A mano a mano che il venerdì si avvicinava, Nadia si sentiva sempre più tesa. Aveva seguito le lezioni a scuola con meno attenzione, riflettendo su come avrebbe agito quella sera, e aveva speso ore a cercare una giustificazione per non presentarsi all'uscita che aveva promesso a Diego. In qualsiasi caso, non avrebbe dovuto farsi scoprire da Mattia.
Negli ultimi giorni le cose erano un po' cambiate con lui. Adesso la salutava più spesso, in classe, e ogni tanto l'accompagnava con l'auto per un pezzo di strada. Gli altri compagni continuavano a guardarli come se fossero degli alieni sbarcati direttamente sulla Terra, ma lei aveva quasi smesso di pensarci.
Per quanto riguardava Diego invece, non c'era alcuna novità. Lui era lo stesso di sempre: qualche battutina tra una pausa e l'altra, tentativi di approccio poco consoni e continui battibecchi con i suoi amici. Per fortuna nessuno di loro aveva più accennato alla serata del venerdì, al punto che Nadia aveva quasi sperato che se ne fossero scordati. Ma purtroppo non fu così. Il venerdì arrivò in un batter d'occhio e insieme a esso precipitò nell'atmosfera una sensazione di pesantezza disagiante... Una sorta di sesto senso che la metteva in guardia su qualcosa che sentiva sarebbe successo.
Dopo la verifica di matematica, Nadia andò in bagno a sciacquarsi la faccia, stanca dalla prova, al punto da iniziare a vedere numeri e incognite anche nelle facce di chi incontrava nel corridoio.
«Com'è andato il test?», mormorò una voce proprio alle sue spalle, facendola sussultare sul posto. «Ah, dimentico sempre che sei facilmente suggestionabile.» Mattia sorrise, poggiato con una spalla sullo stipite della porta del bagno. Aveva i capelli castani spettinati, come se ci avesse appena passato in mezzo le mani e indossava un maglioncino nero dall'aspetto informale.
«Mattia», esclamò Nadia sospirando, «smettila di spuntare fuori di soppiatto.»
«È così divertente vedere la tua reazione», rispose lui, alzando le spalle.
«Insomma, devi andare in bagno anche tu o mi hai seguita di proposito?», gli chiese alla fine la ragazza.
«Ti ho vista uscire dalla classe e ho pensato di venire a fare due chiacchiere con te. Mi dispiace che ti isoli sempre durante l'intervallo.»
Nadia indicò la porta della loro classe alla fine del corridoio. «Non ti interessa di cosa penseranno gli altri, se ti vedranno insieme a me?»
Lui rispose con un'altra alzata di spalle. «Alcune persone non vedono l'ora di vedermi sparlare di me. Anzi, sono convinto che stiano in attesa di ogni mio errore per spettegolarci sopra per mesi», spiegò, con un tono di voce inespressivo. «E a me non interessano certe cazzate.»
«Sai, ti avrei fatto molto più attento alle formalità, che alla sostanza.» Nadia accennò un sorriso sincero.
«E visto che siamo...» Mattia cambiò discorso e infilò la mano in tasca, tirando fuori un piccolo post-it colorato. «Questo è il mio numero di telefono. Credo che sia arrivato il momento di salvarlo nella tua rubrica.»
Nadia s'intrecciò una ciocca di capelli sfuggita alla coda e studiò con attenzione il foglietto di carta senza però prenderlo. «Mi stai obbligando a farlo?»
Mattia inarcò un sopracciglio con fare risoluto e la fissò intensamente. «Ti sto solo mettendo nella condizione di prendere questo post-it senza possibilità di tirarti indietro.»
«E cosa dovrei farci con il tuo numero, una volta che lo avrò salvato tra i miei contatti? Iniziamo una corrispondenza?»
«Se la tua è una proposta tra le righe, sappi che potrei prenderla in considerazione», mormorò Mattia, abbassando il tono di voce.
Nadia si sentì avvampare in ogni parte del corpo e distolse lo sguardo dagli occhi accattivanti del compagno. «D'accordo, facciamo così, allora», gli propose, sferrando una tattica di contrattacco. «Se nel giro di una settimana non avrò avuto occasione di usare il tuo numero, lo cancellerò dai contatti.»
Mattia annuì risoluto e sfilò il telefono dalla tasca di Nadia con una mossa agile, senza nemmeno darle il tempo di realizzare il gesto. «Vediamo un po'...» borbottò, digitando velocemente dei numeri sul touch screen.
«Ehi, ridammi subito il mio cellulare!» sbottò Nadia, esterrefatta. Provò a saltellare sul posto per sfilarlo dalle mani del compagno, ma lui la schivò prontamente. «Cosa pensi di fare? Questa è violazione della privacy, lo sai?»
Il ragazzo la ignorò volutamente e continuò ad armeggiare con il suo telefono. Qualche secondo dopo fu proprio il suo telefono a squillare, e Nadia impiegò un attimo a capire cosa stesse facendo. «Ciao, sono Mattia e ho appena risposto a una tua chiamata», scimmiottò con entrambi i cellulari in mano. «Il ché ti obbliga a non cancellare il mio numero dalla tua popolatissima rubrica.»
Nadia rimase a bocca aperta e lo fulminò con lo sguardo. «Questo è giocare sporco.»
«Nessuno aveva detto che avrei giocato pulito.»
«Hai usato il mio telefono per chiamarti da solo. Non erano questi gli accordi.»
Lui si strinse nelle spalle. «Non potevo rischiare che eliminassi davvero il mio numero. Sai quanta gente smanierebbe per averlo?»
«Sei un imbroglione arrogante, Silvestre.»
Mattia sorrise, come se l'offesa gli fosse scivolata addosso. «È vero, ma so anche che odio perdere le scommesse.»
«Sappi che non riceverai altre chiamate dal mio numero. Troverò un modo per fartela scontare», lo informò lei, regalandogli uno sguardo allegro e tagliente.
«Non mi interessa cosa ci farai realmente con il mio contatto.» Mattia le restituì il cellulare e la guardò seriamente. «Mi basta sapere che lo hai salvato in rubrica e che mi chiamerai qualora dovesse servirti qualcosa, anche se dovesse essere la più insulsa delle stronzate.»
Nadia sussultò al contatto con la mano calda del ragazzo e annuì.
«Penso di non aver mai faticato così tanto per lasciare il mio numero a una ragazza.» Mattia scosse la testa, incredulo. «Sei unica nel tuo genere, lo sai?»
Nadia fece per replicare, ma venne interrotta da una voce acuta proveniente dalla porta del IVA, dalla quale si affacciò Anita. «Mattia», lo chiamò, sbracciandosi. «Torna in classe! Dai, muoviti... È importante!»
Mattia si voltò verso Anita e strinse gli occhi, infastidito. Non aveva per niente voglia di tornare da loro.
«Devi andare.» Nadia si schiarì la voce e sorrise, evitando accuratamente lo sguardo di Anita.
«Sarà un'altra delle sue cazzate.»
«Credo che tu debba andare a scoprirlo. Ci vediamo dopo in classe. Io credo che andrò a prendere una boccata d'aria in giardino, prima che arrivi la professoressa di biologia.»
Mattia annuì e la salutò con un cenno della mano, prima di avviarsi verso la classe. Quando varcò la porta, Anita lo seguì e gli cinse la vita con un braccio, lanciando un'occhiata di netta superiorità a Nadia.
Lei resse lo sguardo impassibile e scosse la testa. L'attimo dopo le voltò le spalle, diretta verso l'esterno della scuola.
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Tutto quello che ho sempre cercato
Storie d'amoreNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...