Capitolo 56

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È l'alba, le luci delle finestre sono ancora quasi tutte spente. Il quartiere degli Eruditi sembra un luogo così calmo, quasi Pacifico. Ma il pericolo c'è, l'aria è densa di elettricità. Anche Kim e Peter lo percepiscono, lo intuisco dallo sguardo spavaldo di lei.

Getto uno sguardo alle nostre spalle: la macchina è sparita nel'oscurità, un'oggetto inconsistente di cui tento di ricordare i particolari. Camminiamo a passo lento ma sicuro, nessuno deve pensare che non dovremmo trovarci qui. Se non fosse ancora scuro i nostri abiti evidentemente Esclusi darebbero all'occhio.

Non c'è nessuno. La porta d'entrata sembra diversa da quando ci sono passata assieme alla banda di Rick. È rinforzata, i vetri sono antiproiettile e talmente spessi da assomigliare ad alte mura di ghiaccio.

- Da adesso in poi siamo sotto telecamere - sibila Peter a denti stretti.

Lo sguardo di Kim si fa pieno di attesa - Occhi aperti e nervi saldi - mi dice.

Sembra che tutti e due abbiano paura di vedermi perdere il controllo. Come se non fossero loro, il problema. Annuisco e mi trattengo dal rispondere.

Il primo ad entrare è Peter, gli anfibi neri risuonano sul pavimento più di quanto vorrei. La sala d'ingresso è vuota tranne per un'Erudita dai capelli corti dietro una scrivania. La luce dello schermo le proietta sugli occhiali ombre e scritte. È talmente presa dal lavoro da non accorgersi di noi, forse abbiamo tutti sopravvalutato gli Eruditi. Potrei puntarle addosso una pistola e spararle prima ancora che si renda conto della mia presenza.

Mi chiedo se tutta questa vulnerabilità non spaventi l'Erudita.

Kim mi si avvicina di più - Una telecamera a destra all'angolo e una a sinistra - .

Il fatto di essere osservati mi spaventa. Il silenzio è fastidioso e non fa che aumentare l'attesa. Peter prosegue tranquillo, l'Esclusa non ci nota. Questa volta invece che procedere per la scalinata a destra prendiamo quella a sinistra. Ho come la sensazione che si tratti del primo possibile pericolo.

Alla fine delle scale c'è un corridoio scarsamente illuminato che sembra procedere all'infinito. Da qualche parte batte un orologio.

- Cinque - commenta Kim funebre - A quest'ora Evelyn e i suoi cagnolini si staranno avvicinando - .

- Quindi abbiamo poco tempo - mormoro.

- È abbastanza - esclama Kim con decisione.

Mi chiedo cosa l'abbia spinta a prendere parte a questa missione. Dopotutto lei è un'Esclusa, sono anni che aspetta il momento della rivalsa. Se fossimo da sole glielo chiederei ma la presenza di Peter è troppo premente per essere dimenticata.

Via via che lo percorriamo il corridoio si fa sempre più chiaro, riesco a scorrere una luce azzurrina da lontano.

- Ci siamo - Peter tira fuori dalla giacca un paio di occhiali che inforca.

- Tienimi il gioco - mi sussurra Kim.

Forse entrambi si sono dimenticati che è difficile giocare a un gioco di cui non conosco le regole.

Kim mi tira una gomitata - Sii l'Intrepida che non sarai mai - .

Ho già fatto questo ruolo ma non avevo grandi spettatori.

C'è una porta in metallo, chiusa. Un uomo con gli occhi arrossati dalla stanchezza e una montatura pesante si tiene appoggiato allo stipite. Una timida luce al neon gli illumina il volto ed il completo blu scuro.

- Telecamera in basso a destra - sibila Kim.

Peter si passa una mano tra i capelli e sfodera un sorriso di circostanza. Con gli occhiali dalla montatura spessa e quell'espressione non faticherei a scambiarlo per un Erudito, noto tuttavia che sta bene attento a non posizionarsi sotto la luce del neon.

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