•Paragrafo 68•

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•sebastian's pov

Confusione.
Tutto diventò una miscela oscura mentre le ombre iniziarono a buttarsi a capofitto su di noi; anime leggere, che ci separano per un filo dalla morte.
Per quanto stia combattendo, liberandomi dell'energia accumulata in settimane di inutilizzo, la stanchezza inizia a farsi sentire mentre alcuni sono già a terra.
Vidi Livia lanciare piccole saette di ogni colore cercando di formare una cupola su di noi; William a proteggerla, sforzandosi in ogni modo, mentre Daniel si trasforma in ogni tipo di creatura per sgusciare via e attaccare il più velocemente possibile.
Nonostante tutto, attorno a noi vaga un velo di nebbia che ostruisce la vista; il terreno iniziò a tremare sotto di noi mentre le ombre si sgretolarono trapassate da artigli.

Mi sentii chiamare, voltai il capo e cercai la fonte dell voce; mi venne indicato un punto a destra.
Un edificio imponente si stagliava davanti a noi, come comparso dal nulla, roccia su roccia che iniziò a prendere forma sotto i nostri occhi mentre tutto si fece più chiaro.
Un dolore lancinante mi percorse un fianco, strappando alla mia gola un ringhio basso.
L'indecisione mi attanagliò. Entrare o rimanere a combattere.
È uno scontro perso...

Decido di seguire il mio istinto e a grandi passi raggiunsi una roccia più alta delle altre, ci salii velocemente sopra graffiandomi i palmi e incominciai ad urlare la ritirata.
Alcuni mi lanciano uno sguardo, come per chiedermi: sei sicuro?
- TUTTI DENTRO, ORA! -
Detto ciò scesi, rientrai nello scontro aiutando gli ultimi ad uscirne mentre le porte del castello venivano forzate. Con un tonfo secco ed uno scricchiolio disumano, l'entrata si aprì, lasciando spazio al branco.
Le Ombre continuavano ad avanzare, fino a che sulla soglia, si fermarono, come se un muro le potesse dividere da noi. Rimasi qualche attimo a fissare gli occhietti rossi iniettati di sangue mentre cercavano uno spiraglio dove poter sgusciare; si graffiavano tra loro spingendosi, attraversate dal desiderio di poter maciullare ancora della carne umana e non corpi inconsistenti.
Decisi fosse meglio non rischiare e, con l'aiuto di Victor e William, diedi le spalle agli spettri per poter finalmente chiudere la pesante porta di pietra grezza.
Una pietra fredda, tagliente; quasi scivolosa al tatto.

Il silenzio ci circondò sovrastato dai respiri pesanti e veloci, alcuni tenevano gli occhi chiusi, si abbandonavano sul pavimento stremati dai giorni di cammino e lotte per la sopravvivenza.

Mentre osservavo alcune ragazze col Dono, curare e fasciare le ferite più profonde, un presentimento, qualcosa di minimo ma presente si fece largo dentro di me. La sensazione di aver tralasciato qualcosa; di averla avuta sotto gli occhi, invisibile, senza la possibilità di raggiungerla né di palparla umanamente.
Come se un urlo silenzioso rimbombasse nella mia testa, una voce femminile tramutata in qualcosa di animalesco.

Fui pervaso da queste sensazioni, lo sguardo perso nel nulla, i pugni stretti lasciati cadere sui fianchi.
Con la testa pesante alzai lo sguardo incrociando altri sguardi persi.
Forse non dovremmo essere qui.
Mille pensieri attraversarono l'anticamera della mia mente, incertezze sul fatto che non poteva essere apparso a caso questo castello; che forse siamo entrati direttamente nella tana del leone...

La mia mente si liberò da ogni pensiero. Cercai di ricordarmi i fatti accaduti prima, come fossimo arrivati fin qui... vuoto.
Tutto attorno a me iniziò a sparire, rinchiuso in una stanza azzurro ghiaccio dove l'unica alternativa è una scalinata.
Mi avvicinai andando a sbattere contro qualcosa ma non ci diedi peso e andai avanti.
E poi eccola li.
Con la sua voce limpida e sempre allegra, la vidi sbucare dall'antro buio. Iniziai a seguirla, percorsi le scale, corrsi, la cercai quando la persi di vista; la chiamai senza ottenere risposta.
- Perché fuggi? - le urlai esasperato.
Sento la sua risata.
Non capisco...cosa le ho fatto di male. Perché non mi vuole più?
Svolto un angolo, trovando solo un corridoio vuoto. Mi fermo un attimo a prendere fiato, osservo il luogo in cui mi trovo; finestre enormi illuminano lo spazio circostante mentre una nebbiolina azzurra rende la situazione paradisiaca, come se delle nuvole fossero entrate dentro il castello e i miei pensieri viaggiassero leggeri imitandole.

Continuai lento il mio cammino, aprendo porte e girando agli angoli, tornando poi indietro quando le strade finivano in vicoli ciechi. Mi persi, come ogni cosa dentro di me.
E viaggiavo, in questa situazione di perdizione e falsa pace, mentre lei mi chiamava, si faceva avvicinare per poi scomparire dalla mia vista come un ricordo lontano.
In attimi di lucidità mi guardavo attorno vedendo qua e la componenti del branco dispersi come me e con lo sguardo vitreo; cercai più volte di sfuggire a questa illusione, sempre più presente, che offuscava pensieri e ragionamenti logici. Come se ogni cosa fino a quel momento fosse stata effimera ed irraggiungibile, mi persi nei meandri più bui di me stesso e di quel castello di cui avevo ormai capito l'identità.

Avevamo sottovalutato tutto.













Spero che ciò che volevo trasmettere sia arrivato. Ho fatto molta fatica a scrivere questo capitolo, non so il perché; in ogni caso, non vi ho ancora augurato l'inizio di un anno nuovo e mi pare giusto farlo ora.
Auguri a tutti i lettori e spero che il capito vi sia piaciuto! Ormai stiamo arrivando alla fine.

•°Ice Eyes°•  [INCOMPLETA] :(Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora