Capitolo 6

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Lavo minuziosamente la ciotola di vetro stando bene attenta a evitare di lasciare tracce di sapone. Ho le mani nell'acqua fredda da talmente tanto tempo da non sentire più la punta delle dita .

- Direi che hai finito - Odessa Knight mi sfila delicatamente la ciotola dalle mani .

- Non è vero - protesto ma non c'è molto da fare.

Odessa, la Pacifica a cui stiamo dando una mano sorride - Lavori da tutta la giornata. Prenditi una pausa o le tue manine bianche diventeranno screpolate - .

Vorrei rispondere che noi Abneganti non guardiamo l'aspetto fisico ma ho la bocca impastata, sono davvero stanca. Mi asciugo le mani sui pantaloni e con un cenno esco dalla cucina. Nel corridoio delle bambine Pacifiche saltano alla corda, ogni tanto una di loro sbaglia e si mettono a ridere. Le supero e con gli occhi socchiusi mi dirigo fino alla mia camera. Ho la vista offuscata e gli occhi che bruciano. Odessa ha ragione, non ho preso un attimo di pausa. Ma dopo ieri mamma non mi ha più rivolto la parola e avevo bisogno di tenere la mente impegnata. Mi sdraio sul letto e socchiudo gli occhi. Ho bisogno di riposarli solo per un attimo.

Caleb mi sta guardando con la bocca piegata da un lato. Sbatto le palpebre e aggrotto la fronte - Cosa ci fai qui? - .
- Ciao anche a te - esclama sedendosi sul letto.

Sono ancora confusa, devo essermi addormentata - Da quanto sei qui? - .

- Abbastanza - .

- E non hai pensato che non volessi visite? - .

- La porta era aperta - Caleb alza le spalle.

Mi tiro a sedere sfregandomi gli occhi imbarazzata - Per quanto ho dormito? - .

Caleb sorride divertito - Un pò, ti sei persa la cena, se vuoi saperlo - .

Ho fame ma evito di dirlo - C'è possibilità che abbiano qualche avanzo nelle cucine? - .

Caleb scuote la testa - È fin troppo tardi, ma ho un idea - si alza ed esce dalla stanza.

Se mamma è arrabbiata con me difficilmente migliorerei la situazione uscendo con Caleb ma ci sono poche possibilità che mi veda e poi ho voglia di farlo. Lo seguo lungo il corridoio buio cercando di vedere dove sto andando. Caleb taglia bruscamente il percorso e inizia a salire una scala a pioli che non ho mai notato. Afferro la balaustra cercando di non scivolare su uno degli scalini. Una volta in cima il vento mi soffia in faccia scompigliandomi i capelli. È un terrazzo non molto grande dove i rami degli alberi di sotto salgono intrecciati.

- È molto bello - mormoro.

Caleb si siede per terra abbastanza vicino da essere sotto i rami che creano una sorta di riparo. Il cielo è scuro bucato da quei puntini minuscoli che chiamiamo stelle. Delle nubi coprono la luna, la percepisco pulsare sotto la notte.

- L'ho scoperto questa mattina quando ho aiutato a raccogliere le mele, ce ne devono essere ancora - .

Lo guardo mentre si sporge cercandole impigliate tra i rami e mi rendo conto che mi è mancato più di quanto voglia ammettere.

- Trovata! - Caleb stacca una mela rossa, lucida.

Ci fissiamo per quelli che mi sembrano lunghissimi secondi. Vorrei sapere a cosa sta pensando in questo momento.

- Tieni - afferro la mela e le do un morso.

Il sapore è aspro, faccio una smorfia. Caleb si mette a ridere - Non lo trovo divertente - mi siedo a gambe incrociate e do un altro morso alla mela.

- Hai ragione - Caleb stacca un altro frutto e si mette vicino a me con un sorriso.

- Sei preoccupato per domani? - i Pacifici dovranno scegliere se farli rimanere o rigettarli in balia degli Eruditi e delle loro macchine di morte.

Caleb scuote la testa - Marcus ha raccontato a Johanna che non ho mai abbandonato gli Abneganti. Sono proprio come voi - .

Sono felice ma c'è qualcosa che non quadra. Ho sentito io stessa nel colloquio segreto tra Marcus e Johanna discutere sulla lealtà di Caleb per gli Eruditi. Se la portavoce dei Pacifici sa la verità perchè negarla? Non riesco a capire.

- Tutto bene? - Caleb adesso non sorride più - Sembri triste - .

- Ho litigato con mia madre ieri, niente di importante in ogni caso - vorrei tanto che fosse vero. Per un attimo sono tentata di sfogarmi, ma sarebbe un altro inutile atto egoistico. Forse è il caso di dimostrarmi davvero un Abnegante.

Caleb si rigira la mela tra le mani, conficca le unghie nella buccia rugginosa - Devi darle tempo, è solo sconvolta per tuo padre - .

- È disperso, non morto - ribadisco. È la frase che ho impressa nella mente, il mantra che mi ripeto da tre giorni a questa parte. Non so se riuscirei a vederla diversamente, se riuscirei a sopportarlo. Caleb non risponde e questo non fa che farmi avvertire ancora di più la morsa che mi attanaglia lo stomaco.

- Susan, ho visto quello che è successo, sono rimasto fino all'ultimo. C'erano tanti, tantissimi Intrepidi. Gente esperta. Se tuo padre non è ancora ritornato ... inizia solo a prenderlo in considerazione - .

Ho un nodo alla gola ma mi sforzo di parlare - Non ci credi quindi? - .

Caleb si appoggia con la schiena al tronco dell'albero e chiude gli occhi - Gli Eruditi ti insegnano a essere logici, a vedere in modo razionale - .

- E non è logico pensare che qualcuno possa averlo aiutato? È tutta la vita che noi Abneganti facciamo qualcosa per gli altri, trovi così strano che qualcuno si comporti così per noi? - .

Caleb fa una risata amara che non ha niente del ragazzo che conosco - Ho imparato a non fidarmi - .

Abbasso gli occhi e mi conficco le unghie nei palmi delle mani. Avevo voglia di parlargli dell'incontro che ho sentito ma non ne sono più tanto sicura. Forse Caleb ha qualcosa di Erudito dopotutto. È tanto buio da non vederne il volto ma sento il suo braccio che mi circonda le spalla e mi attira a sé. Gli stringo una mano sentendo i punti dove la nostra pelle si sfiora insolitamente elettrici.

- Di te mi fido - sussurra Caleb - Sempre - .

Rimaniamo immobili ognuno con i propri pensieri. È un silenzio di vetro: basterebbe una parola sbagliata per farlo incrinare e nessuno dei due vuole che accada.

Mentre rimaniamo così, abbracciati, ho la certezza che Caleb saprebbe rispondere alle mie domande. Ma da troppo tempo mi porto addosso la sete di lui, peggiorare il nostro rapporto già fin troppo delicato sarebbe un prezzo troppo alto da pagare. C'è tuttavia una persona che potrebbe essermi d'aiuto, al solo pensarci mi passa la fame. Domani.

Caleb mi stringe ancora di più - Vuoi andare? Inizia a fare freddo - .

Ho la pelle d'oca ma mi sforzo di non pensarci - No, rimaniamo ancora qui - .
Caleb sorride con gli occhi - D'accordo - .
Non diciamo più altro. Restiamo al riparo dal vento, l'uno contro l'altro a vedere l'alba.

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