Capitolo 52.

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 Per un attimo il cuore di Mattia si fermò.

Non poteva credere ai suoi occhi. Non voleva credere ai suoi occhi. Era successo veramente quello che aveva appena visto?

Si passò le mani in mezzo ai capelli, sconvolto. Era così scioccato che la rabbia si manifestò in una lieve ondata. «Che cazzo hai fatto?» mormorò a Diego, senza guardarlo in faccia.

Lui era rimasto in silenzio, a fissarsi il braccio. Sembrava stupito e forse anche un po' in colpa. Non rispose.

«Porca puttana, Neri, guarda che hai fatto!» gli urlò Mattia, indicando Nadia, inerte a terra.

Diego aggrottò le sopracciglia e si massaggiò una tempia. «Io... non era rivolto a lei», farfugliò.

Mattia imprecò a bassa voce e si inginocchiò accanto alla ragazza, sollevandole la testa con cautela. «Nadia, apri gli occhi.»

Nadia gemette e stinse ancora di più le palpebre.

«Guarda che cosa le hai fatto...» ripeté Mattia, disegnando con un dito i contorni della chiazza rossastra sulla sua guancia. Se non ci avesse messo subito del ghiaccio, le sarebbe venuto un bel livido. «Guarda a che livello sei sceso, Neri!»

Diego si riprese dallo stato di trance come se lo avessero appena svegliato di soprassalto da un brutto incubo. «Ho detto che non era rivolto a lei! Non volevo farle del male, idiota.» Incrociò le braccia al petto e fece un passo indietro. «Dovevo colpire te, Silvestre. Era per te il pugno. Invece se lo è beccato lei. Ha pagato le conseguenze al posto tuo... Non credi che sia il riassunto della tua vita? C'è sempre qualcuno che paga per colpa tua.»

Mattia si sentì punto nell'orgoglio. L'unica cosa che ancora teneva in vita Diego era l'illegalità dell'omicidio. «Vattene adesso prima che ti spacchi una volta per tutte la testa.»

«Non mi sento in colpa, sai?», replicò invece lui, con una scrollata di spalle. Il suo tono di voce però tradiva una sottile scia di nervosismo. «Era tutto calcolato. Dovevo colpirti così forte da lasciarti senza fiato», spiegò con lentezza. «Se adesso Savini si trova in questo stato è solo colpa sua. Non doveva spostarsi.» Mise le mani in tasca e osservò la ragazza. Adesso la chiazza sul suo volto era ben in vista. Distolse subito lo sguardo, infastidito da quell'immagine. Era stato lui a conciarla così.

Mattia deglutì. Doveva frenare a tutti i costi la tentazione di fargliela pagare. «Sparisci», sibilò.

Nadia sentiva delle voci ovattate intorno a sé. Il dolore sul volto si era esteso e aumentava ogni volta che cercava di stringere la mandibola. Teneva ancora gli occhi chiusi, perché aprirli voleva dire confrontarsi con una dura realtà: guardare la faccia di Diego, sicuramente impertinente, e quella di Mattia, inferocito. Si sentiva confusa e ammaccata. Mormorò qualche parola sconnessa e aggrottò la fronte. «Fate silenzio, vi prego», riuscì a sillabare alla fine. Le costò uno sforzo tremendo, soprattutto aprire la bocca e formulare le parole.

Entrambi i ragazzi si ammutolirono. Mattia la guardò stupito, allontanandola un po' dal suo corpo. «Ehi... Come ti senti?»

Nadia scosse la testa e distolse lo sguardo da Diego, mentre tornava con i piedi per terra. «Come se fossi stata investita in pieno da un treno. Riesco a malapena a parlare e...» Si poggiò una mano sulla guancia e trattenne un gemito di dolore. «Che cosa... cosa ho in faccia?»

Mattia le allontanò subito il braccio. «Hai il segno di qualcosa che non doveva succedere», rispose con amarezza. Strinse i pugni e si voltò verso Diego. «Sei ancora qui, Neri? Ti ho detto di andartene!»

«Non così in fretta, ragazzi.» La voce della segretaria squillò alle loro spalle, in parte meravigliata, in parte preoccupata.

Tutti si girarono verso la porta che dava sul corridoio della scuola. Avevano delle espressioni colpevoli e colte in flagrante.

«Qualcuno vuole spiegarmi costa sta succedendo qui?» sbottò, esaminando le facce dei ragazzi uno a uno. Quando spostò gli occhi su Nadia si portò una mano davanti alla bocca e inorridì. «E tu? Santo cielo, che hai combinato?»

Diego fece un passo avanti, sorridendo con nonchalance. «Niente di grave. C'è stato un piccolo incidente di percorso... Savini è caduta a terra, ma sta bene», spiegò con tranquillità.

Mattia lo fissò basito. «Piccolo incidente di percorso? Ma ti sei bevuto il cervello?»

«Silvestre, perché non ce la vediamo tra noi e basta?»

«Insomma, fate silenzio!», tuonò la donna, in un fastidioso acuto. «Esigo sapere cosa ci fate voi tre fuori dalla classe e come mai lei ha un ematoma in faccia. Subito, ragazzi.»

«Neri ha pensato bene di sganciare un bel pugno in faccia a Nadia», spiegò Mattia, senza degnare di uno sguardo Diego. «L'ha fatta cadere a terra e si è appena ripresa.»

La segretaria impallidì di fronte alle parole di Mattia e si schiarì la voce. «È un comportamento inaccettabile, questo. Davvero inammissibile per una scuola di questo livello», farfugliò, inviperita. «Signor Neri, il Machiavelli non è un ring d'incontri. La violenza non è ammessa, mai. Si rende conto di quello che ha fatto?» Si appuntò gli occhiali sul naso e fissò con aria sconcertata il ragazzo di fronte a sé.

Diego sospirò. «Mi dispiace», disse alla fine. Il suo tono era tutto meno che sincero.

«Dispiacersi non basta.» Indicò Nadia, che se ne stava in silenzio in disparte, a tastarsi la guancia gonfia. «Voglio che vada dritto in presidenza, Neri. Il nostro istituto non tollera i teppisti violenti.»

Diego sbuffò scocciato, ma non ribatté.

«Quanto a lei, signor Silvestre», la donna si voltò verso Mattia, inchiodandolo con lo sguardo, «mi dispiace rovinarle il suo momento di gloria, ma temo che dovrà seguire Neri dal preside.»

Mattia sollevò le sopracciglia. «Come, scusi?»

«Ha sentito bene», ripeté lei, severamente. «Si trovava anche lei fuori dall'aula durante l'ora di lezione, quindi per quel che mi riguarda potreste essere stati complici entrambi.»

«Ma sta dicendo sul serio?» ribatté il ragazzo, rivolto verso la segretaria.

«Ragazzi, non siete nella condizione per protestare. Andare nell'ufficio del Preside e spiegategli cosa è successo sarà il modo più efficace per scontare una punizione.»

Mattia strinse gli occhi. «È assurdo... Andrebbe punita una sola persona qui. E non sono io

Nadia alzò un braccio, per attirare l'attenzione. Aprì lentamente la bocca e represse un gemito per il dolore. «Signorina», iniziò piano, «posso assicurarle che Mattia...»

«Ah, no, rimanga in silenzio anche lei. Conciata così non dovrebbe nemmeno parlare.» La donna agitò la testa con un'aria falsamente preoccupata. «Sono disgustata, davvero. Non era mai successo prima d'ora...» Si avvicinò a Nadia e la prese per un braccio, allontanandola da Mattia. «Forza, mi segua.»

Nadia aggrottò le sopracciglia. «Dove?»

«In infermeria. Dobbiamo mettere un po' di ghiaccio su quel livido.» La segretaria mise un braccio attorno alla vita della ragazza e la spronò a camminare.  

Tutto quello che ho sempre cercatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora