Capitolo 4

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Cammino lungo il corridoio diretta alla mensa quando Caleb mi vede. Si è vestito da Pacifico con una camicia color sabbia che mette ancora più in evidenza gli occhi verdi. Abbasso lo sguardo e tiro avanti ma lui non sembra intenzionato a lasciare perdere.

- Susan - ripete il mio nome un paio di volte, faccio finta di non sentire.

Caleb mi si para davanti afferrandomi per le spalle, sobbalzo - Che cosa ho fatto? - .

Spalanco gli occhi - Niente - almeno questo è vero.

Caleb non sembra crederci - È tutto il giorno che mi stai evitando - .

- Non è vero - esclamo di getto, non sono molto brava a mentire. - Sono stata molto occupata, Sarah aveva bisogno che tenessi d'occhio Charlie e ho parlato anche con Beatrice - invento facilmente una scusa che è più o meno quella che ho raccontata a me stessa. Caleb sembra leggermi nella mente la verità, il fatto che lo evito per evitare ulteriori contrasti con mia madre. Negli occhi gli passa un'espressione ferita che cancella con uno sbattere di ciglia.

- Capisco - si schiarisce la gola imbarazzato, l'insicurezza tanto visibile da spuntare da ogni fessura. -Immagino che abbia visto anche l'Intrepido che sta sempre con mia sorella, Quattro - .

- Sei preoccupato? - .

Caleb alza le spalle - Non voglio che mia sorella faccia la scelta sbagliata - .

È tutto di nuovo a posto, siamo di nuovo io e lui da soli in mezzo alle incertezze più aberranti.
Quando arriviamo la mensa è quasi piena, la metà dei Pacifici è già al dolce. Faccio la fila per servirmi ma una volta avuto il vassoio in mano rimango disorientata.

Caleb è già davanti a me, si volta - Ti siedi vicino a me, giusto? - .

Con lo sguardo cerco il gruppo di Abneganti. So che mia madre non c'è ma non voglio comunque che lo venga a sapere.

Caleb fa un sorriso - Hai detto che non mi stavi evitando - c'è un che di canzonatorio nel suo tono di voce. Abbozzo un sorriso e lo seguo, il tavolo in cui andiamo a sederci è quasi vuoto, lontano dal baccano dei Pacifici e dalle occhiate degli Abneganti.

- A volte mi piacerebbe solo un pò di silenzio - .

- Siamo finiti nella fazione sbagliata, allora - dico.

Caleb accenna una risata ma ritorna subito serio - Susan - è abbastanza vicino da sfiorarmi. Con lo sguardo ne percorro la linea diritta della bocca.

- Uh, Rigidi innamorati - un ragazzo si siede dall'altro lato in modo da essere di fronte a noi. Sono tentata di dirgli qualcosa per quel termine poco lusinghiero " rigidi" che sembra essere diventato il nostro marchio.

Caleb non è per niente offeso - Peter! Vedo che ti hanno dimesso - .

Il ragazzo è alto con i capelli neri pettinati di lato e il naso diritto. È l'Intrepido ferito che ho visto ieri.

Peter si appoggia contro lo schienale della sedia - Mi hanno dichiarato " in stato di guarigione " - alza gli occhi al cielo - Quanto sono idioti i Pacifici - . Generalmente non mi lascio condizionare dalle prime impressioni ma non posso fare a meno di provare subito una forte antipatia.

- Non ti è stato insegnato il termine educazione? - sbuffa Caleb con un mezzo sorriso.

Peter inarca un sopracciglio - È qualcosa di necessario? - .

Credo che sia quella sicurezza di sé a rendermelo odioso o forse è il sorriso soddisfatto o il fatto che si sia intromesso tra me e Caleb. Rimango allibita di fronte al sapore nuovo della gelosia.

- Lei è Susan - il nome assume all'improvviso nuove sfumature.

- Non credevo stessi con una rigida - .

Arrossisco e Caleb fa altrettanto - Infatti noi - .

Per tutta risposta Peter si alza sfregando la sedia contro il pavimento con uno stridio disturbante - Risparmiatemi le spiegazioni, so riconoscere le bugie - esce da mensa senza avere toccato cibo.

Tra me a Caleb scende un silenzio imbarazzato. - È sempre così? - .

Caleb ridacchia - Più o meno, a volte anche peggio - .

- Come fai ad andarci d'accordo? - è forse il suo lato Abnegante che lo spinge a parlare con una persona tanto egoista, per di più Intrepida?

Caleb alza le spalle - Non lo so, penso sia perchè entrambi abbiamo un forte spirito di sopravvivenza - .
Anche se non riesco a capirne il motivo "spirito di sopravvivenza" mi da fastidio quasi quanto "rigida", sembra un atto egoistico.

Caleb nota il mio silenzio e si affretta a spiegare - Dopo un po' che ci parli non è così male, frecciatine a parte - .

- Beatrice cosa ne pensa? Erano nella stessa fazione - .

Caleb fa una smorfia - Non vanno molto d'accordo. A dire il vero credo si odino, è stata lei a sparargli alla spalla - .

Spalanco la bocca e solo dopo qualche secondo mi ricordo di richiuderla - Ma perché avrebbe dovuto fare una cosa simile? - . So che Beatrice è cambiata da quando è negli Intrepidi ma non pensavo tanto da desiderare di fare del male a qualcuno. È una cosa crudele, anche per un ragazzo sgarbato come Peter.

- Era uno dei pochi Intrepidi ad essere svegli dalla simulazione e poteva guidarci verso la sala di controllo - spiega Caleb - Peter non voleva collaborare, immagino che sparare fosse il modo più semplice per convincerlo - .

- È per questo che siete amici? - .

Caleb mi guarda stranito - È un termine inesatto, mi sto facendo ancora un'opinione su di lui - .

- Ma ti sta simpatico - mi risulta così strano che due persone così diverse possano andare d'accordo.

- Si, non è male - Caleb mi fissa di sottecchi - Vuoi conoscere altri reconditi dettagli sulle amicizie maschili? -.

Soffoco una risata - No, grazie. Ho finito - .

Caleb mi sorride mettendo in mostra le fossette agli angoli della bocca - Bene, perché si sta raffreddando tutto - .

Mi sono completamente dimenticata del cibo. - Ho ancora tante cose da chiederti - esclamo iniziando a tagliare il pollo, il coltello stride metallico contro il piatto.

Caleb annuisce - Quando vuoi, Susan -.

Mi ritrovo ad esitare. Per quanto voglia davvero passare alle cose serie qualcosa mi trattiene. Forse è solo il mio animo Abnegante. O forse è la paura di scoprire che io e Caleb non siamo più gli stessi.

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