Capitolo 48

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Riposai in fretta tutto ciò che avevo uscito dall'armadio, maglie e referti medici e mi alzai dal pavimento in cui mi ero momentaneamente seduta.

Quello era decisamente troppo.

Cosa significavano quelle ecografie, per quale motivo Roxenne le inviava a David? Non era lui il padre di quel bambino, David l'aveva lasciata, aveva scoperto che il figlio era di un certo Dannis, quindi che senso aveva?

E tutte le volte in cui David tornava a casa... aveva davvero dei presunti problemi in famiglia o in tutto ciò c'entrava lei?

Lei non era mai stata un'ombra nella nostra storia, tranne qualche volta a causa dei problemi di fiducia di David, ma per il resto la sua presenza non aveva mai aleggiato tra noi. Possibile che invece David non l'avesse ancora dimenticata e per ciò l'aiutava con la gravidanza? Possibile che in realtà lui volesse prendersi le responsabilità per quel bambini.

Non avevo proprio intenzione di vederlo in quel momento. Così mi precipitai fuori dalla stanza di David e fuori da casa di Mark, senza dare spiegazioni a nessuno ma ovviamente Fred mi seguì.

<<Jen, dove vai?>> mi chiese allarmato sul pianerottolo di casa. Le lacrime uscirono copiose sul mio viso ed io non feci nulla per fermarle, ero esausta.

<<Fred, devo andarmene via di qui prima che David venga, quindi per favore lasciami andare>>.

Lui mi guardò, poi annuì e si chiuse la porta alle spalle. <<Non ti lascerò andare via da sola, sta facendo buio>>.

Non ribattei e insieme ci avviammo verso casa mia senza più parlare.

Arrivata a casa mi lanciai sul mio letto ed iniziai a piangere. Con quelle lacrime cercai di buttare via la frustrazione, la rabbia, la delusione che avevo in corpo. Più pensavo a quello che avevo visto più non riuscivo a venirne a capo della situazione, avevo sempre e solo più domande e zero risposte. Era inutile che chiedessi spiegazioni a lui perchè aveva avuto la sua opportunità di spiegarmi tutte le volte che gli avevo chiesto delucidazioni e lui non aveva fatto altro che sviare il discorso, scegliendo di mentirmi.

Come avrei potuto guardarlo negli occhi e credere anche solo ad una parola?

Fred si sdraiò accanto a me e mi consolò senza il bisogno di parole, senza chiedermi niente, semplicemente mi ascoltò parlare a ruota libera di tutto ciò che in quelle settimane mi portavo dietro senza saperlo nemmeno io.

A Sky Full a Stars riecheggiò nella mia stanza ed io presa dalla rabbia spensi il telefono.

<<Dovresti parlargli...>>.

<<No Fred. Non ce la faccio, non ne ho voglia né la forza>>.

Dopo qualche minuto suonò il telefono di Fred ed io gli intimai di non rispondere. Lui era combattuto, ma infine mi ascoltò.

Forse ero una codarda, forse la cosa migliore era affrontarlo, ma preferivo avvolgermi nelle mie coperte e far finta che tutto e tutti fossero spariti e mi avessero lasciata sola, a fidarmi solo di me stessa.

In quel momento suonarono alla porta e Fred andò ad aprire. Mi alzai in punta di piedi e iniziai ad origliare dalla porta della mia camera. Era David.

<<Se tu sei qui allora vuol dire che c'è anche lei. Fred, fammi entrare>> disse la voce calma di David, quella che precedeva uno scoppio di rabbia.

<<David, adesso non è in condizioni... per favore, lascia stare per stasera. Magari domani...>>.

<<Dimmi cosa le è preso cazzo!>> urlò talmente forte che sussultai.

Con te o senza te. COMPLETA DA REVISIONAREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora