Capitolo 3

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Busso piano stando attenta a non rovesciare il vassoio della colazione. Dall'altra parte non ottengo nessuna risposta.

Apro la porta: Beatrice è addormentata, le lenzuola sono cadute a terra. Appoggio il vassoio sul comodino facendo attenzione a non svegliarla.

Non ho mai capito gli Intrepidi, troppo sfrontati, chiassosi, folli. Buttarsi dai treni, prendere a pugni, spintonarsi. Sono tutte cose che ho imparato a non fare insieme a tanti altri comportamenti egoistici. Per questo mi sono tanto stupita quando Beatrice ha scelto di andarsene, è stato doloroso quasi quanto perdere Caleb. Qualcosa che avrei preferito non accadesse. Che non doveva accadere.

Beatrice aggrotta la fronte e si agita spostandosi su un fianco. Ha un tatuaggio sulla clavicola, tre corvi neri, simbolo di incubi segreti. Mi appare profondamente sbagliato esibire le nostre paure più oscure, marcate a forza sulla pelle. Forse non conosco Beatrice Prior bene come ho sempre pensato. Di una cosa però sono sicura: gli Intrepidi non devono dare all'occhio.

Esco dalla sua stanza e accelero il passo. Come immaginavo c'è una stanza dove i Pacifici hanno messo a disposizione dei vestiti per gli ospiti. Alcuni Abneganti sono in fila per prenderli. Sarah Miller tiene per mano il suo bambino, Charlie, il marito è stato colpito da un Intrepido mentre cercavano di scappare. Scorgo anche Marcus Eaton. Anche lui mi vede perchè mi viene incontro con un sorriso triste. Si è cambiato, ora indossa una camicia rossa e pantaloni grigi da Abnegante che gli conferiscono un aspetto discordante.

- Susan Black, sono sollevato che ti sia salvata - . 

Piego il capo in segno di rispetto e devo ricacciare dentro di me un pensiero egoistico, perchè tra tutti i capofazione solo Marcus è tornato mentre mio padre e gli altri sono ancora dispersi. 

- Sto portando dei vestiti per Beatrice - spiego afferrando una camicia e un paio di pantaloni dal mucchio.

Marcus annuisce - In momenti come questi è solo l'altruismo che ci può salvare - si piega verso di me - Tuttavia anche gli occhi aperti sono utili - .

Aggrotto la fronte, Marcus comprende la mia perplessità perchè prosegue - Ho saputo che hai rivisto Caleb - .

Mi mordo la lingua aspettandomi un'altro commento secco come quello di mia madre ma Marcus mi sorprende - Ha perso tanto come molti di noi, è giusto che ci ricordiamo cosa sia l'aiuto reciproco. È uno di noi, ha fatto una scelta infelice e ne ha pagato le conseguenze. Ho provato a parlargli ma sembra molto restio, forse con te c'è possibilità che si apra di più - .

Credo voglia aggiungere altro ma Sarah richiama la sua attenzione.  

Quando torno nella camera di Beatrice la trovo sveglia - Ho pensato che ti sarebbero serviti - mormoro accennando un sorriso.

Mi basta osservarla meglio per accorgermi che non le andranno mai bene, nella fretta ho preferito essere avventata - Sono dispiaciuta che i vestiti non siano della tua taglia - mi scuso - Sicuramente te ne possiamo trovare di migliori se i Pacifici vi permettono di restare - .

- Vanno bene - taglia corto Beatrice, sembra quasi irritata - Grazie - aggiunge .

Gli Intrepidi l'hanno forse resa più brusca? Poi mi ricordo che ha perso entrambi i genitori, è naturale che sia ancora sconvolta. Mentre si veste noto le unghie spezzate.

- Ho sentito che ti hanno sparato - esclamo, lo ripeto due volte prima che mi senta.  - Hai bisogno per i capelli? O le scarpe? - . Riesco a vedere la benda attorno alla spalla, sotto la camicia larga.

- Si , grazie - mormora Beatrice.

Si siede sul letto davanti allo specchio. Sul comodino trovo un pettine di tartaruga con cui inizio a pettinarle i capelli stando ben attenta a non guardare la mia immagine riflessa. Sarebbe un peccato di vanità.

- Hai già visto Robert? - mi chiede Beatrice.

Per poco non rischio di tirarle i capelli - Brevemente, ieri - . Vorrei non avere un tono così risoluto.

 - L'ho lasciato ad affliggersi con la sua fazione come io faccio con la mia. È stato bello rivederlo, comunque - . Glisso sull'argomento perchè Beatrice non sembra interessata e non è da Abneganti annoiare con atteggiamenti egoistici.

- È un peccato che tutto questo sia accaduto - dico per cambiare argomento - I nostri capi stavano per fare qualcosa di meraviglioso - . Ricordo come papà rientrava a casa con la fronte distesa, accennando a un misterioso progetto.

- Che cosa? - adesso Beatrice sembra davvero interessata.  

Arrossisco - Non lo, avevo solo capito che stava succedendo qualcosa. Non volevo essere curiosa, ho solo notato delle cose - .

- Io non ti criticherei neanche se fossi stata curiosa - .

Annuisco e continuo a pettinarle i capelli stando bene attenta a non farle male quando incontro dei nodi. Mi piace il silenzio ma adesso, con Beatrice, sembra qualcosa di sbagliato. Prima eravamo amiche, adesso siamo solo due imbarazzate estranee.

- Gli Intrepidi tengono i capelli sciolti, giusto? - .

- A volte - esclama Beatrice - sai fare una treccia? -.

È una via di mezzo tra un'acconciatura Abnegante e una Intrepida, lo trovo un giusto compromesso. È sicuramente molto meglio delle chiome Pacifiche schiarite dal sole dei campi e apertamente esibite.

Divido i capelli in ciocche e inizio ad intrecciarli con delicatezza. Quando ho finito Beatrice sembra essersi persa nei suoi pensieri, mi rendo conto di essere solo d'impiccio. Esco dalla stanza con un sorriso imbarazzato richiudendomi la porta alle spalle.

È strano vedere un'amicizia sfiorire in pochi mesi, mai mi sono sentita così distante dagli Intrepidi. Penso con nostalgia alle nostre chicchierate dopo la scuola: io, Beatrice, Robert e Caleb. Adesso siamo tutti alla deriva, con capelli troppo lunghi, cicatrici nascoste, e tante parole taciute. Non so se  potremo più tornare ad essere come una volta. Il cambiamento ma non mi piace. Porta scompiglio, genera caos, frantuma la terra sotto ai tuoi piedi.

Mi aggrego a un gruppo di altre Abneganti e aiuto a sbucciare patate per tutta la mattinata.

Quando rivedo Beatrice i suoi capelli biondi non sono più raccolti in una treccia, ma hanno un taglio netto, che arriva poco più in giù del mento. Sembra spezzare tutto quello che ancora chiamiamo passato.

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