•Paragrafo 71•

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Vorrei dedicare il capitolo a tre persone che continuano a sostenermi, nonostante la fatica con cui sto terminando questo libro. Grazie mille, a loro e a tutti!
UniversoLuce
PiccolaNanaMalefica
Lexylafata
Buona lettura! Spero di ricevere commenti da tutti!

Non so come finimmo li, davanti a quel portone immenso, intarsiato di tutte le pietre preziose che esistevano.
Quando lo vidi, seppi al cento per cento, che una volta aperto non mi sarei più potuta tirare indietro; che quella in cui stavo per entrare era la Tana vera e propria del Re.
Dietro di noi le ombre continuavano a nascere, con meno frequenza, quasi spaventate dal luogo.
Guardai negli occhi mio padre, mi fece cenno di entrare.
Varcai la soglia e mi girai per vedere se l'uomo mi stesse seguendo.
Ma no.
Continuava a stare li, a sorridermi senza riuscire ad entrare, un sorriso che diventava sempre più sadico, che si allargava a dismisura sul volto ormai irriconoscibile dell'uomo che avevo chiamato 'papà'.
Feci un passo verso di lui.
Cosa sta' succedendo?
Una lampadina si accese nella mia mente.

...Il castello è protetto da una magia illusoria. Per cui i tuoi...amici...saranno dispersi un po' ovunque mentre rincorrono soltanto l'immagine di ciò che desiderano di più dal profondo del cuore... È una magia a cui è praticamente impossibile liberarsi...

-Oh cazzo - esclamai infuriata.
Mi toccai il collo, freddo e vuoto; il ciondolo era sparito, era rimasto solo un piccolo solco a forma di spirale al centro.
- No no no... No! - urlai verso l'Ombra dalle sembianze umane.
Cercai di avvicinarmi ma un muro invisibile mi teneva separata da ciò che non comprendesse quell'enorme salone.
Continuai a scagliare sfere di energia colpendo qualunque cosa passasse davanti ai miei occhi.
Era stata tutta una illusione...
Come avevo potuto anche solo pensare che trovare mio padre in una stanza a caso, di poterlo liberare così facilmente...di non notare la differenza tra un colpo caldo e paterno, a quello incorporeo e freddo di un essere composto di ombra.
Lacrime di rabbia sgorgavano dai miei ochi infuocati.
Iniziai a cercare una via d'uscita, dovevo cercare i miei amici, trovare una soluzione a tutto questo abominio.
Corsi verso un'ampia arcata, sentii delle voci, gorgoglii e passi pesanti; ma tutto era confuso. La mia rabbia cieca offuscava la vista pervasa da una piccola patina rossa.

Ed eccolo lì. Non esitai un attimo.
Urlai, un verso di rabbia e tristezza, quasi animalesco, uscì dalla mia gola mentre centravo in pieno il corpo con una freccia di energia. Vidi i suoi occhi azzurri scuotersi, come a voler realizzare cosa fosse appena successo; il corpo immobile non accennava a sparire tra i fumi dell'ombra.
Mi fermai.
Lo vidi spalancare la bocca senza che niente uscisse da essa, solo un piccolo sospiro, come se avesse trattenuto il fiato fino a quel momento. Cadde sulle ginocchia poggiando le mani sulla ferita, abbassò lo sguardo ed io con lui.
Solo in quel momento, mi resi conto che quella non era un'illusione; Sebastian era li, confuso e trapassato dal dolore quanto me.
Fissò i suoi occhi ai miei mentre disperata lo raggiungevo.
Lo raccolsi giusto in tempo, prima che si schiantasse totalmente contro il pavimento.
Lo girai, lo sguardo fisso sul soffitto mentre respirava a fatica.
- No no no! Sbastian, ti prego. Rimani con me, guardami! - gli dissi prendendogli la testa tra le mani e appoggiandola sul mio ventre.
Continuava a fissarmi come si stesse risvegliando da un sonno, lungo e sconosciuto.
Guardai in direzione della ferita notando con immenso rammarico la gravità della situazione; all'altezza della pancia, vi era uno squarcio, profondo, immerso di sangue che continuava ad uscire a fiotti.
Scrollai la testa tentata di distogliere lo sguardo.
Fai qualcosa!
-Hey, stupido, rimani qui ti ho detto! - dissi scuotendolo leggermente.
-Ora sistemo tutto, te lo prometto- dissi più a me stessa che a lui mentre sentivo lacrime salate riempirmi gli occhi.
Feci un reapiro profondo, unii le mani sopra la ferita e cercai quella solita luce che si accendeva azzurrina dentro di me, la mia tigre, la mia essenza positiva; l'unica cosa buona in me.
Raccimolai ogni energia dentro di me, la sentivo fondersi nonostante non sapessi minimamente cosa e come fare.
Era lì, poggiai delicatamente le mani sul corpo mentre si irrigidiva al contatto.
Spinsi con forza liberando ogni singola goccia di ciò che avevo raccolto in me, sentivo il calore defluire dalle mie mani e passare attraverso, riempire ciò che avevo distrutto e svuotarmi completamente.
Sentii le lacrime scendere, copiose e le spalle tremare mentre tutto ciò che ero lo stavo utilizzando per salvare lui. Il ragazzo che mi aveva dato tutto dopo che tutto mi era stato tolto, il ragazzo che aveva finalmente riempito un vuoto, la persona che più amavo in quel momento e a cui stavo togliendo la vita.
Ma lui era lì, consapevole e con un'ombra di sorriso sulle labbra, strette per il dolore.
Come se sapesse già tutto e senza ombra né di pentimento ne di colpevolezza verso di me.
- Non guardarmi così! - sbottai arrabbiata con me stessa.
- Ti ho quasi ucciso, cazzo! - gli dissi.

L'energia continuava a scorrere, sentivo che ormai stava finendo, la luce sempre più debole. Scrollai la testa iniziando a vederci in modo confuso e continuai, rafforzando la stretta.

- Smettila...- sentii in un sussurro.
Mi deconcentrai un attimo, prestando attenzione al ragazzo.
- Non posso - gli dissi sorridendo.
- Morirai anche tu se continui... e-è inutile... era già stato deciso - disse con una punta di amarezza.
- In che senso? - gli chiesi cercando di alzarlo più verso di me.
- L'avevo già visto...mi era già stato mostrato il mio destino - le parole gli uscirono a fatica prima che iniziasse a tossire.
Lo guardai incredula.
- Perché non me lo hai detto...- gli sussurrai incatenando gli occhi ai suoi, lucidi.
- Perché l'unica soluzione sarebbe stata quella di non vederci più... ci ho provato...- disse interrompendo quello che stavo per dire, sovrastandomi -...ma non ci sarei mai riuscito - concluse mentre chiudeva gli occhi, come trapassato da una fitta.
Controllai lo stato della ferita.
Non si poteva dire che fosse guarita, ma non sembra...
Ma chi vuoi prendere in giro? Mi dissi.
- Era per quello che nell'ultimo periodo...eri così distaccato - ragionai continuando ad incanalare energia al suo corpo.
Annuii.

Persa e distratta dalla presenza di Sebastian non mi ero accorta dei due occhi puntati su di noi, alle mie spalle.
Una risata agghiacciante riempì il castello, seguita da un applaudire canzonatorio.

- Quale onore avervi qui, ospiti al Castello di Ghiaccio - disse entrando finalmente nel mio campo visivo.
Il mio cuore smise di battere per qualche istante, solo per riprendere ad una velocità inverosimile l'attimo dopo.
- Che scena commovente - disse guardandomi penetrante con due occhi di cui ricordavo troppo e che troppo erano cambiati.
- Come stai sorellina? - disse ridacchiando.

Quello purtroppo, ero sicura non fosse un'illusione. Presi un bel respiro e dopo qualche attimo di esitazione in cui abbassai il viso chiudendo gli occhi e facendomi avvolgere dai lunghi capelli scuri, un sorriso irriconoscibile prese forma sulle mie labbra.
Il suo sorriso.









Spero che i concetti siano arrivati, il testo sarà pieno di errori, come sempre, quindi scusate😂 ma faccio fatica a rileggere ciò che ho scritto.

•°Ice Eyes°•  [INCOMPLETA] :(Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora