•°Paragrafo 47°•

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Mi sveglio di soprassalto, a causa del rumore di picchetti e martelli che rimbombano fuori dalla tenda.
Sbadiglio ancora mezza addormentata e mi stiracchio ancora senza una minima idea di dove io sia.

Ripercorro tutta la giornata depressa di ieri e sbuffo, infastidita da tutta questa tristezza.
Non riesco a stare con il cattivo umore per più di una giornata.
Bhe, meglio.

Mi alzo, per quanto mi sia possibile dato il fatto che sono in una minuscola tenda, indosso i vestiti del giorno precedente -dopo averli annusati e aver verificato il fatto che non mi prendano per una barbona- prendo le salviette per struccare che mi ero portata dietro nel piccolo zainetto e mi rinfresco il viso.

Esco dalla tenda massaggiandomi la schiena che a forza di stare chinata mi duole e inizio ad incamminarmi verso il ragazzo in mezzo al campo che sparisce ordini ad ogni dove.

- Hey Mett, dov'è Black? - gli chiedo con un sorriso in faccia cercando di allentare la tensione generale.
Si gira e si sforza di ricambiare il mio sorriso.
- Sotto la tenda più grande, quella blu scuro che vedi laggiù - mi dice indicando un punto poco lontano in cui si trova una delle uniche tende rimaste su.

- Gracias amigosss - gli dico con un finto accento spagnolo e cominciando a camminare verso la direzione prestabilita.
Mi arriva una pallida risata da parte del comandante e, felice di aver sollevato almeno per un momento una persona, mi avvicino alla tenda blu.

-È permesso? - chiedo scostando il telo della veranda.
- Entra. - mi dice con voce grave e roca l'Alpha.
Avanzo e noto che è intento nello studio di una cartina -probabilmente quella dell'Inferno, anche se non pensavo ne esistesse una- con una matita tra le labbra e nella mano destra un righello.
- Questa parola l'avrei dovuta dire io, e me la sarei aspettata in un contesto e paesaggio diverso ma...okay... - dico andandogli dietro le spalle e iniziando a massaggiargliele.
Inizialmente non risponde e sembra rifletterci sopra, poi si sbatte una mano sulla faccia e si accascia sul tavolo trasformando le risate in singhiozzi.
- Perché....- riesce a dire tra una cosa e l'altra.
- Dai, so che mi vuoi bene. - dico trattenendo le risate.
- No, io non ti voglio bene. Io ti amo, è diverso. - mi dice rialzando finalmente la testa e fissando lo sguardo al mio.
Dopo un primo attimo di smarrimento riesco a rispondere, con il cuore che batte a mille un - anche io...- lieve ma sincero. Il mio volto assume una espressione assai felice e lo tiro verso di me, poggiandogli delicatamente le labbra sulle sue.
Morbide e dolci come sempre, con quell'anellina fredda all'angolo della bocca che mi fa venire sempre i brividi.

Ci stacchiamo e io gli passo le mani fra i capelli spettinandoglieli ancora di più se è possibile.

A interrompere questo bel momento è Cindy, che apre le tende che facevano da porte senza avvisare e che si blocca con un sorriso infastidito appena dopo essere entrata.
- Dobbiamo muoverci. - esordisce con un ghigno.
Sebastian si gira verso di lei e con sguardo freddo gli risponde: - Okay, arriviamo subito. - e, dato che non si muoveva da li, aggiunge: - puoi andare. - e gli fa cenno con la mano verso l'uscita.

Con la sua solita aria altezzosa, Cindy gira i tacchi, letteralmente e si approssima ad uscire dalla tenda senza prima aver sculettato e fatto un occhiolino a Sebastian.
Un ringhio mi esce spontaneo dalla gola.
-Dio quanto la odio quella figlia di sua madre...
-Sei anche gentile con lei a parer mio. - esordisce Allison.
- Lo so... -

-Dai tigrotta, non guardarla come se volessi sbranarla da un momento all'altro. - dice tirandomi a se sulla sedia. Incrocio le braccia sotto il seno e metto il broncio.
- Non mi piace lei. Proprio per niente. - ribatti seccamente.
- Lo so, neanche a me ma... Fa parte del branco e, se non si trova una scusa plausibile dovremmo tenercela fino a quando non ne troveremo una. - dice ridacchiando e dandomi un bacio sul naso.

Io sbuffo e alzo gli occhi al cielo. - Va bene, ma sappi che troverò quella scusa. E ora, andiamo! - dico alzandomi dalla sedia e imitando l'oca che è appena uscita.
- Lo fa meglio lei. - mi dice il ragazzo ancora seduto sulla sedia.
Mi giro esasperata e lui riprende: - Ma tu hai un culo molto più bello tesoro. - mi dice ridendo.
Io sbuffo e mi avvio con la mia solita camminata da ragazzaccia trattenendo una risatina.

Quando siamo fuori noto che il campo non c'è più. Le tende sono state tutte caricate sulle macchine e le persone che sono venute con noi stanno preparando gli zaini che useremo per arrivare fino all'Inferno.
Sento un braccio circondarmi la vita e poggio la testa sulla sua spalla.
Riconoscersi tra tutti il profumo che Black emana.

- È arrivato il momento. Dobbiamo partire... Chi l'avrebbe mai detto che io mi sarei mai incamminata verso i temuti inferi di cui non pensavo neanche l'esistenza. - dico.
- Bhe, di tutto c'è una prima volta. Nel mio... Anzi, nostro mondo, anche di queste esperienze c'è una prima volta. - dice sorridendo.
- Ci sta. - sorrido alla parola nostro. Andiamo verso un ragazzo abbastanza alto che sta spartendo gli zaini fra le persone e ne prendiamo uno a teta.

Sebastian si avvicinò alla grotta insieme a me, mentre il gruppo iniziava a mettersi attorno a noi.
Sempre di più quell'oscurità sembra travolgeremi. Mi aggrappo, frenetica e con il cuore che batte a mille, al braccio muscoloso di Black, sento che anche lui è un fascio di nervi pronti a spezzarsi da un momento all'altro.
Guardò dietro di se e fece cenno a Matthew, che intanto ci aveva raggiunti, e diede il consenso all'inizio della 'missione'.

Iniziammo a camminare mentre alcuni uomini armati ci sorpassarono.
Neanche le numerose torce illuminavano il nostro passaggio. Vedevamo solo piccoli scorci del terreno frastagliato della grotta, delle sue pareti fredde e umide e delle pericolose stalattiti che scendevano dal soffitto facendo piegare la testa di alcuni del gruppo troppo alti.

E così continuo per minuti, ore, non si riusciva a capire se il tempo passasse dentro quegli ombrosi cunicoli tutti uguali, o se il tempo si era fermato come la nostra pazienza. Tutti erano all'erta, alcuni con gli artigli sguainati nel caso di qualche attacco, altri con delle sfere di luce in mano.
Le goccioline che si infrangevano al suolo davano l'impressione di essere in un film horror; l'unico problema era che quello non era un film, ma la realtà.

Giro la testa di scatto ad ogni rumore sospetto, sento accrescere dentro di me una sensazione di vuoto, ma allo stesso tempo di un'attrazione verso questo luogo.
Non sento già da un po' le mie due vocine e ciò mi preoccupa.

Degli stridii si fanno strada da strade secondarie come urli disperati che aumentano via via che ci si inoltra sempre di più.

All'improvviso una risata -agghiacciante- si fa strada nella strada principale in cui stiamo camminando.

-Micetto... Ho paura del buio... - sussurro all'orecchio dell'Alpha.
-Dovresti avere paura di qualcosa di più... Concreto. - dice indicando un punto davanti a noi.

- O porco il cazzo... - mi scappa mentre una miriade di occhietti rossi si aprono davanti a noi. Canini aguzzi di un bianco splendente brillano nell'oscurità davanti a noi. Mille movimenti ci circondano.

-Sempre molto raffinata... - dice Sebastian non intenzionato a indietreggiare.

- Ragazzi...Preparatevi allo scontro! - urla poi girando la testa verso il nostro gruppo. Alcuni sono già mezzi trasformati.

- Oh mio Dio...- dico mentre gli artigli della mia tigre prendono il posto delle mie mani e la mia parte demoniaca prende sopravvento per l'altra metà.

- Inizia lo spettacolo...- dice Allison.
- Zitta -









Volevo scusarmi primo, per il capitolo che fa pena, secondo, per il ritardo esagerato.

Non riesco a scrivereeeeee

•°Ice Eyes°•  [INCOMPLETA] :(Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora