Capitolo 54

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La prigione è fredda e scura. Ho deciso di non contare più le ore ed il tempo che passa, preferisco non pensarlo scandito dalla morte.

Ci sono alcune cose che speravo di fare prima di essere scoperta traditrice. La prima era di rivedere un'altra volta mamma e Robert, abbiamo fin troppe cose da dirci, cose magari non molto importanti fino a qualche giorno fa ma che adesso lo sono. Volevo parlare di papà, volevo sapere cosa ne pensa mamma dei miei capelli, volevoo tirare fuori tutti quegli argomenti scomodi che abbiamo evitato per tutto questo tempo. Volevo ritornare ad avere una famiglia.

Fa fin troppo freddo per poter dormire quindi mi è del tutto impossibile fermare i miei pensieri.

Devo dire a Kim che mi dispiace per come è andata, forse ne avrò l'occasione al mio processo, se verrà. Suppongo che ci sarà anche Brianna assieme a tutti gli ex- Abneganti. Li ringrazierò per tutto.

Più rifletto più scopro di avere molte persone a cui chiedere scusa e con cui risolvere la situazione.

Sarah e suo figlio per esempio, non potrò mai sapere conoscere il bambino suo e di Roger. Non riuscirò nemmeno a chiarirmi con Beatrice né a farmi un'idea su Tobias Eaton.

Non potrò più mangiare le mele dei Pacifici, vedere il tramonto, avere paura, sentire il profumo del pane appena sfornato, baciare qualcuno, capire che tipo di persona voglio diventare.

È tutto finito.

Mi appoggio ancora di più al muro che mi raschia la schiena, ho perso la sensibilità del mio corpo. Mi sento distante. La stanza buia si sfalda in coriandoli di luce e figure caleidoscopiche. Ho freddo.




- Io dico che è morta, dovremmo andarcene - .

- Non dirlo. Neanche. Per. Scherzo. - .

- Voi Esclusi siete particolarmente suscettibili - .

- E voi traditori avete sempre la cattiva abitudine di parlare troppo - .

- Dico sul serio, è normale che sia blu? Perché la tua amica assomiglia a un ghiacciolo -.

- Se non mi dai una mano giuro che ti apro da parte a parte - .

- E dopo chi guiderebbe? - .

- Oh, ma piantala - .

Sbatto gli occhi, ombre mi afferrano, mi fanno rabbrividire. Il mondo appannato è troppo brutto per essere desiderabile. Meglio l'oscurità.

-L'hai spaventata - .

- E cosa ti fa pensare che non sia stata tu? Non sono certo io quello brutto e cattivo - .

- Inizia a piacermi l'idea di un omicidio - .

- Sei troppo piccola, è già tanto se riesci a tenere in mano un coltello - .

- Prova a ripeterlo - .

- Una volta usciti da qui sarò più che felice di farlo ma Susan sta per riperdere coscienza, ha l'aria di una che ha tirato su l'anima - .

- Si chiama vomito - .

- Volevo compensare la tua volgarità - .

- Che carino. Dimmi ancora perché sei venuto con me - .

- Amo avventurarmi nel quartiere degli Esclusi in piena notte e rischiare di venire pestato a sangue, linciato e magari anche bruciato vivo da quella banda di psicopatici invece che rimanermene al sicuro. Non lo sapevi? - .

- Masocista - .

- Si dice masochista - .

- Oh, fa lo stesso. Aiutami a tirarla su piuttosto - .

- Certo che è pesante - .

- Oppure hai la forza di una ragazzina - .

- Attenta alle parole, ragazzina - .

Fluttuo incurante di finire contro oggetti o muri. La percezione della realtà torna a scatti. Riesco a sentire le voci, ha percepire la consistenza dei corpi, perfino l'odoro delle mura ammuffite mi entra nei polmoni facendomi tossire. L'aria improvvisamente calda ha lo stesso affetto di uno schiaffo. Sbatto gli occhi tentando di riprendere fiato come dopo troppo tempo sotto l'acqua.

-Puoi stare più attento? - .

- Per quale motivo stai facendo tutto questo ? - .

- Susan è una mia amica - .

- Un'amica che faceva il doppio gioco e non te lo ha detto - .

- A volte bisogna fidarsi delle persone - .

- A volte bisogna anche usare la testa - .

- Se fai un'altra battuta giuro che ti abbandono qui. Legato. Da solo. Preferibilmente morto - .

- Cercavo di allentare la tensione - .

- Hai paura ? - .

- Sono un Intrepido, non ho mai paura - .

- Non sembri poi così convinto - .

- Fatti gli affari tuoi. Piuttosto, sei sicura che questa carretta funzioni? - .

- Il Rigido ha detto di si , e comunque non abbiamo un altro mezzo - .

Una portiera sbatte. Forse, si apre. Capire cosa sta succedendo è più difficile di quanto pensassi.

Vengo sballottata da una parte all'altra, alla fine mi infilano dentro. È una macchina. È il furgoncino per la precisione.

- Roger? - gracchio, ho la gola talmente secca da non riuscire a dire altro.

- Finalmente ti sei svegliata - .

Mi passano qualcosa di tondeggiante e liscio. È una fiaschetta. La svito con le mani che tremano e ne bevo un sorso. Poi diventano due, poi tre fino a svuotarla del tutto.

- Grandioso! Era l'unica riserva di acqua che avevo - sbuffa qualcuno.

- Rilassati, Faccia D'Angelo . È tutto sotto controllo - .

Per quanto ci sia uno spiraglio di luce faccio comunque fatica a mettere a fuoco i loro volti. - Dove stiamo andando? - chiedo lentamente.

- A risolvere un enorme casino - .

- La fai sembrare una cosa eroica - .

- Chiudi il becco, tu - .

Le palpebre mi si fanno sempre più pesanti. È un brutto momento per addormentarsi. In bocca ho il sapore ovattato e confuso del sonno.

- Prossima fermata: Lassi - .

- E non sarà l'ultima - .

- Sei superstiziosa? - .

- Se lo fossi non avrei chiesto aiuto a te - .

- Più passa il tempo più inizio ad apprezzare la tua dolce e amorevole compagnia - .

- Oh, sta zitto - .



NOTA AUTRICE : Capitolo scritto in maniera diversa ma non per questo privo di colpi di scena, si accettano scommesse sull'identità dei salvatori di Susan. Commentate, non siate timidi!

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