Silenzio glaciale. Mai quell'espressione era stata tanto azzeccata. Mai quell'espressione aveva descritto meglio la loro situazione.
Nadia e Mattia erano entrati nella macchina, parcheggiata in fondo alla via, e nessuno dei due aveva proferito parola, facendo calare tra loro uno spesso strato di ghiaccio, gelido e pungente. Le loro menti viaggiavano a più di mille miglia di distanza.
Mattia era furioso e sperava con tutto se stesso che il silenzio e la calma lo aiutassero a ristabilire uno stato psicologico meno omicida. Non era mai stato abituato a quel genere di pressioni, né a mettersi in gioco per qualcuno. Preoccuparsi per qualcun altro che non fosse lui lo rendeva nervoso, irascibile e anche violento. Scosse la testa, non appena gli tornarono in mente le immagini delle sue mani attorno al collo di Elias. Quella ragazza aveva un ascendente troppo spiccato su di lui e questa inflessione premurosa nei suoi confronti lo faceva infuriare ancora di più con se stesso. O forse lo spaventava. Sì, perché lui non poteva davvero provare qualcosa per Nadia... Non era un'ipotesi che poteva minimamente contemplare.
Ma allora perché non faceva altro che pensare a lei?
Nadia era rimasta in silenzio anche dopo che avevano lasciato il Joker. Vedere Mattia correre in suo aiuto le era costato un piccolo tuffo al cuore, era vero, ma la condizione pietosa in cui si trovava non le aveva permesso di provare alcuna emozione. Era come se le avessero appiccato il fuoco su un corpo cosparso di sale: l'avevano resa completamente sterile. La testa le girava di meno rispetto a prima, ma nonostante ciò, la sua mente era in piena attività, facendole vorticare davanti agli occhi le immagini distorte e caotiche di quella serata disastrosa. Se solo non fosse arrivato Mattia...
Un brivido le percorse la schiena. Si raddrizzò sul sedile di pelle e intrecciò le braccia al petto. Accanto a lei Mattia sospirò. «Hai freddo?»
Nadia tenne lo sguardo fisso di fronte a sé. «No», mentì.
Lui scosse la testa e allentò la presa sul volante. Erano ancora fermi nel parcheggio a motore spento, quando si sfilò il giacchetto per porgerlo alla ragazza. «Tieni.»
«Non c'è bisogno, davvero.»
Mattia prese un respiro pieno e rumoroso, ingoiando tutta la pazienza gassosa presente nell'abitacolo della sua automobile. «Nadia, ti prego, almeno per una volta puoi fare come ti dico? Una sola.»
La ragazza sussultò e allungò la mano verso di lui. Non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia. Era terrorizzata dallo scoprire la sua espressione. Era terrorizzata di vedere la delusione nei suoi occhi. «Grazie», disse, mentre si metteva il giacchetto intorno alle spalle. Era caldo e accogliente, e aveva il suo stesso odore di menta e colonia.
Mattia tamburellò con impazienza le dita sul volante, combattuto. «Secondo te come dovrei reagire dopo stasera? Cosa dovrei pensare di te?» disse poi, lo sguardo fisso sulla strada. «Dovrei fingere che non sia successo niente e andare avanti per la mia strada in tutta tranquillità, oppure dovrei arrabbiarmi?»
«Sono molto dispiaciuta per quello che è successo...»
«Sei sempre dispiaciuta», replicò secco lui, «però ogni volta ti ci impegni, per impelagarti nelle peggiori situazioni. Forse ci provi anche gusto.»
«Mattia...»
«No, lasciami parlare», la interruppe. Alzò lo sguardo su di lei in modo deciso. «Ti rendi conto di quanto dovrei essere incazzato con te stasera? Eppure te l'avevo detto di stare lontana da loro. Che ti avrebbero fatto del male. Ti avevo messa in guardia su tutto, Nadia.»
Nadia provò ad alzare gli occhi su di lui, ma la pressione troppo alta la fece desistere. «Sono una stupida, lo so.»
«Sì, lo sei. È questo il problema.» Mattia notò subito che l'espressione della ragazza si rabbuiò, ma decise di non dimostrarsi cedevole. «Pensavi che ti avrei risparmiato le parole dure? Sono molto bravo a essere cattivo.»
«In realtà, sei l'unico che mi parla sinceramente.»
«Gli altri ti trattano in modo gentile perché non gliene frega nulla di te. È assurdo, ma è così.»
«Penso di esserci arrivata.» Lei sorrise sconfitta e cercò gli occhi di Mattia. Il loro sguardo si incrociò per un attimo.
Perfetto, pensò Mattia. Era chiaro che quella ragazza avesse deciso di distruggerlo con quel suo maledetto sorriso. Distolse lo sguardo velocemente, prima che lei potesse accorgersi del suo sguardo da ebete e fissò il rivolo di sangue che gli stava colando dalla nocca sinistra.
Nadia sospirò accanto a lui. Si sentiva tremendamente in colpa per quello che era successo. «Ti fa male?»
«Ci sono problemi decisamente peggiori di un taglio sulla mano.»
Lei annuì, pensierosa, e guardò l'orologio sul cruscotto: era mezzanotte passata. «Già.»
«Hai superato il coprifuoco?», le domandò Mattia, accorgendosi della sua espressione preoccupata.
«Sarei dovuta tornare a casa entro mezzanotte.»
«Tuo padre sapeva che stasera saresti uscita con Diego?» Lui la fissò stupito, arrivando a quella conclusione che nella sua testa sembrava più che logica.
La ragazza scosse la testa e per un momento desiderò di sprofondare nel sedile della macchina fino a scomparire. «No, gli ho raccontato che mi sarei vista con le altre compagne», ammise.
Mattia alzò un sopracciglio. «E chi sarebbero? Perché non mi pare che tu abbia una lunga lista di amiche.»
«Lo so, ma mio padre pensa che sia in buoni rapporti con il gruppo di Anita...»
«Quindi non gli hai raccontato nemmeno della settimana scorsa all'Elìte!», dedusse lui, basito. Poggiò il gomito accanto al finestrino e si passò le mani sugli occhi, stanco. «E volevi tenere nascosta anche a me la tua uscita con Diego.»
«Sapevo che ti saresti arrabbiato, Mattia. Per questo non ti ho detto niente.»
«Allora perché l'hai fatto? Io davvero faccio fatica a capirti.»
La ragazza sospirò e si agitò sul sedile. «Ho sbagliato, okay? Mi sei venuto ad aiutare e te ne sono tremendamente grata, Mattia», disse alla fine, dopo aver titubato un po'. «Ma adesso, per favore, smettiamo di parlarne. Tanto non capiresti.» Mandò giù il groppo in gola e fissò il vetro, per non guardare lui.
Per qualche secondo si sentirono solo i loro respiri, veloci e tesi. Poi Mattia inserì la cintura di sicurezza con uno scatto violento e accese il motore, in silenzio. «D'accordo. Tanto continuare a parlarne mi farebbe solo incazzare di più», ringhiò freddamente. «Mettiti la cinta, che ti porto a casa.»
Lei annuì senza fare storie. Era riuscita a farlo arrabbiare più di quanto non lo fosse già prima. Un lavoro degno di un'artista.
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Tutto quello che ho sempre cercato
RomanceNadia Savini ha 17 anni e una vita apparentemente tranquilla, trascorsa in un piccolo paese della bassa Toscana insieme al padre. Orfana di madre già da pochi anni dopo la sua nascita e in una condizione economica familiare per nulla agiata, sa beni...