Vengo scossa e buttata giù dal letto. Mani estranee mi afferrano, tento di gridare ma vengo fermata.
Una pallida luce illumina Roger vestito di tutto punto con gli occhi da folle e un sorriso rassicurante che stona terribilmente sul suo volto.
Mi stringo nella camicia da notte troppo leggera - Perchè mi hai svegliato? - .
Roger fa cenno di stare in silenzio e indica l'uscita dello scantinato. È buio ma cerco comunque con lo sguardo la sagoma di Brianna per assicurarmi che stia dormendo.
A tentoni andiamo verso l'uscita, la notte è punteggiata da stelle che d'anno un'aspetto spettrale alle case diroccate. Roger Miller fissa il vuoto assente.
- Cosa volevi dirmi? - chiedo lentamente, so che di lui mi posso fidare ma nutro ancora molti dubbi sulla sua lucidità.
Roger si volta verso di me - Abbiamo un viaggio da fare, Susan Black. Ma dobbiamo fare presto o loro si dimenticheranno di noi - .
Aggrotto la fronte - Chi sono loro? - .
Ho il cuore che batte forte: possibile che si trattino degli Abneganti?
Roger mi afferra per un polso - Presto! Non c'è tempo da perdere Susan Black - .
Va talmente veloce che barcollo e rischio di inciampare sulla ghiaia. Mi chiedo quale sarebbe l'opinione di chi ci vedesse in questo momento, un pazzo e una ragazza in camicia da notte, scalza.
Finalmente Roger si ferma davanti a un'altra casa abbandonata. C'è un furgone. Le gambe iniziano a tremarmi, l'ultima volta che ne ho visto uno era pieno di Eruditi ed Intrepidi. Roger non è minimamente preoccupato e si avvicina sempre di più inoltrandosi nell'oscurità. Apre lo sportello con disinvoltura ed entra accendendo il motore.
- Entra - esclama.
Mi sembra che l'auto faccia un rumore infernale tanto che da un momento all'altro mi aspetto di essere circondata da un gruppo di Esclusi. Salgo esitando. Il tappetino a contatto con i miei piedi è ruvido e secco.
Roger nota la mia tensione perchè mi sorride - Non temere, adesso dobbiamo stare in silenzio - .
La macchina inizia ad andare. Mi aggrappo alla maniglia e chiudo gli occhi. Un tempo mi piaceva andare in macchina, papà mi aveva perfino insegnato a guidare. Riesco quasi a vederci: io, papà e Robert dentro il furgone color crema che usavamo per distribuire cibo agli Esclusi.
L'odore della macchina, il rumore del motore e la notte silenziosa piano piano mi calmano. C'è qualcosa di magico nello stare all'interno di un'auto, ti sembra di essere al sicuro e invincibile.
Roger guida piano stando bene attento a non uscire fuori strada. Vorrei chiedergli dove ha trovato la macchina ma poi mi ricordo che mi ha detto di stare in silenzio. Un tempo amavo la tranquillità, la calma. Ho scoperto però negli ultimi giorni che il silenzio non fa altro che permettermi di pensare troppo. Ingigantisce i miei problemi e le mie paure.
L'auto procede dritta sulla strada fino a lasciarsi alle spalle il quartiere degli Esclusi. Mi sento di nuovo libera. Abbasso il finestrino e respiro l'aria fresca che non lascia spazio a nient'altro.
- Anche Jack lo fa sempre - esclama Roger sorridendo.
Sono pervasa da un brivido, non sento il nome di papà da fin troppo tempo. L'aria che passa dal finestrino adesso non è più così piacevole, non dico che sia troppo fredda, semplicemente fastidiosa. Un pò come una spina in un dito, nessun dolore eccessivo ma un pulsare piatto e calmo.
- Gli assomigli molto - dice Roger incurante di me e forse anche del fatto che papà è disperso, anche morto.
L'auto abbandona la strada sterrata e prosegue nell'erba alta . Mi aggrappo ancora di più alla maniglia sia per non venire sballottata che per concentrarmi su qualcosa.
- Manca poco - esclama Roger calmo.
L'erba sibila contro i fianchi della vettura. Ci stiamo dirigendo verso il muro che ci separa dalla civiltà distrutta. La macchina non accenna a rallentare, riesco a distinguere con chiarezza il cemento armato e il filo spinato anche se è buio.
Eccola qui la Barriera.
Roger inizia a fischiettare adagio una canzone che, sono sicura, ha un ritmo molto più pressante. Per un istante ho paura che continui a guidare fino a schiantarci contro il muro. Ma non succede.
Con tranquillità Roger frena, si slaccia la cintura di sicurezza ed esce. Rimango attaccata alla maniglia a fissare il muro grigio talmente immenso da abbracciare la città.
È una serata quasi estiva, calda e calma. I grilli friniscono, il vento soffia leggero e afoso muovendo l'erba. Mi ci perdo, potrei rimanere a fissare la notte per ore.
Qualcuno bussa alla finestra. È un suono talmente netto da farmi sobbalzare.
Non la vedo da talmente tanto tempo che stento a riconoscerla. Spalanco la portiera ed esco con il cuore in gola.
Mamma mi accarezza i capelli - Susan - .
Non è cambiata : stessi capelli biondo scuro, stesso viso un pò allungato, stessa bocca che sorride poco. I suoi abiti sono da Pacifici ed è più magra di quanto ricordassi ma è sempre lei. La abbraccio anche se siamo Abneganti.
- Mi sei mancata - sussurro contro di lei.
Mamma mi abbraccia forte cogliendomi di sorpresa - Anche tu, bambina - .
Improvvisamente è come se fossi ritornata di nuovo ad essere la vecchia me: scoppio a piangere. Ad ogni singhiozzo mamma mi tiene sempre più stretta fino a quando non riesco a sentire altro che lei ed il suo profumo così famigliare.
- Marcus mi ha detto quello che stai facendo per la nostra fazione, sono molto orgogliosa di te - mamma si scioglie dal mio abbraccio.
Ha gli occhi un pò lucidi ma fa finta di niente. Dietro di lei Roger Miller ci sta guardando assieme ad una giovane donna appoggiata ad una macchina, deve avere accompagnato mamma. Asciugo le lacrime e racconto tutto. Non ho mai fatto fatica ad aprirmi con i miei genitori per cui non tralascio nessun particolare: gli ex Abneganti, Evelyn, gli Esclusi, Beatrice, Rick, l'incidente nella metropolitana assieme a Kim. A quest'ultimo mi muore la voce.
Mamma annuisce - È sempre difficile scegliere tra una vita ed un altra. Sei stata avventata ma suppongo che da questo avrai molto da imparare. - proprio il commento Abnegante che mi aspettavo.
Mi asciugo le lacrime e cerco di sembrare forte - Come hai fatto a venire qui? Dove siete nascosti? - .
- Abbiamo diversi alleati con noi e i Pacifici si sono offerti di appoggiarci. Ce la stiamo cavando, il tuo aiuto e quello di Marcus è molto importante - .
- E di Caleb - aggiungo, dopo tutto quello che ha fatto per gli Abneganti non si può certo dire che non sia uno di noi.
Lo sguardo di mamma si indurisce lasciandomi delusa, ancora questa insensata resistenza verso di lui.
- Capisco che non siete mai andati d'accordo - esclamo - Ma devi riconoscere che ha abbandonato Beatrice e lui e Marcus stanno ... - .
- Susan - dice mamma ed il modo con cui pronuncia il mio nome non mi piace, è compassionevole.
La donna che per tutto questo tempo è stata con Roger le si avvicina e le appoggia una mano sulla spalla - Ci penso io - .
Mamma sembra rilassarsi e questo mi preoccupa ancora di più.
- È successo qualcosa ? Caleb sta bene? - voglio che mi dicano che non gli hanno sparato, che è vivo e al sicuro. Il cuore mi batte talmente forte da fare male.
La donna accenna un sorriso triste - Susan , Caleb Prior è ... - .
Serro i pugni pronta allo scatto e alla risposta che verrà. Dimmi che sta bene, dimmi che sta bene.
- È passato dalla parte degli Eruditi - .
Non sento altro. Non voglio sentire altro.
NOTA AUTRICE : Eccomi qui dopo più di una settimana ad aggiornare! Devo dire che aspettavo questo capitolo da un pò , ormai la storia era ben avviata e chi ha letto Insurgent o visto il film sa che era questione di poco prima che Caleb si rivelasse un traditore. Sembra proprio essere un destino avverso per Susan : nel momento in cui riabbraccia sua madre perde il suo ragazzo e nel peggiore dei modi . . . Non ho altro da aggiungere, alla prossima :)
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Humble
FanfictionInsurrezione. Un attimo prima Susan Black è una delle tante ragazze Abneganti vestite di grigio, un attimo dopo si ritrova a dover scappare dalla sua fazione per salvarsi la vita. Suo padre è disperso, sua madre é sempre più oppressiva, suo fratello...