Capitolo 21

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- Fate troppo rumore - ringhia Kim per l'ennesima volta.

Mi scuso in fretta, ho il dubbio che non cerchi altro che una scusa per abbandonarci qui. Ancora non so come abbia fatto Caleb a convincerla a farci da guida.

- Cercate di fare più attenzione - sbotta Kim assottigliando gli occhi.

Sembra un cane pronto ad attaccare. A peggiorare la situazione c'è quel lungo coltello che tiene in mano, talmente affilato brillare. Mi mette i brividi.

È ormai un'ora e mezza che ci siamo messi in cammino ma non mi sembra di essermi allontanata molto dal quartiere degli Esclusi. Ogni tanto sento uno schiocco e mi guardo attorno : ho paura che spunti fuori qualche malintenzionato da un momento all'altro. Ho scoperto che il mondo Escluso è molto più celato di quanto pensassi. Ci si muove da soli, a passi veloci e brevi, per vicoli sporchi e distrutti. La nostra città ha un lato che mai avevo visto prima d'ora. Kim cammina spedita e con decisione. Accelero il passo e nel farlo slitto su una sostanza viscida e scura. Caleb mi afferra saldamente prima che cada.

- Grazie - biascico riprendendo stabilità.

Non voglio mostrarmi debole, specialmente considerando il rischio che Kim se ne vada lasciandoci da soli. Disarmati. Caleb si slaccia i primi bottoni della camicia . Intravedo un bagliore ma forse è solo la mia impressione.

- Potremmo fermarci un attimo, siamo tutti stanchi - .

Kim si ferma. Quando si volta, molto lentamente, il suo viso è contratto da una smorfia. La cicatrice sullo zigomo è bianca e spicca come una fiamma .

- Forse vi siete dimenticati che non stiamo facendo una gita. La città è pericolosa, sto rischiando anche io in questo momento - .

- E ti ringraziamo - esclama Caleb con cautela - Ma la strada è lunga e nessuno di noi mangia da questa mattina. Fermarci per qualche minuto non dovrebbe essere un problema - .

Kim gli si avvicina come una furia tanto che si possono toccare - Fermarci è la risposta sbagliata, Rigido. Conosco tipi che sono stati sgozzati per aver deciso di sostare - sputa le parole come se fossero veleno.

Caleb la fissa per alcuni secondi, poi abbassa lo sguardo.

Gli appoggio una mano sulla spalla - Andiamo - .

Kim è già avanti e ha ripreso a camminare.

Caleb sospira - Vorrei essermi interessato di più alla geografia della nostra città - .

Io vorrei tanto che avesse preso anche lui un coltello, ma non lo dico. Continuiamo a muoverci. Ispezione le palazzine malmesse, le finestre rotte. Tutto qui mi fa rabbrividire. Siamo in una città fantasma che ci fissa famelica con gli occhi infossati. Sfioro il braccio di Caleb per sentirmi più sicura, è ghiacciato.

- Da questa parte - esclama Kim .

La sua voce è troppo forte ed eccheggia fra le palazzine vuote. Svoltiamo l'angolo . Vado quasi a scontrarmi contro un muro in mattoni sporco di intonaco. Kim si guarda alle spalle e ci si appoggia premendo in basso a destra. Alcuni blocchi vengono via creando un varco abbastanza grande da permettere il passaggio a una persona rannicchiata.
- Venite - sibila Kim.

I capelli scuri le ondeggiano sulle spalle come serpenti velenosi. Si infila nel buco velocemente, Caleb mi fa cenno di andare avanti . Striscio dentro cercando di fare meno rumore possibile. Il buio mi inghiotte. Qualcosa mi sfiora, reprimo in grido di paura per evitare che Kim si arrabbi di nuovo.

- Sono io - sussurra Caleb all'orecchio.

Ho la pelle d'oca ma tiro un esitante sospiro di sollievo. Ho imparato che il pericolo ti coglie impreparato. Qualcuno, forse Kim , avanza a tentoni .

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