, probabilmente, l'avrebbero anche vinta a mani basse.

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