•Paragrafo 64•

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Dopo aver parlato con Lilith potevo dire di avere l'animo più calmo e in pace, nonostante l'argomento fosse stato dei più delicati. Quella donna continuava ad avere un effetto su di me talmente rassicurante e risolutivo che ne avrei sentito sicuramente la mancanza.

In ogni caso, il momento tanto -poco - atteso era finalmente arrivato, tutti stavano preparando il necessario per la durata del nostro soggiorno e Livia stava facendo del suo meglio per creare incantesimi su ogni borsa per poterne aumentare la portata.
Non sentivo Sebastian da tutta la giornata, sempre impegnato a impartire ordini al branco. Non so perché ma avevo la netta sensazione che mi stesse evitando appositamente.
Decisi di concederglielo, utilizzando come scusa il fatto di volermi rilassare nonostante emozioni contrastanti crescessero dentro di me. Daniel mi stava accanto, rallegrando di tanto in tanto lo scorrere del tempo.
Visto che non potevo essere d'aiuto, continuavo ad esercitarmi in disparte, facendo attenzione a non esagerare e di incanalare al meglio l'energia.

Era ormai scesa la notte quando le ultime cose vennero messe a punto, nonostante la scelta di partire immersi nell'oscurità non mi facesse impazzire, mi avevano dato sufficienti ragioni per poter partire senza troppe lagne.

Mi avviai verso il furgoncino che ci avrebbe portati al portale.
Quest'ultimo -a detta del re e della regina degli Inferi- avrebbe dovuto trasferirci in una landa desolata che avremmo dovuto percorrere senza troppi problemi, una specie di savana che ad un certo punto si sarebbe trasformata in un ghiacciaio.
Si sapeva poco del seguito, nessuno aveva mai avuto abbastanza coraggio ed interesse per spingersi oltre le prime grotte ghiacciate...il destino di quella spedizione era basato sul nulla in pratica.

Dopo un ultimo sbuffo entrai in macchina. I posti dietro già occupati non mi permisero di usufruirne, di conseguenza dovetti sedermi nell'ultimo posto rimasto.
- Ciao - azzardai verso il ragazzo.
Come se si fosse riscosso da un sogno, sebastian sussultò sul sedile del guidatore. Si schiarì la voce e mentre fece girare la chiave nella toppa mi rivolse un semplice ciao di rimando.

Girai la testa verso il finestrino e incrociai le braccia sotto il seno. Odiavo questo suo comportamento, il fatto era che non avendoci mai avuto a che fare, non sapevo come gestirlo e...la cosa, mi urtava parecchio.
Dalla mia gola uscì un basso ringhio, appena percettibile, ma che fece vibrare l'aria attorno a me.

Stanca di tutto e di tutti, mi addormentai schiacciata il più possibile verso lo sportello, cullata dal movimento repentino del mezzo.
Fu come cadere in un buio più profondo, come se i miei occhi continuassero a vedere nonostante li avessi chiusi.

***

Fui svegliata dolcemente, come da mesi non succedeva. Qualcuno mi accarezzava i capelli, li attorcigliava al dito per poi lasciarli ricadere leggeri al loro posto. Sospirai, spingendomi verso quel tocco di cui sentivo tanto la mancanza.
- Hey sophy, siamo arrivati. Direi sia il caso di svegliarsi. - disse una voce.
Aprii gli occhi triste, davanti a me il contorno del viso di un Daniel curioso prendeva il posto di chi avrei voluto lì in quel momento.
Gli sorrisi in un qualche modo riconoscente.
- C'è qualcosa che non va? - mi chiese notando la mia espressione.
- No Dan, non ti preoccupare. È la mia solita faccia da 'appena sveglia'. - dissi mentendogli. Sembrò funzionare su di lui... ma non su di me.

Scostai la portiera per poi richiuderla con troppa forza.
Appoggia la schiena allo stesso e cercai di visualizzare ciò che mi circondava. Molte figure camminavano veloci, altre invece si avvicinavano ad una fonte di luce.
Mi stupì portare lo sguardo su quello che doveva essere il Portale.
La sua energia era tale da distinguersi da ogni cosa si parasse davanti a me, mi avvicinai verso di esso sbattendo in primis con Elen.
Il suo odore era strano, non ci feci caso ma gli chiesi scusa. Credo che mi rivolse più una smorfia che un sorriso, ma il mio cammino riprese veloce verso ciò che ci separava dal nostro viaggio di probabile sola andata.
Mi ritrovai a chiedermi da quando fossi così pessimista.
Arrivata a pochi passi dal Portale notai gli intarsi in quella che doveva essere pietra. Una pietra nera, luminosa ma che allo stesso tempo rifletteva nero; racchiudeva al suo interno uno specchio, cristallino.
Piccole ombre sorgevano dentro la superficie di quella che sembrava acqua, avvolte da un turbine, qualcosa di confuso.
Mi attirava dentro di se, tanto da non far caso al fatto che la mia mano destra si muovesse in direzione della fonte di Energia, ne assaporai ogni istante, prima che l'indice venisse a contatto con la superfice bagnata del portale. Davanti a me si misero a fuoco delle immagini, era come essere tornata a vederci bene. La figura di una donna... sembrava sofferente, rinchiusa in una cella buia, profondi occhi castani scrutavano nell'oscurità come se ancora non si fosse arresi all'evidente prigionia. Altre immagini susseguirono confuse, riccioli neri, zogomi alti e labbra fredde, un turbine di emozioni si mossero dentro di me. Volevo capire, chiarire chi e cosa fossero quelle visioni. Cercavo di avvicinarmi a loro, di raggiungerle. Sentii una lacrima scivolare sulla mia guancia, non mi ero resa conto del lancinante dolore che mi pervadeva tutto il corpo.
Faceva male, si. Ma era qualcosa di sopportabile.

Un'ultima immagine. Un'ultima figura. La Dea, riversa in un lago...il vestito bianco andava via via sempre più ad oscurarsi, come le sue energie. Guardai meglio, no, nera la Dea. I suoi capelli perlacei andavano via via scurendosi mentre la pelle di porcellana si riempiva di ferite. Piccoli tagli superficiali, come inferti da rovi o da piccoli artigli.

Ad un certo punto tutto svanì.

Mi resi conto troppo tardi del danno di cui ero l'artefice.

Il mio corpo era pian piano scivolato all'interno del Varco, accolto dalla sensazione di bagnato e allo stesso tempo caldo e carico di energie.

Persi momentaneamente il contatto con il mondo, i miei piedi non si appoggiavano più a nessuna superficie e la mia mente vagava confusa in un'altra realtà.
Mi ritrovai scaraventata, percossa da fonti invisibili, ma allo stesso tempo rimanevo immobile.

Caddi sulle ginocchia, un dolore lancinante percorse tutta la spina dorsale facendomi inarcare la schiena. Mi presi la testa tra le mani mentre soffocavo i lamenti che cercavano di sgorgare fuori dalla gola.

Rimasi in quella posizione per non so quanto tempo. Come se mi aspettassi da un momento all'altro che qualcosa mi trascinasse nuovamente in un uragano.
Ma non successe niente.
Pian piano raccolsi le forze, mi resi conto che oltre al dolore alle ginocchia, niente sembrava essere al posto sbagliato.
Tranne me, ovviamente.

Okay ragazzi, vi lascio un attimo con il fiato sospeso, ma spero vi sia piaciuto. Mi era mancato scrivere velocemente tutto quello che mi passava oer la testa e ammetto che l'idea è apparsa da sola.
Chiedo solo di essere gentili e lasciare una stellina nel caso aveste apprezzato il nuovo paragrafo.

S.P.

•°Ice Eyes°•  [INCOMPLETA] :(Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora