Jen's POV
Mi girai nel letto per la terza volta consultiva quella notte: Cristal mi si buttava praticamente di sopra nel sonno, non stava ferma nemmeno un secondo. Un po' addosso a Julie non poteva andare? Potevamo avere anche 300 stanze in quella casa, avremmo dormito sempre tutte e tre insieme in quelle occasioni. Ma non era solo quello il motivo per cui mi ero svegliata, infatti il telefono non la smetteva di vibrare.
Erano messaggi di David.
Dormi?
Dai, non puoi già dormire.
È solo l'una, sei un ghiro di merda.
Ti svegli o vengo a svegliarti io?
Con un secchio di acqua gelata magari.
Che idiota, pensai iniziando a ridere. Mi alzai e scesi di sotto per prendere un bicchiere d'acqua e nel frattempo risposi ai suoi messaggi.
Sono sveglia, che ti serve?
Apri. Scrisse semplicemente.
Che disturbi aveva quel ragazzo? Certo, abitavamo vicini ma era sempre l'una di notte, non poteva semplicemente dormire?
Gli aprii la porta e nonostante tutto mi venne spontaneao sorridergli.
<<Che cos'hai addosso?>> mi chiese, con un tono leggermente sprezzante. Mi guardai, avevo addosso uno dei miei soliti completi che usavo per dormire, coperto, fortunatamente visto le circostanze, da una vestaglia abbinata che mi arrivava appena sopra le ginocchia. Quella sera avevo indossato un completo di satin rosa molto semplice, senza pizzo o merletti.
Alzai un sopracciglio e mi spostai per farlo entrare. Notai che aveva una busta del supermercato in mano.
<<Un pigiama?>> dissi, a mo' di domanda.
<<Quello non è un pigiama. È una sottospecie di tortura>>.
Gli lanciai un'occhiataccia e mi sedetti di lato a lui sulla penisola del divano, iniziando ad aprire la busta che aveva messo sul tavolino per vedere cosa ci fosse all'interno. Probabilmente i babydoll non erano proprio comodissimi per dormire, ma ormai ero abituata ad indossarli da quando mia madre me ne regalò uno a 13 anni. Erano raffinati e degni di una signorina di classe.
<<Sembri uscita da una pubblicità di Victoria Sicret>> mi disse, leccandosi impercettibilmente le labbra.
<<In realtà è un MyLuxury>> borbottai, ma lui non mi sentii o fece finta di non sentirmi.
Uscii la confezione di gelato dalla busta, felicissima di aver indovinato cosa ci fosse all'interno.
Fragola e Limone!
<<Come mai da queste parti?>> gli chiesi dopo aver preso due cucchiaini dalla cucina.
<<Ero andato a prendere del gelato per me ma non avevo voglia di mangiarlo in casa tutto solo>> spiegò mettendo un finto broncio. <<Mark era con il suo ragazzo Ben, Charles con la sua ragazza, Fred non so dove...>>
<<Come? Fred non è rientrato? E dov'è?>> lo interruppi.
<<E che ne so io? Sarà con qualche nuova conquista>> fece spallucce.
<<Mmh>> dissi solo, e inizia a mangiare il gelato.
<<Se non mi fossi svegliata che avresti fatto?>> gli chiesi dopo qualche minuto di silenzio.
<<Avrei suonato>> rispose semplicemente con un ghigno. <<J-J non te la sentire, ma in questa casa si sviene dal caldo. Tenete i riscaldamenti troppo alti!>> sbottò e si cacciò la maglietta. <<Aah. Così va meglio>>. Io lo guardai e arrosii. Distolsi immediatamente lo sguardo e m concentrati sul gelato, ma nemmeno tutto il gelato del mondo avrebbe potuto calmare il bruciore delle mie guance. E anche del resto del corpo, a dirla tutta.
<<A Julie è passata la cotta per Andrew?>> mi chiese lui incurante della mia reazione, forse non se n'era nemmeni accorto.
Cercavo in tutti i modi di non guardargli il corpo semi-nudo ma proprio non ci riuscivo. Aveva degli addominali scolpiti che finivano in delle fossette ben definite ai lati del pube, con della peluria che andava concentrandosi verso...
<<Cosa te lo fa pensare?>> gli chiesi io, un tantino acida, sforzandomi di spostare lo sguardo sul suo viso. Ero tutta rossa, me lo sentivo.
<<Semplice curiosità. Se vuoi mi rimetto la maglia, ti vedo a disagio>>.
<<Cosa? Oh, no. Non fa niente>>. Dissi sperando di sembrare disinvolta.
<<Meglio>> mi rispose sorridendo e io ricambiai, mio malgrado.
Parlammo per un po' dell'università e ci ritrovammo entrambi sdraiati l'uno accanto all'altro sulla penisola, non so nemmeno come ci eravamo finiti in quella posizione.
<<Quindi tu credi che il professor Brooks e la Edwars stiano insieme? Solo tu puoi teorizzare queste cose>> dissi cercando di ridere il meno rumorosamente possibile.
Lui rideva con me, più per la mia risata che per la teoria ridicola in sé.
<<Sì, davvero! Ogni volta che c'è lui nei paraggi inizia ad attorcigliarsi i capelli tra le dita e a sbatticchiare le ciglia, proprio così>> Disse e inizio ad imitare la Edwars, la professoressa di Biologia II. A quell'imitazione non riuscii più a trattenermi e scoppiai a ridere senza ritegno.
<<Oddio, dovevo filmarti>> riuscì a dire dopo essermi strapazzata ben benino. Avevo le lacrime che mi scorrevano per le guance e sentivo tutta la bocca (oltre che la pancia) tirarmi per lo sforzo di aver riso così sguaiatamente.
<<Anche io>> disse lui con un tono leggermente più serio.
Lo guardai con sguardo interrogativo e mi asciugai le lacrime con il dorso della mano.
Lui fece spallucce. <<Eri così bella>> disse semplicemente.
Quella era l'ultima cosa che mi aspettavo che mi dicesse, dato che mi prendeva sempre in giro per una cosa o per un'altra.
<<Grazie>> gli risposi, con un sorriso a trentadue denti. Mi facevano piacere i suoi complimenti, inutile negarlo. Lui scrollo una mano con fare teatrale e si accese una sigaretta.
<<Senti... per pomeriggio. Mi dispiace di essere stato sgarbato. Ma io a Daniel proprio non lo sopporto>> Mi disse ad un tratto.
<<Perdonato. Ma non voglio parlare di lui. Piuttosto, posso farti una domanda?>> chiesi.
<<Certo. Spara>>.
Esitai un po' all'inizio.
<<David... ti sei mai innamorato?>>. Era una domanda che mi frullava in testa da un po' di tempo. Lui, sempre così razionale ma impetuoso nelle cose che diceva e faceva.
Lui si irrigidì e ci mise un po' a rispondere.
Ahia.
<<Sì>> disse infine, con una punta di dolore nel tono.
<<E...?>>.
Mi guardò, ma non rispose.
<<Se non vuoi raccontarlo okay, fa niente. Io sarò qui quando vorrai parlarne>> gli dissi io, accoccolandomi di più a lui.
<<Siamo stati insieme due anni anche noi, ma ci conoscevamo fin da piccoli. Eravamo amici da sempre. Lei era la mia compagna, la mia complice in tutto>> Disse. Fece altri due tiri dalla sigaretta e proseguì. <<Negli ultimi mesi della nostra storia avevamo preso a litigare sempre più spesso per dei motivi futili, ogni nonnulla ci faceva scattare, soprattutto a lei. Continuammo a vederci sempre meno, lei diceva di essere sempre impegnata finché un giorno non mi lasciò. Ma io me l'aspettavo che sarebbe finita, solo che non volevo essere io a porre fine alla nostra storia. Lei era il centro di ogni cosa, per me. Perderla all'inizio era davvero un'idea troppo dolorosa e spaventosa. I primi due mesi furono una tortura, non lo nego. Non toccai nemmeno una ragazza però, non ci riuscivo>> disse, sorridendomi dolcemente. Io cercai di ricambiare, ma mi uscì più una smorfia. Sapevo bene di cosa stesse parlando.
<<Però toccai parecchio alcool. Dopo questi due mesi, lei tornò da me e ti lascio immaginare quanto fossi contento. Ma era scostante, un attimo felice e un attimo dopo nervosa. Una notte mi svegliò per dirmi che era incinta, che lo sapeva da qualche settimana e non riusciva più a tenermelo nascosto. Ero spaventato a morte all'idea di diventare padre, ma l' amavo e mi sarei preso le mie responsabilità. Mi sono sempre immaginato padre, non a 17 anni, certo... ero pronto a sacrificarmi per lei e questo bambino, che non volevo ma ti ripeto, ero pronto ad assumermi le mie responsabilità. Un giorno dovevo chiamare mio padre ed io non avevo credito, così presi il suo telefono per fare una chiamata mentre lei era in doccia, ma mio padre non rispose. Dopo 2 minuti il suo telefono squillò e pensai che il messaggio che era arrivato in segreteria fosse di mio padre, così lo ascoltai. Be', il messaggio non era di mio padre ma di una sua amica. Non ricordo le parole precise, all'incirca diceva così>> si schiarì la voce e imito quella di una ragazza un po' civettuola. <<"Tesoro, ho ascoltato ora il tuo messaggio. Che ti dicevo io, tutto si è risolto per il meglio! Tanto i tempi conincidono e David sarà un ottimo padre per questo tuo bambino. Per quanto riguarda Dennis, meglio perderlo che trovarlo uno così. Non ti avrebbe mai dato sicurezze nella vita, figurati prendersi la responsabilità di un figlio! Fammi sapere quando ci possiamo vedere così parliamo di persona".>> forzò un sorriso. <<Ti lascio immaginare il resto. Urla, pianti isterici, scuse finte e cose così. Mi sentivo in colpa, ma non potevo prendermi la responsabilità di un bambino non mio, forse sono stato egoista, come disse lei...>>.
<<No!>> lo interruppi io dopo 5 minuti in cui non ero riuscita a proferire parola. Lui alzò un sopracciglio ma non parlò.
<<Non sei stato un egoista! Lei... insomma, lei ti aveva tradito e voleva far passare il figlio di un altro come il tuo... insomma... lei è stata l'egoista... tu...>>. Non sapevo come continuare. Quel racconto, quella storia era... devastante. Quanto doveva aver sofferto David?! La ragazza che amava, incinta di un altro. La ragazza che amava l'aveva tradito, stava con un altro mentre stava anche con lui. Che pena.
<<Già... che vita infelice passerà quel bambino>>.
<<Non per colpa tua, David...>> sussurrai io, mettendogli una mano sulla guancia. Aveva un cuore davvero grande, si preoccupava lo stesso di una cosa che a lui non riguardava.
<<Esatto, lo so... per questo sono andato avanti>> disse. Mi stava guardando così intensamente, fosse aspettava che dicessi qualcosa, ma io non riuscivo a parlare. Quella storia mi aveva sconvolta, non l'avrei mai potuta immaginare. Mi accorsi di avere ancora la mano sulla sua guancia, ma non volevo toglierla.
<<Ti ho turbata?>>.
<<No>>.
<<J-J>>.
<<Eh va bene, un po' sì. È che... mi dispiace>> sussurrai.
<<Ormai è passato>> disse, e mi sorrise. Quel sorriso fu l'ultima cosa che vidi, prima di sprofondare nel sonno.
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Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONARE
RomanceJennifer, ragazza proveniente da una buona famiglia con un padre molto severo, dopo il diploma decide di andare a studiare fuori città. Lei sa che uno dei motivi per cui si allontana da casa è perché non vuole lavorare nell' azienda di famiglia, com...