Capitolo 58

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-Qualcuno venga qui, presto - .

Una mano fredda mi accarezza i capelli, sto sudando. L'aria è irrespirabile e il rumore mi sta facendo scoppiare la testa. L'ammasso di carne e sangue che è la mia spalla brucia terribilmente. È un dolore che blocca i polmoni e spegne il cervello.

- Va tutto bene, bambina - una voce materna e tremante, giunge da lontano, non mi ci soffermo a lungo.

- Portatele dell'acqua - mormorano.

Sono in mezzo ad angeli, le voci così confuse e dolci contrastano con l'inferno rosso in cui mi trovo.

- Stai ferma - dicono le voci.

Sento la necessità di agitarmi, di scrollarmi di dosso il freddo e il male.

- Dobbiamo toglierlo - una voce rauca e stridente squarcia la calma in cui sto galleggiando.

Ci sono delle parole concitate che non riesco a comprendere, non mi sembrano molto propense. Alla fine però una mano mi accarezza la fronte
- La tengo ferma - .

Riesco a percepire la tensione del movimento. Un attimo prima che il dolore mi scoppi nella testa riesco ad avere un breve istante di lucidità. C'è mamma accanto a me, assieme a un gruppo di donne Abneganti.
Gli occhi di Kim scintillano, poi estrae il coltello.



È passato tempo da quando sono rinvenuta. La vista è abbastanza nitida ed il dolore si è fatto meno intenso. Ho una benda bianca annodata forte alla spalla.

Mamma mi accarezza i capelli - Va tutto bene, Susan. Il peggio è passato - .

Sembra davvero che il peggio sia passato. La biblioteca è diventata scenario di schegge di vetro e feriti. Il monitor nero bucherellato di proiettili ha assunto una nuova inquietante presenza.

Distolgo lo sguardo e lo poso su gli altri. Siamo tutti ammassati qui. Abneganti, Eruditi, Intrepidi, Candidi, Esclusi e perfino qualche Pacifico. Tranne per alcune grida c'è una quiete che mai avevo sentito prima.
- Cos'è successo? - chiedo con voce impastata.

- Abbiamo vinto, Jeanine è morta - dice Kim con voce monotona.

Siede accanto a me, ha il volto sporco di cenere e di sangue, non ha ferite gravi, quindi presumo che si tratti del mio. Vorrei dirle qualcosa ma ha uno sguardo tanto cupo e scuro che preferisco rimanere in silenzio.

Anche mia madre è in disordine: ha i capelli arruffati e il volto di chi ha visto molto e compreso troppo poco.

I gruppi delle fazioni sono difficilmente riconoscibili, così sporchi e grigi che siamo. Scorgo Peter assieme ad una donna dai capelli rossi, è in mezzo a un gruppo pieno di brusii. Candidi, probabilmente. Ho il sospetto che mi stia guardando anche lui ma non ne sono così sicura perché subito dopo chiude gli occhi.

Caleb sta venendo verso di me. Cammina a passo incerto, ha la camicia Erudita macchiata di rosso.

Mia madre si irrigidisce e riprende ad accarezzarmi. Caleb è a pochi passi da me ormai, tutti gli Abneganti sono percorsi da un fremito, forse di rabbia, forse solo di sorpresa. Caleb si abbassa così da incontrare il mio sguardo. Ha gli occhi rossi e il volto pallido. So che vuole dirmi qualcosa, lo so.

- Avanti parla - esclama secca mamma.

Caleb deglutisce, ha uno sguardo risoluto - Vorrei parlare con Susan, se non vi dispiace - .

Conosciamo tutti la risposta - Hai già fatto abbastanza - dice mamma - Adesso puoi andartene - .

Caleb scuote la testa - Non capite - stringe i pugni - è una cosa importante - .

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