Capitolo 2

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Rimango ferma a guardarlo per un tempo che mi sembra infinito. Alcuni Pacifici si accalcano, fanno domande, vogliono sapere da dove vengono questi sconosciuti.

- Riceverete riparo e cure, poi domani spetterà al Consiglio decidere se darvi asilo - la voce di Johanna Reyes è dolce ma perentoria.

Scaccio dalla mente il fatto che Caleb potrebbe essere cacciato già domani e gli vado incontro. Sta dicendo qualcosa al ragazzo che sorregge, quello ferito. Da vicino riesco a vedere il sangue che ne bagna la camicia e il viso pallido e tirato. 

- Sei viva - esclama, con quella voce che ho imparato a conoscere.  È vestito da Abnegante quindi non è difficile immaginare che non se ne sia mai andato, che non abbia scelto gli Eruditi. Caleb mi prende una  mano e me la stringe forte, arrossisco pensando a tutti gli occhi che potremmo avere addosso.

Lo sguardo mi cade sulla giacca di Caleb, anche quella è sporca di sangue - Sei ferito - mormoro allarmata.

- Tranquilla, il tuo eroe non ha neanche un graffio - sbuffa una voce estranea, è l'Intrepido che Caleb sta sorreggendo. Lo sguardo affilato con cui ci guarda mi fa arrossire.  

Una Pacifica dai capelli scuri gli si avvicina - Ti porto in infermeria - mentre lo sorregge gli tocca la spalla ferita.

L'Intrepido si lascia sfuggire un gemito per poi assottigliare gli occhi - Stai più attenta, maledizione! - le sue parole sono rabbia pura. 

La Pacifica non pare offesa, anzi scoppia a ridere - Voi Intrepidi siete così strani - .

Caleb mi guarda affamato di cambiamenti, ma sono sempre la stessa Susan, la bambina con cui giocava sulla strada di fronte a casa sua, la ragazza con cui per dieci anni è ritornato da scuola.

 - Non sai quanto abbia desiderato rivederti - .

Ci guardiamo, impacciati come solo due Abneganti possono essere.

Beatrice Prior e l'altro  Intrepido bisbigliano tra loro - Sei riuscito a ritrovare tua sorella - .

Caleb annuisce sollevato - A dire il vero è stata lei a trovare noi - .

Nel mio egoismo mi sono dimenticata di Marcus . Mi volto per cercarlo con lo sguardo, ha uno sguardo cupo, di chi ha visto e dovuto perdonare molto.

A fatica mi costringo a parlare - Ci sono stati altri morti? - stringo i pugni mentre Caleb prende un lungo respiro.

- Rebecca White, Angus Reader, Sophia Lake, Andrew e Natalie Prior - . Sul nome dei suoi genitori la voce gli si spezza.

Questa volta sono io a stringergli forte la mano, so che con Caleb il silenzio è il migliore conforto. Fino a pochi giorni fa non avrei mai pensato di sapere cosa significasse perdere qualcuno, provare dolore. Non avrei pensato di avere bisogno anche io di un sostegno.

Caleb scuote la testa quasi volesse scacciare via i brutti pensieri - Vieni - .
Mi  guida verso le serre, dove ci sono meno Pacifici curiosi - Ho così tante cose da spiegarti e non so quanto tempo abbiamo - prende un lungo respiro - ma suppongo che da qualche parte debba pur cominciare - .

Alla fine la tanto temuta confessione è arrivata. Una parte di me vorrebbe sapere perchè se ne è andato voltando le spalle alla sua famiglia, l'altra ha paura di sentire la risposta.

- Non è necessario - lo interrompo.

Per gli occhi di Caleb passa un guizzo che non riesco a decifrare - Ho fatto delle scelte che riguardano tutte e due, devi sapere il perché il Giorno della Scelta - .

- Hai preso la decisione più giusta per te - . 

Caleb sembra sollevato ma poi scuote la testa - Se pensi che io abbia voluto in qualche modo ... - .

- Susan! - mia madre ci raggiunge, il volto è disteso ma gli occhi sono tempesta. Quando vede che Caleb mi tiene per mano si irrigidisce ulteriormente, lui però non sembra notarlo - Sono felice che anche tu ce l'abbia fatto, Alice - .

Mamma non si ammorbidisce  - Avevo sentito voce che eri con Marcus e i tuoi genitori -. 

Lo sapeva e non me lo ha detto. Ripercorro i momenti della fuga, i bisbigli concitati alla ricerca di intervalli di silenzio. E ce ne sono anche troppi.

- Avrai già saputo che mio marito è morto - continua mamma.

- Le mie condoglianze - .

- Non è morto! È ancora disperso - mormoro.

Mamma mi zittisce con un occhiata - È morto - le sue parole sono qualcosa di definitivo. Caleb non ha lasciato andare la mia mano e ne aumenta la stretta, quasi con violenza, fino a sentire le pulsazioni del nostro sangue all'unisono.

- Vedo che hai di nuovo i colori della nostra fazione - esclama mamma mettendo distanza tra noi due e Caleb. Lo stacco è improvviso e disarmante. Cerco di ricompormi, spaventata che si possano vedere i miei sentimenti strappati.

- Ho lasciato gli Eruditi appena ho scoperto quello che volevano fare -.

- Peccato che tu non sia stato abbastanza veloce, avresti salvato molte vite - .

Caleb deglutisce - Me ne rendo conto - . Lo vedo dal modo in cui si tormenta le mani che mia madre gli sta facendo male. 

 - Devo andare, gli altri avranno bisogno di me - mormora Caleb - è stato bello rivederti Susan - mi fissa intensamente per poi inoltrarsi  nel gruppo di Pacifici.

Mamma aspetta di vederlo scomparire prima di fare una smorfia - Sorprendente vedere i Pacifici accettare un gruppo di assassini - .

- Caleb non è uno di loro - ribatto decisa  - e nemmeno Beatrice - .

Mamma  fa un sorriso triste - So che un tempo ti piaceva Susan, ma non c'è tempo per queste cose. Siamo in una guerra e il ragazzo si è trovato dalla parte sbagliata - .

- È uno di noi - la voce mi esce strozzata, debole.

- Non più, sei ancora giovane per queste cose, ma devi capire che prima di tutto viene la nostra fazione. -.

- Proprio per questo dobbiamo restare uniti - ribatto, mi mordo le labbra a sangue.

Mia madre china il capo - È del capofazione Marcus adesso che ci dobbiamo fidare. Tutti noi necessitiamo di una guida - . 

Forse ha ragione. Per quanto sembri un Abnegante Caleb ha scelto un'altra fazione. Ci ha abbandonati. Sento addosso il doloroso distacco che ho dovuto provare per tutti questi mesi, tutti uguali tra le pieghe della mia memoria. Non  vanno dimenticati. Mai. 

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