Introduzione

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Stavo chiudendo con lo scotch gli ultimi scatoloni.

La mia stanza, era spoglia ma piena di scatoloni con le mie cose.

Guardavo le pareti ormai vuote, senza poster dei miei gruppi preferiti e foto di ricordi memorabili quasi lontani ad oggi.

Non riuscivo a credere che dopo 17 anni in questa stanza e in questa casa la dovessi abbandonare..

Non riuscivo ancora a capacitarmi della morte dei miei genitori.

Solo 3 miseri mesi, erano passati.

Il dolore era sempre lo stesso, non vi era giorno o d'ora del giorno che non mi facesse compagnia..

A proposito io sono Samantha Collins, ho diciassette anni e mi trasferirò da mio zio.

Ryan, mio zio nonché mio tutore legale, è l'unico fratello, tra l'altro minore, di mio padre.

Avrei abbandonato la mia casa d'infanzia qui in Connecticut per trasferirmi a New York, da lui.

"Sam sei pronta?" Sentì urlare mio zio.

"Arrivo" urlai io seccata.
Adoravo mio zio, ma in questi tre mesi era molto assillante e non mi lasciava mai in pace.
Era un vero e proprio incubo, sempre dietro a preoccuparsi e a ronzarmi intorno.

Sbuffai e asciugandomi le guance, uscì dalla mia stanza.

Scesi le scale e mi fermai interdetta, quando vidi davanti a me, i miei più cari amici..

"Quando avresti pensato di dirci che partivi?" Chiese la mia migliore amica Ashley, con tono arrabbiato.

Mentre il resto degli altri mi guardavano malamente come del resto mi meritavo.
Erano da settimane che cercavo di allontanarli e che non uscivo più.

Mi ero rifugiata nel dolore e in me stessa, per evitare quegli sguardi di pena e compassione verso i miei confronti.

"Lo sapete che odio gli addii.." Risposi io guardandoli con impassibilità.

"Smettila.. Lo sappiamo che hai cercato di allontanarci solo per avere meno dolore quando te ne saresti andata.." Dichiarò jeff incrociando le braccia e guardandomi con la sua aria da chi la sapeva lunga..

Sospirando e facendo uno sforzo enorme andai verso Ashley, jeff e Taylor abbracciandoli forte.

Sentivo alle mie spalle gli addetti al trasloco che portavano giù i miei ultimi scatoloni.

"Vi vorrò sempre bene lo sapete." Dissi io guardandoli con tutto il bene che provavo per loro.

Si limitarono ad annuire mentre le loro lacrime e i loro occhi lucidi si facevano strada.

"Tesoro dobbiamo andare.." Disse mio zio accarezzandomi una spalla.

Io lo guardai con sguardo vuoto e annuì.

Uscendo da quella casa che tanto amavo e in cui ero cresciuta, creandomi i ricordi più belli della mia vita, mi diressi velocemente verso la Porsche nera di mio zio.

Mentre mi sedevo sul seggiolino in macchina e chiudendo la portiera, vedevo fuori dal finestrino i miei amici tristi che tanto amavo e anche la mia bellissima casa.

Sentivo che un pezzo di me se ne stava andando ancora una volta..

Dopo la morte dei miei genitori, quella casa era rimasta l'unica cosa a ricordarmi dei miei e dei fantastici momenti legati ad essa.

Il lavoro di mio zio e il psicologo in cui ero costretta ad andare, anche se non spiccicavo parola costrinsero mio zio a prendere la scelta di separarmi dalla mia vecchia vita e portarmi a casa sua vicino al suo lavoro e studio.

Non avevo protestato o opposto risposta alla sua decisione..
Ero solo uscita da casa per diverse ore, per sentirmi ancora viva.
Per non sentirmi morta come lo erano i miei..

"Sei pronta ad andare a New York?" Chiese mio zio sorridendo.

Io annuì asciugandomi una guancia inconsapevolmente bagnata.

****
Ero appena sceso dal mio range rover, è fuori faceva un caldo esagerato.

Appena entrai nell'agenzia mi tolsi gli occhiali da sole, sentendomi osservato come sempre..

Camminando a passo deciso e veloce andai verso l'ufficio del capo.

Appena fui davanti alla porta di quell'ufficio entrai senza neanche bussare.

"Ti stavo aspettando.. Accomodati." Disse il mio capo, facendomi segno di sedermi nella poltrona, davanti a lui.

Mi accomodai aspettandomi l'ennesima missione noiosa e semplice..

" mesi fa la famiglia dell'agente Collins, sono stati coinvolti misteriosamente in un incidente stradale.. Sappiamo entrambi che non può essere stata quella loro morte..
I corpi sono stati trovati con grosse lacerazioni e alcuni colpi di fuoco, l'incidente stradale è stato solo una copertura.. L'agente Collins si occuperà dell'indagine su suo fratello per sapere di più sulla causa della morte.." Disse Steve il mio capo, guardandomi con serietà e autorità.

Guardandolo con sicurezza e un po' di arroganza chiesi " ed io cosa c'entro?"

Lui distolse lo sguardo da me e aprendo un cassetto a lato della sua scrivania, mi porse un'enorme busta gialla.

Corrugai la fronte e afferrandola l'apri per vederne il contenuto.
Tirai fuori dei fogli che si rivelarono in realtà delle foto.

Una ragazza con i capelli castani e degli occhiali da sole neri, era seduta sul tetto di una casa, mentre fumava una sigaretta.

Guardai un'altra foto dove ritraeva la stessa ragazza con un cappuccio tirato sopra la testa, mentre usciva da un bar.

Guardai attentamente, ancora una volta le foto non capendo il filo logico.

"Non capisco.. Che cosa dovrei fare?" Chiesi io con impazienza e confusione.

Steve si alzò dalla poltrona e andando a prendere un fascicolo su un tavolino, subito dopo me lo porse.

"Devi occuparti di lei Wellher. Troverai tutto quello che devi sapere nel fascicolo. Dovrai proteggerla e tenerla al sicuro, senza che lei sappia della tua esistenza." Disse Steve con determinazione.

Io lo guardai incredulo e scoppiando in una risata fragorosa dissi " spero che lei stia scherzando.. Non mi sono fatto il culo per tutti questi anni, meritandomi dei titoli e delle medaglie solo per badare ad una mocciosa.."
Sbattei il fascicolo sulla sua scrivania alzandomi dalla sedia.

"Calmati Aiden. Qui non si tratta solo di una semplice occhiata ad una mocciosa.. Lei è la nipote di Collins, rimasta orfana e forse, anche lei è nel mirino di chi ha ucciso i suoi genitori. L'agente Ryan ha chiesto con urgenza che ti occupassi personalmente di sua nipote, come meglio potevi. Ha chiesto di te perché sa dei tuoi trascorsi e del fatto che sei uno dei migliori qui dentro..." Spiegò Steve con voce alterata.

Io facendo una smorfia in disaccordo, presi infine il fascicolo dalla scrivania, che poco prima avevo sbattuto e me ne uscì da quel fottuto ufficio.

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