Capitolo 17

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Qualcuno mi scuote - Susan, è ora di scendere - .

Sbatto le palpebre un paio di volte prima di mettere a fuoco Caleb. Ha un espressione preoccupata. Gli Esclusi attorno a me si stanno sgranchendo e bisbigliano tra loro. Riesco a riconoscere dalle loro posizioni rilassate che siamo arrivati alla meta. Al primo tentativo di rialzarmi le gambe mi cedono e scivolo di nuovo a terra. La seconda volta c'è Caleb che mi sostiene e la sua fronte è talmente aggrottata che le rughe di preoccupazione sembrano solchi.

- Andiamo - esclama Edward e si butta dalla carrozza.

Impiego qualche secondo prima di rendermi conto che lo devo fare anche io.

- Lo so che sembra difficile ma credimi è meno pericoloso di quanto sembri - mi sussurra Caleb all'orecchio guidandomi verso il portellone aperto.

Uno a uno gli Esclusi si buttano dal treno fino a quando non rimaniamo noi quattro e due uomini dall'aspetto cupo. Si devono assicurare che non tentiamo di fuggire. La carrozza ci fa ondeggiare : davanti a noi si profilano i bordi di un edificio in mattoni . è appena qualche chilometro dalla residenza degli Abneganti.

- Al mio tre - dice Caleb.

Tobias salta e atterra - vivo - sull'asfalto. La voce di Caleb che scandisce i numeri è distante.

- Tre - con più goffaggine di Tobias salta .

Io sono ancora sul treno. Adesso sembra andare più veloce. Penso alle possibilità innumerevoli di schiantarmi come quando da piccoli io e Robert salivamo sul furgone di papà e ci sporgevamo dal finestrino. Io sussultavo per la velocità, Robert rideva.

- E se ci facciamo male ? - mormoro.

Beatrice mi prende la mano facendomi sussultare : non mi ricordavo fosse qui anche lei.

- Saltiamo insieme, io e te . L'ho fatto una decina di volte e non mi è mai successo niente. - .

Non so se è vero, forse sta mentendo per farmi scendere dal treno ma improvvisamente rimanere da sola nel vagone con i miei sensi di colpa non mi sembra più una buone idea. Le stritolo la mano.

- Al tre - esclama Beatrice - Uno. Due. Tre. - .

Non ho il tempo di arretrare : salta e mi tira dietro. L'aria mi mozza il respiro. Cado per terra e rotolo su un fianco sentendo la ghiaia che preme sulla gamba. Ho un ginocchio sbucciato che inizia a colorarsi di rosso. Lo fisso sorpresa ma basta sfiorarlo per sentire la pelle bruciare. Mi alzo di scatto improvvisamente lucida, il treno mi sfreccia davanti. Tobias e Beatrice iniziano a camminare lentamente e io li seguo. Caleb mi si affianca, ogni tanto mi guarda di sottecchi per assicurarsi che stia bene. Decido di concentrarmi sul dolore della ferita e di lasciare perdere quelle ben maggiore ma che non sono visibili. Gli Esclusi ci guidano verso un vicolo sporco che sa di spazzatura e fognature. Sono abituata, noi Abneganti abbiamo sempre portato viveri in posti del genere, ma devo comunque trattenere la nausea. Entriamo in una struttura malmessa dai muri scrostati e le finestre rotte. La prima cosa a colpirmi è il rumore : risate, strilli. Alcuni bambini si rincorrono, donne e uomini seduti per terra spartiscono scatolette di cibo. Caleb è a bocca aperta. Ho sempre pensato che gli Escluse stessero da soli , mi sbagliavo.

- Che sta succedendo? Perchè vi siete riuniti in questo posto? - sbotta Beatrice.

Edward sorride restando comunque inquietante - Pensavi che fossero ... fossimo divisi. Bè lo sono stati, per un pò. Erano troppo affamati per pensare a qualunque cosa che non fosse cercare cibo. Ma poi gli Abneganti hanno cominciato a distribuire cibo, vestiti, utensili, di tutto - .

E loro sono diventati una fazione, è tutto così ovvio.

- Si sono messi ad aspettare. Quando mi ci sono imbattuto erano già così ... e mi hanno accolto a braccia aperte - .

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