CAPITOLO 96

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"Attendevo questo momento da non so quanto tempo" sussurro, continuando a fissarla.
Siamo entrambe sedute una di fronte all'altra, lei sul divano, io sulla poltrona. 
"Vedi, non so da dove iniziare" la vedo che tergiversa con lo sguardo, come se questa confessione le costasse tanto.
"Ti ascolto" dico tutto d'un fiato, attendendo una sua confessione.
"Iniziò tutto anni fa, ricordi che dissi di dover partire con i miei genitori?" annuisco, dopodiché continua.  "Era tutto falso, vi stavo mentendo, vi ho mentite" a questa confessione mi viene spontaneo alzarmi.
"No no, lasciami spiegare, sono qui per questo"  mi ferma, riprendendo poi a parlare.
"In realtà non sono mai stata quella che raccontavo, la mia famiglia non lo era.  In realtà i miei genitori non si sono mai presi cura di me e di mio fratello.  Sì, so che non sapete neanche di mio fratello, di come sia, del fatto che esista e di come si chiami.  I miei genitori divorziarono, mio fratello entrò a far parte di un gruppo di scommesse, ragazzi di strada, diventò un mostro. Quel giorno, quando vi dissi di dover partire, era vero, o almeno, sapevo così, ma non fu così. Mio padre iniziò a diventare un alcolizzato, a picchiare mia mamma, fin quando non fu arrestato, e rimasi sola con mia madre. Mio fratello ci abbandonò anche lui, non ho nessuna notizia di lui da quel giorno, nessuna!
Una mattina, quella mattina,  mia madre mi portò con loro, non sapevo dove, fin quando non mi ritrovai dinanzi ad un orfanotrofio, una casa famiglia, una cosa del genere... Ebbene sì, mi abbandonò lì, lasciandomi con una frase che ricordo come fosse ora "Da grande capirai che l'ho fatto solo per il tuo bene"...."  dice formandosi per respirare.  I suoi occhi sono stracolmi di lacrime, le labbra tremanti e le mani torturate dalle sue unghia. 
Io non reagisco, non so cosa dire, né se sia opportuno ora parlare.  So solo di essere stata una stronza ad averla trattata in quel modo, ma non sapevo tutto ciò.
E quando lo saprà Sasha, non immagino neanche come possa prenderla.
"E poi?  Cosa è successo?  Perché non rispondevi alle nostre chiamate, le nostre e-mail, i nostri messaggi, perché?" chiedo quasi in un sussurro, ricordando amaramente quei momenti.
"Non è finita qui... " sussurra, dopodiché riprende a parlare, ma questa volta si raddrizza sulla schiena ed assume una posa più determinata, più rabbiosa, se posso definirla così.
"In quel posto ho sofferto le pene dell'Inferno, mi hanno buttato il cellulare, la scheda, ho perso le mie cose.  Ho perso tutto!  Ogni giorno ero costretta a pulire, altrimenti mi spettava il peggio, ovvero punizioni a non finire.
La luce del sole la vedevo solo tramite le piccole fessura dei finestrini delle camere, che quasi sembravano celle, era un incubo, tutto un brutto incubo. 
C'era una suora di cui è difficile ricordarsi, si chiamava Suor Sofia, era il diavolo reincarnato. Di giorno voleva fare la santa e di notte andava a prostituirsi, minacciando ognuno di noi in caso avessimo parlato.  Ci picchiava a sangue...
Ma in tutto quel buio, un giorno arrivò la luce" la vedo sorridere non appena le sfiora la mente  quel ricordo. Il suo è un sorriso fievole, triste.
Io in tutto questo non riesco ad intervenire, a chiederle nulla, così lei continua..
"Un giorno in tutto quel caos arrivò un ragazzo, di qualche anno più grande di me, si chiamava Jonathan. Lui era un ragazzo stupendo, in tutti i sensi. 
Il nostro fu amore a prima vista, abbiamo condiviso tutto, tutto. Finché poi un giorno venne adottato da una famiglia benestante, e finalmente uscì da quella merda. Mi lasciò un bigliettino col suo numero.. Ricordo ancora quel giorno come fosse il primo.
Mi promise di tornare a prendermi, ma non arrivò mai quel giorno.
Quel giorno fu l'unica volta dove lo vidi piangere, era sempre stato un ragazzo misterioso, chiuso, un tipo difficile, lui mi difendeva sempre dalle suore, lui era sempre stato ribelle nei loro confronti. Lui era quello che veniva picchiato a sangue più di tutti, ma nonostante ciò, non ha mai versato una lacrima, neanche mezza, aveva un carattere fortissimo ed io lo ammiravo per questo..
Quel giorno ero felicissima per lui, ma dall'altro lato stavo morendo dentro, poiché quel posto senza di lui sarebbe stato un vero inferno, a tutti gli effetti..
Sono stata male per tantissimo tempo, fin quando poi sono stata adottata.
Sarei stata più felice essere lì dentro, piuttosto che essere adottata" i suoi occhi si riempiono nuovamente di lacrime, dopodiché scoppia in un pianto liberatorio.
Mi viene spontaneo abbracciarla, ma senza dirle nulla.  Non so cosa dirle in questo momento. Non ho proprio parole per esprimere ciò che sto provando in questo momento.
"Shh, calmati, se non te la senti non continuare" cerco di consolarla, ma non penso possa riuscire a cancellare ciò che ha vissuto, nessuno può.
"Va tutto bene" tira su col naso, dopodiché riprende a parlare nuovamente.
"Fui adottata da una famiglia che mi sfrutta.  Quello che dovrebbe essere mio padre in realtà mi sfrutta. Mi fa andare fuori le chiese a chiedere l'elemosina, per dargli tutti i sordi a lui.  Non so cosa ne fa, ma so solo di non poterne più di tutto questo.
Subito dopo avervi incontrate, l'ho incontrato, mi ha praticamente preso tutto ciò che avevo con me, dopodiché mi ha detto testuali parole:-"Non tornare, tu per noi non vali niente, sei solo una lurida puttana", e per finire mi ha picchiata" dice mostrando un livido che ha sul braccio destro.
Alla vista di quel liquido il mio cuore perde un battito.  Mi fa male ascoltare tutto questo, tanto. Nonostante tutto, lei per me e per Sasha è sempre stata la nostra migliore amica, ed è per questo che in diverse situazioni ci siamo alterate.
La nostra rabbia, era perché le volevamo e le vogliamo tutt'ora bene.
"È da denuncia!" alzo il tono
"Ci ho riflettuto tanto, ed ho pensato anche io a questa conclusione.  Voglio che tutto questo finisca" si asciuga le lacrime con il polsino della maglietta
"E per quanto riguarda Lucas, Thiago?"
"Vuoi sapere come ho conosciuto Lucas? Per caso, mentre andavo via dopo il mio bellissimo "lavoro" da mendicante " sorride amaramente fra le lacrime.
"Lui non sa che ti chiami Serena?" chiedo ricordando quel giorno della vigilia.
"No, e non voglio si sappia, per loro sono Cindy, stop"
"Serena, tu ami veramente Lucas?"
"S.. Si, non lo so, io non lo so" sospira, continuando a piangere.
"Sai, non so cosa tu possa tenere dentro, non posso neanche immaginarlo, ma posso comprenderlo, aiutarti. 
Innanzitutto devi denunciare quella che fino ad adesso è stata la tua famiglia, DEVI, prima che ti ricerchino e sia troppo tardi. Anzi sai una cosa? Mi rivolgerò al mio avvocato" dico col cuore in mano.
"Avete un avvocato?" chiede accigliandosi "Rodrigo"
"Eh?" i suoi occhi sono spalancati e la sua bocca è aperta a forma di una O perfetta.
"Lunga storia, te la racconto, ma solo se resti a dormire qui questa notte"
"Grazie" questa volta è lei ad abbracciarmi.
In questo momento la sento vicina quanto anni fa....
"Tamara, io voglio trovare Jonathan" dice d'un tratto.
"Non avevo dubbi, lo avevo letto nei tuoi occhi.  Il modo con il quale ne parlavi, i tuoi occhi illuminati dalla stessa luce di una persona innamorata. Lo avevo capito sai?  Ci sono passata anche io e ci sono dentro fino alle ossa.  Quindi se lo volessi cercare, lo troveremo insieme. Te lo prometto"
"Mi serviva sfogarmi con qualcuno.  Questa chiacchierata mi è servita tanto" mi sorride. Questa volta nel suo sorriso ci vedo sollievo.
"Sai che tutto questo devi spiegarlo a Sasha?  Altrimenti ci ammazzerà" le sorrido, cercando di sdrammatizzare la tua situazione.
"Si, grazie ancora.."
"Sono contenta di esserci chiarite, lo desideravo tanto"
"Anche io vi ho cercate in tutti i modi, ma senza fini. Suor Sofia, ogni qual volta io cercassi di entrare nel suo studio per cercarvi, era sempre lì pronta, dopodiché mi picchiava.  Però, è passato... " sospiro ancora una volta.  Non so quante volte ho ascoltato i suoi sospiri...
"Mi dispiace.. Non so cosa dirti"
"Dai non ci pensiamo più" dice alzandosi e venendomi incontro.
Mi colpisce come nonostante tutto lei sia ancora in grado di sorridere ed essere forte.
Nella sua forza mi ci rispecchio.
Finalmente un altro tassello nella mia vita si è chiarito, e ne sono felice.

Quando Meno Te Lo AspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora