CAPITOLO 1

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É una mattina di Maggio, e mi ritrovo ad affrontare l'ultimo giorno del secondo superiore.
Mi affretto a prepararmi, dopodiché sono pronta.
Devo dire di apprezzare molto la mia chioma, anche se a volte è ingestibile.
Una volta accompagnata a scuola, mia mamma, Aisha, fa di ritorno a casa, lasciando così "la sua bambina", come mi ha sempre chiamata lei, al solito posto.
Sono sempre stata una ragazza chiusa, e tanto timida. Non parlo molto ma dicono che ho un sorriso bellissimo, e che sono bellissima, ma sinceramente per me sono solo parole.
Ho due occhi grandi color marrone, le ciglia folte e lunghe, i riccioli che si distendono lungo la schiena ed ho una statura minuta e piccola, ma sono abbastanza formosa come ragazza ed è proprio per questo motivo che non sto molto simpatica al genere femminile, diciamo così.
Motivo? Non ne ho la piuma pallida idea!

Entrata a scuola, mi siedo in fondo a l'aula, in un banchetto singolo, da sola.
Nell'aula c'è molto caos in attesa dell'arrivo della professoressa.

"Buongiorno ragazzi! Io sono Lilia e sono la vostra nuova professoressa di Arte"
Fa improvvisamente irruzione in aula la professoressa, prendendoci un po' tutti alla sprovvista.

"Oggi sono qui per farmi conoscere e conoscere voi. Sarò con voi l'anno prossimo per accompagnarvi alla maturità.
Oggi è semplicemente una lezione di "conoscenza.
Vi chiedo di iniziare a fare un disegno particolare, giusto per capire come vi esprimete disegnando, e soprattutto, cosa e come sapete disegnare. Disegnerete ció che avete dentro, insomma il vostro stato d'animo. Va bene ragazzi?" Spiega poi con tono dolce, almeno così sembra, per adesso.
"Va bene" rispondono tutti in coro, tranne io.

La professoressa, dopo un pò, passa per i banchi a distribuire dei fogli bianchi

"Fra mezz'ora passerò per i banchi per vedere cosa state facendo" annuncia per poi andarsi a sedere dietro la scrivania.

Così come ci aveva detto, la professoressa, dopo mezz'ora passa per i banchi, partendo davanti fino a finire dietro.
Arrivata al mio banco, però, si blocca del tutto.

"E tu.. tu perché non hai ancora disegnato niente?" aggrotta la fronte, indicandomi col capo il foglio totalmente bianco davanti a me.
Sentendomi dire quelle parole, non posso far altro che rispondere.

"Prof, ma aveva detto che dovevamo disegnare ciò che avevamo dentro" sbuffo
"E quindi? dove è il disegno?" dice, questa volta con tono alterato.

Ha già rotto i coglioni! penso tra me e me...

"Non ho nulla da disegnare, io c'ho il vuoto dentro e non so come disegnarlo. Me lo dica lei che è tanto capace" rispondo con un filo di voce, nonostante la rabbia che mi pervade dentro.
La professoressa non appena finisco di pronunciare quelle parole, rimane attonita da quel mio modo di parlare e si chiede come mai avessi pronunciato quelle parole così pesanti, dato che sono solo un'adolescente..

...RITORNANDO INDIETRO...

Sin dalla scuola materna sono sempre stata una bambina piccola di statura, ero la più bassa di tutto il gruppo e per questo spesso non venivo calcolata.
Ero lodata dai bambini e per questo alcune bambine avevano gelosia nei miei confronti, così iniziarono a farmi i dispetti: mi temperavano in testa, mi buttavano palline di carta nei capelli,sapendo che si fossero incastrate, è cosi via... insomma, un inferno!
Ammetto di non aver mai dato loro la soddisfazione di vedermi piangere. Semplicemente tenevo tutto dentro. Alla mamma e alle maestre non dicevo nulla.
Quando tornavo a casa, con la scusa di andare in camera, piangevo da sola per ore ed ore.
Col passare degli anni iniziai a crescere e ad andare alle elementari.
Alle elementari andò sempre peggio, mi maltrattavano, mi prendevano in giro, stavo sempre sola, ma nonostante tutto, non parlavo neanche sta volta, portandomi così tutto quel dolore che mi stava ormai lacerando l'anima.
Gli anni volavano ed iniziai ad andare alle medie. INCUBO!
Lì era tutto difficile per me. Ero molto guardata da tanti ragazzi e per questo venivo ostacolata SEMPRE dalle mie "amiche" di classe, qualsiasi cosa facessi o dicessi.
Insomma quelli furono gli anni peggiori della mia vita.
In quegli anni, per via di quel "bullismo"; Sí, perché psico o fisico che sia, è pur sempre chiamato così, iniziai ad autolesionarmi, nascondendo le ferite con delle bende o semplicemente indossando magliette a maniche lunghe/larghe.
Spesso, ci mettevo anche del correttore o fondotinta per coprirli. Non sempre è stato facile, dato il colore che accusavo.
Andando a crescere quell'incubo aumentava anno dopo anno, finché poi lo psicologo richiesto dalla mia professoressa, mi salvò.
Da all'ora io cambiai e divenni tutta un'altra persona!
L'opposto di come ero, e non so se sia un bene o un male. Una cosa è certa, però...non permetterò MAI più a NESSUNO di trattarmi in quel modo, né a me stessa di subire.
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La campanella suona e finalmente l'ultimo giorno di scuola finisce e rientro a casa.

"Vado di sopra a posare lo zaino e poi scendo!"
Dico rivolgendomi a mia madre.

"Va bene tesoro, fai presto che è pronto" mi sorride, dopodiché vado di sopra...
Chissà come sarà quest'anno, chissà...
Tanti pensieri mi frullano per la testa, ma come sempre, sono solo pensieri.
Bussano alla porta della mia stanza.

"Chi è? " chiedo
"Sono la mamma, apri"
Non appena mia madre entra, mi annnuncia che a causa della nostra situazione economica non fossimo piuttosto partiti. 
Ci rimango male, ma non lo do a vedere, poiché non è colpa loro.

Intanto i 3 mesi d'estate passano in fretta, tra giornate di mare con i miei genitori, e giornate a casa da sola con loro.
Vi starete chiedendo se mi sia divertita? Beh la risposta è semplice...No, poiché non ho amiche e non vedo come possa divertirmi.
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L'estate è giunta al termine ed ora manca più o meno una settimana all'inizio della scuola.
Qualche giorno dopo, la sveglia suona alle 09:00, non ricordo di averla messa, ma evidentemente sbadata come sono, l'avrò dimenticato.
Dopo un pò mi alzo dal letto e scendo di sotto a fare colazione...

"Buongiorno mamma, papà è a lavoro?" Chiedo con voce assonnata.
"Buongiorno tesoro, si, è a lavoro. Finisci presto e preparati. Tra poco usciamo a fare compere per la scuola" risponde con tono dolce mia madre.

È una donna strepitosa, spero un giorno diventi una DONNA proprio come lei.

"Ok" mi limito a rispondere

Dopo aver fatto colazione, mi dirigo in camera ed inizio a prepararmi, dopodiché ci rechiamo ai grandi magazzini a comprare quaderni, borsa, astuccio.
Acquisto anche qualche capo d'abbigliamento, dato che la moda cambia e siccome conta molto come stai vestita agli occhi delle persone, ho cambiato metà del mio guardaroba.
Quest'anno dovrà essere un anno diverso, io sono cambiata, non sono più quella di una volta e lo capiranno molto presto.
Ho l'ansia di dover rivedere i loro volti, questo si, ma sarà diverso, me lo sento!

Quando Meno Te Lo AspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora