Fuori faceva freddo. Sulla città era calato uno strato di fitta nebbiolina, che rendeva ridotta la visuale e confondeva i contorni delle abitazioni, sbiadendone persino i contorni.
Che ore erano? Le due? Le quattro? Nadia non lo sapeva. L'unica cosa certa era che si trovava per strada, a un centinaio di metri di distanza dall'inferno di locale da cui era appena uscita, e i brividi le percorrevano la pelle come leggere scariche di elettricità. Era troppo scoperta per gironzolare in una notte di ottobre senza nemmeno un giacchetto. I piedi ormai avevano perso del tutto la sensibilità, ma di camminare scalza sull'asfalto proprio non se ne parlava.
Come si era ridotta in quel modo? Vagare al buio per una via sconosciuta di Roma, con degli abiti ridicoli a fasciarle il corpo e la faccia sporca di trucco sbavato... Come si era ridotta in quello stato? Ormai aveva finito anche le lacrime e i singhiozzi che emetteva di tanto in tanto la facevano restare senza respiro, aggrovigliandole le pareti dello stomaco.
Come aveva potuto fidarsi di quelle stronze? Come aveva potuto essere così ingenua da fidarsi di quelle arpie?
Il fatto di non trovare nemmeno una risposta alle sue domande la lasciava in uno stato di maledettissima frustrazione. Quella sera si era dimostrata una sciocca, e la gente si era presa gioco di lei, godendosi le sue performance da circo. Tutti, tranne una persona...Mattia Silvestre.
Nadia tirò il volto in una smorfia di vergogna, mentre davanti agli occhi le scorrevano di nuovo gli ultimi attimi trascorsi dentro al club: Mattia l'aveva guardata come se fosse stata un fenomeno da baraccone. Non aveva riso come gli altri, ma aveva comunque notato che nei suoi occhi si era accesa una scintilla di qualcosa... Pena, probabilmente. Per questo era scappata. Aveva fatto la cosa che da sempre le riusciva meglio: fuggire di fronte ai pericoli.
Nadia si fermò di fronte a un incrocio deserto, incerta su come muoversi. Si passò una mano nei capelli, che ormai avevano perso ogni residuo di forma, e sfilò la molletta che reggeva l'intera acconciatura. I boccoli dorati, o meglio, quelli che un tempo erano dei ricci cotonati, le scesero lungo la schiena, coprendole le spalle. La sensazione di caldo la fece sentire per un attimo meglio, per poi ricordarle di nuovo che sentiva freddo.
Lasciò da parte le lamentele e si guardò intorno. Dove si trovava? Aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, da quando era uscita dal locale, ma adesso, senza più alcun punto di riferimento a cui aggrapparsi, si sentì persa. Come sarebbe tornata a casa?
«Che razza di idiota, che sono!» Scoppiò, dando un calcio a una lattina sull'asfalto. Con un sospiro, afferrò il cellulare dalla borsetta, con l'intenzione di chiamare il padre, che probabilmente sarebbe andato su tutte le furie se avesse saputo che era rimasta da sola in mezzo a una via deserta della città. Quando provò a sbloccare lo schermo del telefono, però, si rese conto che la batteria era completamente morta. «Cazzo...»
All'improvviso, da dietro l'angolo della strada, proprio pochi metri dopo l'incrocio, si sentirono dei passi strascinati, seguiti da una serie di schiamazzi.
Nadia si immobilizzò, come se le fosse stata appena gettata una secchiata di acqua gelida sulla schiena, e ripose il cellulare nella borsetta con fare meccanico, immobilizzata dalla paura. Non aveva messo in conto che avrebbe potuto incontrare qualcuno a quell'ora. Cercò di riattivare il cervello, spronandolo a mettersi in moto e a trovare una soluzione rapida ed efficiente.
Le risate si avvicinarono e Nadia acuminò le orecchie. C'era qualcosa di risentito, in quelle voci. Si sporse appena un po' dalla siepe divisoria all'angolo delle due strade senza fare rumore e rimase a osservare, fin quando non li vide. Cosa ci facevano Diego e i suoi amici lì?
Subito si ritrasse, con gli occhi verdi spalancati e un senso di nervosismo a fior di pelle. Scoprire che dietro l'angolo della strada c'erano delle persone conosciute, in fondo la rincuorava, però dall'altra parte la metteva in agitazione, perché non erano quel genere di conoscenze che avrebbe definito come affidabili.
«Guardate, ragazzi! Prostitutaavvistata! Prostituta avvistata, ripeto!»
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Tutto quello che ho sempre cercato
RomansaNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...