Capitolo 38

50 5 7
                                    

Per gli Abneganti il tradimento è qualcosa di ignobile. Il traditore è ignobile.

Voltare le spalle a tutto quello che si è non significa solo essere egoisti ma anche falsi, spregevoli, infidi. Tradimento è sinonimo di doccia fredda e accoltellata alle spalle.

E brucia. Infinitamente. 

Prima d'ora nessuno mi ha mai tradita, nessuno a cui tenessi. Sono sempre stata impaurita di tradire me stessa e quello in cui credo, mai gli altri. Mai Caleb. Persino quando ha scelto gli Eruditi ho rispettato la sua decisione, era giusto così. Ma ora. 

Mi viene appoggiata una coperta sulle spalle - Devi rimanere al caldo, Susan Black - non rispondo.

Le scale su cui sono seduta mi offrono abbastanza contatto della realtà da farmi sentire viva. Fa freddo, nonostante sia quasi estate. La pelle brucia, gli occhi sono asciutti. È come se tutte le lacrime che ho speso a partire dall'attacco degli Eruditi non ci fossero più. Niente pianti per Caleb.
Fisso il cielo che sta iniziando a tingersi dei colori dell'alba.

La coperta mi scivola giù dalle spalle, poco male, non ho freddo. Potrei andare a dormire, ne avrei bisogno, ma non riesco a fare a meno di pensare a tutte le volte in cui Caleb mi ha mentito. A partire dalla residenza dei Pacifici ha sempre tentennato su qualcosa, qualcosa di molto importante. Anche Peter era al corrente del suo voltafaccia, ha provato a capire se  sapessi qualcosa quella sera in infermeria. Poi è passato anche lui agli Eruditi.

Paragonare Caleb a Peter, scaltro e senza scrupoli, fino a qualche giorno prima sarebbe stato impossibile.

Un lungo brivido mi percorre la schiena, ho la nausea. Caleb che odia i divergenti, che è fratello di una di loro.

Mi piego in due cercando di frenare la bile che sta risalendo la gola.

Caleb che ha detto di fidarsi di me e proprio per questo mi ha mentito. Si fidava del mio modo di essere, sapeva che non lo avrei perdonato per il suo tradimento.

L'aria è fredda e ispida, appoggiata al marciapiede sento la pelle bruciare fino ad avere voglia di graffiarmi.

Tutti i baci che io e Caleb ci siamo dati, soprattutto l'ultimo. Un'ondata di nausea, questa volta più violenta.

I nostri sogni, le nostre aspettative, le nostre famiglie.

Appoggio i palmi al marciapiede venendo investita da un sudore freddo che mi fa tremare. La verità è che volevo conoscerlo di nuovo ma non ci sono mai riuscita.

Sputo ossigeno e rancore.

In fondo dovevo aspettarmelo. Caleb è un Erudito, lo è sempre stato. Lo vedevo ogni volta nel suo sguardo affascinato, nella vita a cui ambiva, nel suo comportamento. È un bravo attore, è sempre stato bravo a fingere, ha fatto pratica per sedici anni comportandosi secondo le regole di una vita che non voleva. Io non riesco a capirlo. Non posso.

Ho un dubbio, scotta come la brace. Di chi sono innamorata? Il Caleb che conosco, con cui ho sempre parlato è mai esistito? Forse è tutta una maschera. Può essere che sia stato se stesso solo tutte le volte in cui abbiamo litigato, quando se ne voleva abbandonare lasciandomi dagli Esclusi.

Non vedeva l'ora di ritornare dalla sua vera fazione. La stessa fazione che ha decimato la sua famiglia. Che ha ucciso mio padre. 

- Susan Black - vengo alzata di peso con delicatezza.

Ho la testa che sta per scoppiare, sono scossa da brividi. È tutto confuso.

- Mettila sul letto - i suoni arrivano lontani.

Una mano si posa sulla mia fronte - Febbre - dice qualcuno.

- Bende bagnate - .

- Medicine - .

Voci agitate, forme sbiadite. Una nuova alba sorge ed io non la sto guardando.







NOTA AUTRICE: Capitolo breve, lo so . Prometto che il prossimo ritornerà alla lunghezza di sempre. Ora che Caleb se ne è andato Susan si sente persa ma soprattutto ha paura di non riuscire a lasciarselo alle spalle. Tuttavia, dalle ceneri si può rinascere . . . 

HumbleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora