Capitolo 4

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Per tutto il giorno, ero stata in giro con la mia macchina..
Tra mezz'ora, sarei dovuta ritornare a casa e prepararmi per la giornata infernale di domani.

Ero sdraiata su una coperta, distesa sulla collinetta.
Guardavo le stelle e mi immaginavo, che tra quei bellissimi punti bianchi e splendenti ci fossero i miei genitori.

Forse erano felici e mi stavano guardando..
Tirando su con il naso e asciugandomi una guancia, sospirai.

Guardai il display del mio iPhone e sbuffai quando vidi che era ora di tornare da mio zio.

Mi alzai in piedi e afferrando la coperta da terra, la buttai nel baule..

Salì in macchina e girando la chiave nel quadro di accensione, me ne andai da quella collinetta.

***
"Sam?" Chiese stranito Ryan.

Io chiusi la porta di casa e guardandolo confusa corrugai la fronte.

"Scusami.. Ma non pensavo venissi davvero a casa puntuale. Di solito fai sempre il contrario di quello che dici." Rispose con ovvietà e sorpresa.

Io alzai gli occhi e salì le scale, pronta per chiudermi in camera..

"Buonanotte..." Disse lui dolcemente.

"Notte.." Risposi con la mia acidità.

Entrai in camera chiudendo la porta.
Mi guardai attorno seccata facendo mente locale della situazione.

Avevo ancora gli scatoloni da disfare e già dovevo andarmene come punizione.

Non era bastato il fatto che mi fossi trasferita qua. No dovevo andare anche in uno stupido campo militare..

Presi due borsoni grandi, uno nero e l'altro marrone.

Dopo essermi tirata su i capelli, con una coda di cavallo, iniziai a riempire i borsoni di vestiti.

Quando ebbi finito, mi buttai sul letto guardando per qualche secondo il soffitto.

Dopo qualche secondo di quella breve pausa, aprì la mia borsa e tirai fuori il mio diario.

Non era un vero e proprio diario.. Solo un agenda in cui scrivevo i miei pensieri, facevo qualche disegno o qualunque altra cosa.

Afferrai anche la penna stilografica, regalata da mio padre e guardandola mi venne subito in mente un flashback..

Il profumo di torta al cioccolato aleggiava per tutta la casa.
La serratura della porta scattò, girai lo sguardo e vidi l'orario nell'orologio, appeso sul muro.
"Papà!" Gridai io alzandomi dal divano e correndogli incontro.
"Piccola mia" esultò mio padre abbracciandomi.
"Finalmente sei tornato" sentì dire con voce entusiasta da mia madre.
"Si e per un po niente lavoro, ho preso un po di ferie così da poter stare più insieme" ci confessò con felicità papà.
Io e la mamma ci guardammo felici e osservando con tutto il nostro amore l'uomo davanti a noi.
"Ma questo profumo è..?" Chiese mio padre con una scintilla nello sguardo.
"Si caro, la tua torta preferita.." Disse mamma sorridendo.
"Allora sarà meglio andare di là a mangiarla.." Disse papà con divertimento.
Io risi guardando la scena "ah prima che me ne dimentico... Mentre ero a quel viaggio di lavoro, in una vetrina ho visto un piccolo pensiero per te. Spero che ti piaccia" confessò lui con tenerezza.
Io lo guardai curiosa e sorrisi felicemente.
Le sue mani grandi mi passarono una scatolina lunga e nera con un fiocco argentato.
Lo guardai divertita e con un cenno lui, mi fece segno di aprire la scatolina.
La mia bocca si aprì sorpresa e contenta.
Una bellissima, penna stilografica blu scuro con delle rifiniture dorate e una S in corsivo mi stupì.
Amavo quel regalo, non era solo un pensiero o una penna. Papà sapeva della mia passione nello scrivere e fin da piccola mi aveva sempre appoggiata..
Con occhi lucidi lo guardai e lo abbracciai fortemente, con tutto il bene che gli volevo.

*****
Il clacson di una macchina, mi fece aprire bruscamente gli occhi.

Dio ma che ore erano?
9:30?
Oh no.. È troppo presto per svegliarsi.
Sbuffando mi misi il cuscino in faccia, per coprirmi dai raggi del sole, che vi erano in camera.

Lo stesso rumore di pochi minuti prima si ripeté.

"Mmmmmmh" mi lamento, calciando via con i piedi le lenzuola.

Scendo dal letto, con il mio cuscino tra le braccia.

Scendo anche le scale e quando vedo la porta dell'entrata aperta, mi ci fiondo.

Riesco a vedere mio zio che sta parlando con un tizio che mi da le spalle..

"Chiunque sia a rompere le palle con quel clacson la può smettere? C'è gente che vuole dormire.." Dissi io con prepotenza. Sapevo di essermi comportata scortesemente e in modo maleducato, me ne fregai..

Vidi mio zio Ryan alzare gli occhi al cielo, e subito dopo la figura che mi dava le spalle si girò.

Rimasi sorpresa ed immobile sul posto.
Un ragazzo alto, muscolo e ricoperto di tatuaggi mi guardava incuriosito e divertito, dall'alto in basso.

"Lui è Aiden, uno dei veterani del campeggio militare.." Spiegò mio zio con voce entusiasta.

Staccando finalmente gli occhi dal bellissimo e famigliare ragazzo, osservai mio zio.

"E quindi? Perché si trova qua? E perché mi avete svegliata con quel odioso clacson?" Chiesi seccata,  indicando la jeep gialla.

Il bellissimo ragazzo sghignazzò e rispose "scusami Roger il cane del campeggio è venuto insieme a me.." Subito dopo con un fischio un Labrador bianco si mise seduto in piedi al posto del guidatore...

Sorrisi affascinata da quella scena..

"Samantha visto che sei già sveglia, spero tu abbia già i bagagli pronti e che ti vada a dare una sistemata.. Tra mezz'ora partirai con Aiden per il campeggio. Lui sarà il tuo tutor." Dichiarò Ryan con sicurezza.

Sbuffai e dando le spalle a loro, me ne tornai con il mio morbidissimo cuscino ed iniziai a vestirmi e preparami.

Sul letto vi erano sparsi, ancora la mia agenda, la borsa e la penna di papà.

***
"Che razza di zio e tutore legale, manda la propria nipote orfana con uno sconosciuto ad un campeggio di formazione militare? In piena estate tra l'altro.." Chiarì io con disprezzo e stanchezza.

"Se la mia orfana è piccola nipote non si sarebbe comportata come ha fatto, forse saresti in vacanza e tranquilla. E chiariamo che Aiden, è una persona sicura e responsabile, al contrario di te." Spiegò mio zio, prendendomi le valigie e mettendole nella jeep.

Guardai quella mostrosa jeep che faceva a cazzotti con quel colore canarino..

"Sei pronta?" Mi chiese quella voce incantevole.
Guardai con serietà e convinzione Aiden e annuì.

Salimmo sulla jeep e cercando di non beccare lo sguardo triste e un po divertito di mio zio, guardai avanti a me.

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