Capitolo 42

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  Mi siedo accanto a lui - Ci deve essere un modo per andarsene - .

- Se ci fosse lo avrei già fatto, non trovi? - .

Per quanto Peter sia bugiardo e crudele capisco che sta dicendo la verità. Siamo spacciati.

La stanza è un'inutile gruppo di scaffali e cartelle. Forse contengono le informazioni che cercava Rick oppure è più probabile che Jeff mi abbia mandato qui con il tentativo di farmi beccare e vendicarsi, al momento non mi importa sapere quale delle due opzioni sono giuste. Voglio solo andarmene da qui.

- Non credi che dovremmo unire le forze ? - .

Peter mi squadra - Hai qualche superpotere da usare, Rigida? Perchè io sono un pò a corto - .

- Un divergente però riuscirebbe a contrastare il siero - sto pensando a Beatrice, lei potrebbe aiutarmi se solo fosse qui.

Peter mi fissa nauseato - Potresti non nominarli? Non ho intenzione di passare i miei ultimi istanti di lucidità a parlare di divergenti. Ne ho sentito anche troppo a lungo - .

Sto per ribattere ma mi precede - Anzi a dire il vero avrei preferito non passarli con te - .

Questa volta sono io a squadrarlo - Perchè c'è qualcuno con cui avresti voluto passarli? - il pensiero di Peter che tiene ad una persona suona ridicolo.

- Touchè - spalanca gli occhi assumendo l'aspetto innocente che gli ho già visto fare in passato.

- C'è un modo per fermare il siero o aprire una delle due porte ? - .

Peter scuote la testa.

Il suo volto si distorce, riesco a mettere a fuoco solo gli occhi verdi. Dello stesso colore di qualcuno che conosco fin troppo bene.

Scrollo di dosso il pensiero e mi concentro - Un passaggio sul soffitto che non sia comunicante con i condotti d'aria, una finestra nascosta? - .

Peter ha gli occhi socchiusi - Hai una fervida immaginazione - mormora con voce impastata.

Ed improvvisamente vedo la finestra, è piccola ma mi meraviglio di non averla vista prima.

- C'è un'uscita - esclamo alzandomi in piedi.

La finestra è fin troppo invitante, mi avvicino cercando di aprirla. Deve essere il sistema di sicurezza a bloccarla, eppure con qualche colpo si riuscirebbe a romperne i vetri.

- Mi serve la tua pistola - .

Mi volto verso Peter, è sdraiato, immobile. Ho un brivido lungo la schiena. Improvvisamente non so che fine abbiano fatto le luci ma è tutto in penombra, Peter è ancora fermo. Gli sfioro la giacca trovandola impregnata di qualcosa di vischioso. Peter mormora qualcosa, un rivolo gli cosa sul volto. Sangue. Ovunque, sommerge il pavimento e mi fa gridare. 

-Susan - vengo scrollata con forza - Apri gli occhi, dannazione - .

Peter mi sta tenendo ferma, cerco di liberarmi ma rafforza la presa. Il sangue. Non posso fare a meno di pensare a tutto quel sangue e alla finestra. Gli graffio il volto strappandogli un'imprecazione e permettendomi di sottrarmi alla sua presa.

- Il siero, sono allucinazioni - esclama Peter.

Sbatto le palpebre, mi ero dimenticata del siero. Era tutto così reale ...

I contorni della stanza iniziano a farsi più netti . Non c'è nessuna finestra. Peter ha una mano sulla guancia dove l'ho graffiato - Scusa - mormoro .

Se fosse stato qualcun'altro mi avrebbe fatto un sorriso rassicurante ma si tratta di Peter, quindi mi ignora.
- Ho scoperto che il siero va ad ondate, non manca molto perchè ritorni - .

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